IBM e VMware, se il cloud ibrido vince

Un approfondimento degli annunci del VMworld di Las Vegas dello scorso agosto, tra digital workspace, software defined data center e soprattutto la disponibilità di VMware Cloud Foundation come servizio nel portafoglio cloud di IBM

Circa 4.000 professionisti IBM impegnati su Cloud Foundation di VMware. Basterebbe questo solo dato per comprendere la portata di una partnership, già annunciata a inizio anno ma che il mese scorso a Las Vegas ha ricevuto il suo battesimo ufficiale, davanti alla vasta platea dell’evento VMworld, direttamente da Pat Gelsinger, numero uno mondiale di VMware, e da Robert LeBlanc, grande capo del cloud targato Big Blue, che hanno anche fatto sapere di avere già all’attivo quasi 500 clienti comuni, tra cui la catena alberghiera Marriott, che era presente sul palco di Las Vegas.

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Gli annunci di fine agosto sono stati ripresi e commentati per la stampa italiana a fine settembre, in un momento sicuramente più favorevole per l’attenzione che non la piena estate agostana, dai vertici di VMware Italia, con il regional manager Alberto Bullani e il senior systems engineering manager Luca Zerminiani, e da Maurizio Ragusa, Cloud Director di IBM Italia. La sintesi degli annunci vede due filoni principali: da una parte l’aggiornamento delle postazioni di lavoro degli utenti finali, “passando da una visione device centrica a una utente centrica”, ha sottolineato Luca Zerminiani, e dall’altra parte il vasto ambito, sempre più rilevante nelle strategie IT, del Software Defined Data Center e del cloud ibrido.

Il digital workspace

Per quanto riguarda il primo aspetto, quello che ormai si chiama il “digital workspace” viene proposto da VMware in una visione unificata, con un approccio integrato di gestione degli endpoint per Windows 10 e alcuni sviluppi migliorativi di VMware Horizon e Workspace One, con un occhio di riguardo per l’utilizzo mobile, come la riduzione fino a sei volte della banda necessaria per Horizon o il provisioning automatizzato per Office 365 su Workspace One. In questo senso, si fa notare, “il digital workspace fornito da VMware aggrega tutti i dispositivi, le applicazioni e i servizi, gestendoli al tempo stesso in modo sicuro attraverso un accesso e un’identificazione unificati, in modo da scalare desktop e applicazioni su Windows 10, supportando le applicazioni legacy e integrando un ecosistema in continua espansione di applicazioni mobili”.

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A tutto software defined

Altro piatto forte di VMworld 2016 è quello dell’architettura Software Defined Data Center (SDDC) e soprattutto dell’approccio al cloud ibrido, con la VMware Cloud Foundation, il cui concetto di fondo, ha sottolineato Zerminiani, è quello di “rendere le scelte di cloud ibrido realmente seamless”, cioè perfettamente trasparenti per chi le adotta. In pratica, VMware Cloud Foundation è una piattaforma SDDC unificata che semplifica la gestione e l’utilizzo dei cloud, combinando il software iper-convergente e altamente scalabile VMware vSphere e Virtual SAN con VMware NSX, la piattaforma di virtualizzazione della rete, e unendo al tutto SDDC Manager, un componente fondamentale che permette di automatizzare l’implementazione e la gestione del software per cloud VMware. In questo modo, le componenti virtualizzazione di computing, storage e networking, possono essere gestite con un installer unificato che, nella parole dell’azienda, libera “gli amministratori cloud dal compito complesso di installare, configurare, gestire e aggiornare la propria infrastruttura cloud, rendendo possibile la costruzione di un cloud completo in poche ore, con una riduzione da 6 a 8 volte del tempo di deployment dell’infrastruttura cloud e un risparmio del 30-40% sul TCO”.

L’hybrid cloud as a service con IBM

Ma non solo: per la prima volta, VMware Cloud Foundation offre una nuova opzione “as-a-service” ,che permette di godere di tutti i vantaggi del data center software defined in ambienti di cloud ibrido. E IBM è il primo e unico fornitore a poter proporre l’offerta VMware Cloud Foundation come servizio, appoggiandosi sulla rete globale dei 48 data center IBM presenti in tutto il mondo. Le ragioni le ha sintetizzate Maurizio Ragusa: “come IBM crediamo fortemente e da tempo nel modello hybrid, e questa con VMware rappresenta una vera e propria alleanza industriale di notevole rilievo, nella quale stiamo investendo molto a livello mondiale. Anche in Italia abbiamo già numerosi clienti di rilievo attivi su questa offerta, tra cui posso citare Enel, Fincantieri e Octo”.

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