In un primo momento AT&T avevano accettato di cambiare i modelli difettosi con quelli di nuova generazione, ora invitano i consumatori a scegliere qualsiasi altro telefono
Da oltre un mese Samsung ha avviato le procedure di sostituzione dei Galaxy Note7 della prima fascia, quelli cioè con un probabile problema alla batteria. Sono oltre 35 i casi riportati di malfunzionamenti e riscaldamenti eccessivi, con conseguente rigonfiamento, dello chassis posteriore del phablet. Dopo una tranche di recall globale, sembrava che le cose potessero andare meglio per la compagnia ma non è così. Su un aereo della Southwest Airlines americana, un modello di Galaxy Note7 ha causato un bel po’ di spavento ai passeggeri, costretti a evacuare il mezzo poco prima del decollo. Il danno maggiore? Quel telefono faceva parte di quelli “sicuri” e, secondo Samsung, privi del battery-gate.
Cosa succede ora
Dopo le dichiarazioni ufficiali, sulla necessità di eseguire tutti i test necessari per verificare la reale presenza di un esemplare difettoso appartenente alla nuova famiglia, qualche operatore statunitense ha deciso di tagliare corto e prendere una posizione netta nei confronti della vicenda. AT&T, T-Mobile, Sprint e Verizon hanno cambiato le loro politiche circa i Note7, permettendo agli acquirenti della prima ora di riportare indietro il telefono e sceglierne qualunque altro nel listino invece di aspettare il sostituto. Il ripensamento va nella direzione di accontentare il più possibile i consumatori che, a ragione, non vogliono più attendere per ottenere ciò per cui hanno pagato. Visto che, come spesso accade, le conseguenze di un ritardo del genere ricadono sulle telco presso cui le persone hanno effettuato l’acquisto e non direttamente su Samsung, le varie compagnie hanno preferito mantenere un rapporto di trasparenza con i clienti piuttosto che portare avanti una promessa a cui sta diventando molto difficile dar seguito.