Il focus delle strategie di Enterprise Mobility delle imprese italiane si è spostato dalla gestione dei singoli componenti ai mobile process. In questo scenario, le applicazioni mobili diventano cruciali
Dopo aver visto, negli ultimi anni, gli effetti dell’inarrestabile consumerizzazione, con il numero degli smartphone che ha superato quello dei PC, dal 2016 le aziende italiane hanno iniziato ad affrontare il tema più complesso dell’estensione verso utenti di device mobili (aziendali e non) delle applicazioni correlate allo svolgimento dei processi aziendali. Nelle grandi aziende, stanno prendendo piede iniziative di «lavoro agile», ed è evidente che le tecnologie mobili stanno concretamente cambiando i processi produttivi con un impatto diretto sulla competitività aziendale. Si lavora di più, si lavora meglio, si lavora in modo differente. Sono diversi, infatti, i casi d’uso che IDC ha identificato nell’ambito del lavoro in mobilità: ognuno di questi ha un diverso approccio alla mobility e necessita di differenti device, app e sistemi a supporto. Questa varietà è alla base della differenziazione e della complessità dell’ecosistema che i dipartimenti IT e i CIO si troveranno a governare nei prossimi anni.
Cambiano le strategie
Il focus della strategia di Enterprise Mobility si sposta dalla gestione dei singoli componenti tecnologici ai processi abilitati e automatizzati da applicazioni e piattaforme intelligenti, in grado di dialogare con sistemi centralizzati, persone e sensori distribuiti sul territorio, guardando oltre i confini fisici dell’azienda, all’intera business community. In questi giorni, le medie e grandi aziende italiane si stanno impegnando nello sviluppo di progetti strategici e di ampio respiro, guardando al ridisegno dei processi e cercando nelle soluzioni di Enterprise Mobility gli strumenti che permettono di ottenere reali vantaggi legati alla maggiore flessibilità, al recupero di efficienza e alla maggiore qualità della vita professionale degli addetti. L’attenzione dei CIO si sposta quindi dal controllo e gestione delle infrastrutture ICT, all’identificazione di soluzioni per gestire nuovi processi di business, nuovi flussi di informazioni, livelli di accesso e libertà degli utenti. Ciò porta un cambiamento forte nei dipartimenti IT aziendali: questi diventano veri e propri centri di competenza, con maggiore focus su innovazione e integrazione, ai quali è richiesto un approccio più attivo e collaborativo e un maggiore coinvolgimento nella pianificazione degli investimenti.
L’importanza delle mobile app
Consentire l’accesso ai dati e ai processi aziendali ovunque, in ogni momento e da qualsiasi device è oggi un imperativo strategico. Pertanto distribuire applicazioni mobili aziendali per svolgere attività specifiche, è diventato il focus dei progetti evoluti di Enterprise Mobility, oltre che un presupposto essenziale per ottenere concreti benefici in termini di produttività, esperienza d’uso e customer satisfaction sia nei processi business-to-business (B2B) sia in quelli business-to-consumer (B2C). I dati IDC, rilevati nella Western European Enterprise Mobility Survey, condotta in primavera, rivelano che oltre 8 aziende italiane su 10 sono al lavoro su mobile app, rivolte ai propri addetti, agli utenti finali o ad aziende partner. Limitarsi a fornire API per estendere un esistente processo di business non è più sufficiente. Guardando al 2019, infatti, oltre il 60% delle enterprise mobile app non avranno un “antenato” su PC e aspetti come l’interfaccia utente e l’usabilità delle applicazioni verranno sempre più curati nel dettaglio, affinché lungo tutto il processo e su ogni device gli utenti possano disporre della stessa esperienza d’uso. Quindi, non deve sorprendere che il mercato delle applicazioni enterprise stia rapidamente crescendo e trasformandosi: a fianco a quelle di produttività e accesso / sincronizzazione file, le tipologie di app su cui si concentra maggiormente l’attenzione delle aziende italiane sono le soluzioni di comunicazione e collaborazione, seguite da app strettamente legate a processi aziendali come il rapporto con il cliente (CRM), la vendita (SFA) e le operations in diversi settori produttivi (Field Service Operations, vertical app). Anche sul fronte della sicurezza le aziende italiane stanno adottando un approccio più maturo e orientato a considerare flessibilità e agilità operativa come un beneficio irrinunciabile, a partire dai modelli di adozione dei mobile device (più device aziendali, abilitati per uso personale, meno BYOD) fino alla protezione dei contenuti aziendali che vengono scambiati e utilizzati. Anche a livello di mercato, i confini fra le soluzioni di sicurezza (Mobile Enterprise Security – MES) e gestione (Enterprise Mobility Management – EMM) si sfumano sempre più. Tuttavia, le crescite più interessanti si avranno per le Mobile Application Development Platform (MADP), che saranno fondamentali per lo sviluppo di applicazioni sicure e integrate con i processi aziendali, in ottica di trasformazione digitale dell’impresa.
