Con le nuove regole sulla protezione dei dati, p.a. e migliaia di aziende private, devono dotarsi di un “privacy officer”, ma ruolo richiede competenze elevate. Soffientini: “Compiti di grande responsabilità, siamo di fronte a un profilo manageriale che non può essere improvvisato”. Tema al centro del dibattito al 6° Privacy Day Forum. Oltre 45mila le aziende che si doteranno di un responsabile privacy, ma nel frattempo TÜV Italia ha già certificato quasi 300 professionisti
Con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento Europeo sulla Privacy, tutte le pubbliche amministrazioni e le aziende che trattano dati sensibili su larga scala o svolgono attività i cui trattamenti richiedono il controllo regolare e sistematico degli interessati, entro il 25 maggio 2018 dovranno aver conseguito l’adeguamento alle nuove regole ed essersi dotate del cosiddetto “privacy officer”.
Anche se dall’obbligo di nominare questa figura derivano migliaia di nuove opportunità nel mercato del lavoro, quello in questione è però un professionista che necessita di elevate competenze, come evidenzia l’Avv. Marco Soffientini, Coordinatore del Comitato Scientifico di Federprivacy: “Tra i compiti di grande responsabilità che gli sono assegnati dal Regolamento UE 2016/679, il data protection officer ha quello di informare e consigliare il management e i dipendenti in merito agli obblighi da rispettare, di verificare che la normativa sia effettivamente applicata e rispettata, supervisionare la formazione del personale e gli audit, nonché fungere da punto di contatto per gli interessati e per il Garante. Siamo quindi di fronte a un profilo manageriale che non può essere improvvisato, e che richiede un notevole bagaglio di conoscenze e competenze, sia in ambito normativo che informatico, ed anche organizzativo.”
Soffientini, che al 6° Privacy Day Forum affronterà proprio questo argomento con l’intervento “Il Responsabile della protezione dei dati, requisiti, compiti, e certificazioni”, in occasione del convegno presenterà anche il suo nuovo “Manuale Privacy”, pubblicato dalla casa editrice Wolters Kluwer.
Secondo le stime dell’Osservatorio di Federprivacy, il bacino di imprese pubbliche e private che rientrano nell’obbligo di nominare un responsabile per la privacy, o che comunque decideranno di dotarsene per esigenze aziendali, sono in Italia oltre 45mila, e perciò già da tempo la stessa associazione ha dato ampio risalto alla formazione dei manager della protezione dei dati, elaborando anche un proprio capitolato privato sul quale TÜV Italia ha sviluppato uno schema di certificazione della figura professionale di “Privacy Officer e Consulente della Privacy”, che ad oggi vanta più di 1.000 professionisti che hanno intrapreso il percorso, di cui quasi 300 che hanno già ottenuto il certificato dell’ente bavarese.