La rete si riempie sempre più di foto e contenuti multimediali con la conseguenza di una perdita di velocità nel caricamento dei dati. Akamai ha la soluzione
In un mondo di startup, Akamai è una delle poche aziende consolidate nel panorama enterprise a non smettere di innovare. La compagnia, leader nel “content delivery network” (CDN), nel 2015 ha portato a casa 2,2 miliardi di dollari in ricavi, un capitale di mercato di 8 miliardi di dollari e vanta 6.000 impiegati a livello internazionale. Si tratta di numeri in costante crescita; si pensi che nel 2004 le persone attive erano circa 4.300, un incremento in soli due anni davvero notevole.
A livello globale, Akamai opera su oltre 220.000 server, 1.500 reti in 127 paesi e in più di 3.300 location: in pratica il 33% del traffico internet mondiale. All’interno di un panorama digitale in cui assume sempre maggiore importanza la condivisione di foto e video, il lavoro di Akamai è teso a migliorare la gestione dei grossi portali che fondano parte del loro business su tali tipi di contenuti. Non caso, nel portfolio della compagnia ci sono i primi 15 siti di social media, quelli che più di altri favoriscono non solo la fruizione di elementi multimediali ma anche la loro produzione. Ad esempio su Facebook ci sono più di 250 miliardi di immagini caricate dagli iscritti, 40 miliardi quelle su Instagram, con un aumento costante un po’ ovunque.
Ma sono tanti i soggetti che basano una parte considerevole del loro business sulla comunicazione visiva. Proprio Akamai spiega come molti clienti, soprattutto quelli fashion, chiedano la cosiddetta prova del “pixel perfect”, ovvero la ricerca sul singolo frammento di imperfezioni e sgranature, con un ingrandimento oltre il 200%. “Il trend è oramai quello di accogliere il navigatore, sia su desktop che mobile, con una visuale iconica, incentrata maggiormente sulle foto – ci spiega Alessandro Rivara, Major account executive di Akamai Technologies – questo vuol dire implementare siti web con una velocità di caricamento quasi istantanea. Secondo recenti indagini, è di circa il 18% il numero delle persone che abbandona la visita di un portale a seguito di tempi lunghi (dai 7 secondi in poi) di attesa. Ma non si tratta solo di quantità. Con l’introduzione di dispositivi con display sempre migliori, anche le immagini sul web hanno acquisito una qualità più elevata, tale che la dimensione media di un file è passata da 0,47 MB a 1,53 MB nel giro di cinque anni. Tutte queste premesse ci hanno portato allo sviluppo di Image Manager”.
La sfida è migliorare la fruizione di contenuti in mobilità anche in condizioni non ottimali @AkamaiItalia pic.twitter.com/SUOidJa0dz
— Data Manager Online (@datamanager_it) 5 ottobre 2016
Si tratta di una soluzione versatile con cui creare immagini fruibili e ottimizzate per device differenti. Inoltre, grazie a una compressione avanzata, il peso di una pagina può essere ridotto notevolmente, senza impattare sull’esperienza e la soddisfazione degli utenti. “Image Manager è stato progettato proprio per affrontare le nuove sfide del web; uno strumento finalizzato non solo all’upload di immagini sostenibili ma anche a un time-to-market inferiore, data l’assenza della necessità di trasformare e modificare ogni foto a seconda delle necessità” – afferma Nicola Ferioli, Head of engineering di Akamai Italia.
Come funziona
Per giungere a un risultato del genere, Image Manager sfrutta un algoritmo percettivo (structural similarity index) che in tempo reale analizza ogni file, applicando un livello di compressione che all’occhio umano risulta impercettibile ma che conta sull’economia totale del sito. Senza la necessità di intervenire sul codice, il software può adattare ogni elemento a browser e schermi diversi, evitando un degrado dell’immagine e dunque della user experience. “La cosa interessante è che per compiere un processo del genere, la piattaforma impiega una frazione piccolissima di secondo e solo la prima volta. Infatti, dopo aver completato l’ottimizzazione, il server carica la dimensione completa di un’immagine solo a seguito del click del primo utente (pensiamo a chi visualizza l’articolo di un quotidiano online prima di altri) visto che poi crea una cache immediata che velocizza l’accesso a tutti i visitatori successivi – continua Ferioli – ciò comporta un evidente risparmio per chi giornalmente gestisce un elevato numero di foto e vuole continuare a farlo per fornire un servizio sempre più accattivante e coinvolgente”.