Il futuro: l’espansione dell’ecosistema
In Italia, il valore del mercato del software e dei sistemi di Enterprise Mobility, comprensivo delle tre componenti appena citate, nel 2015 è stato di circa 67 milioni di dollari. Questo avanzerà con incrementi medi annui intorno al 20% entro il 2019, con le piattaforme per lo sviluppo di mobile app in forte crescita. I servizi professionali in ambito mobility, spinti dalle componenti di integrazione e consulenza, arriveranno a generare 1,3 miliardi di dollari.
Nei prossimi anni la crescita del mercato sarà correlata all’”Enterprise of Everything” di domani, cioè all’estensione dell’ecosistema di mobility, su diverse direttrici:
- Persone: i mobile worker cresceranno fino a rappresentare i tre quarti della forza lavoro, nel 2020, grazie alle iniziative di smart working, ma soprattutto a una vera e propria trasformazione del modo di lavorare;
- Mobile device: il parco device delle aziende andrà espandendosi e diversificandosi, in particolare con i primi device indossabili in ambito enterprise;
- Applicazioni: mobile app che abiliteranno nuovi processi automatizzati, diventando l’interfaccia predefinita per molte attività lavorative;
- Sensori e oggetti smart: le reti aziendali si estenderanno includendo nuovi end-point in grado di dialogare con piattaforme intelligenti, sistemi centralizzati e persone distribuite sul territorio.
I wearable device stanno iniziando a suscitare interesse in Italia: se gli smartwatch sono in alcuni casi già adottati dalle imprese, la novità è rappresentata dai numerosi casi d’uso, con cui le aziende stanno sperimentando occhiali, bracciali, visori e orologi intelligenti. Alcuni esempi sono le attività di campo, il training fino alla sicurezza fisica. Cosa spinge le aziende a sperimentare queste soluzioni? I driver sono quelli tipici dei progetti di mobility, come l’aumento di produttività e la soddisfazione degli addetti, ma soprattutto la possibilità di abilitare nuovi modi di lavorare, più flessibili ed efficienti.
Anche sensori connessi e sistemi M2M possono non sembrare una novità: molte aziende italiane hanno già avviato progetti in questi ambiti, ad esempio per il controllo della qualità, per l’asset tracking, il controllo da remoto e la manutenzione predittiva. Il confine con IoT è molto sfumato, in particolare con la proliferazione di oggetti capaci di connettersi a reti low-power e a piattaforme di gestione avanzate. Questa evoluzione, in ambito industriale, appare ormai tracciata. Eppure, le aziende si trovano a gestire una complessità che cresce a ritmi esponenziali. Per riuscire a governare tutto con successo, i CIO devono riuscire da una parte a essere i portatori dell’innovazione in azienda e dall’altra a orchestrare skill interne, stakeholder aziendali e partnership con soggetti esterni, in ottica make & buy.
Gabriele Roberti, research and consulting manager di IDC Italia