A un anno dalla quotazione il gruppo rafforza la sua leadership nella sicurezza endpoint e UTM
Acque agitate nel mercato degli antivirus e delle soluzioni di sicurezza destinate all’endpoint. Problemi a differenziare i prodotti, margini risicati, crescita discontinua, avvelenano la competizione. Tanto che qualche grande nome inizia a mostrare chiari segni di difficoltà. Che per ora non sembrano toccare Sophos, azienda leader nei segmenti endpoint e UTM. La società infatti per l’anno fiscale 2016, chiuso lo scorso 31 marzo, dichiara un giro d’affari – al netto di acquisizioni e altre operazioni straordinarie – salito del 19,7% rispetto all’anno precedente. Risultati finanziari positivi bissati dalla chiusura del Q1 2017 a fine giugno, con un fatturato in crescita tra il 20 e il 23% rispetto allo stesso periodo. Tutto questo senza ricavi derivanti dal mercato consumer, segmento nel quale solo di recente Sophos ha fatto il suo ingresso.
«Dopo anni di crescita piatta, questi risultati, in un settore molto complicato, ci riempiono d’orgoglio» afferma Kris Hagerman CEO di Sophos nello speech che apre l’incontro con i giornalisti europei presso l’HQ di Abingdon, nei dintorni di Oxford, UK. Un successo, ricorda Hagerman, frutto di un cambio profondo di strategia. Preceduto dall’acquisizione del pacchetto di maggioranza da parte di Apax, gruppo globale di private equity e la successiva quotazione alla borsa di Londra. A cui ha fatto seguito la rifocalizzazione del target da aggredire, identificato nel midmarket, società cioè fino a 5000 dipendenti. Un bacino straordinariamente ampio, costituito da circa 60 milioni di aziende worldwide, un milione solo negli USA, secondo Hagerman, poco presidiato. Ma costretto a fare i conti con gli stessi problemi di sicurezza delle grandi aziende. Senza però disporre delle loro risorse. Anche così si spiega la speciale enfasi riservata da Sophos all’aspetto semplificazione della sicurezza, con l’obiettivo dichiarato – “Security made simple” recita il claim dell’azienda – di fare in modo che non venga più vissuta come un problema da parte delle aziende.
«Quando le soluzioni sono troppo complesse non sono sfruttate appieno. L’amministratore IT non le aggiorna e spesso finisce per non usarle proprio. Se vogliamo invece che la sicurezza sia davvero efficace bisogna fare in modo che l’utilizzo della tecnologia avvenga senza difficoltà» sottolinea Hagerman. A supporto di questa vision un’architettura di sicurezza costruita pezzo per pezzo grazie a una serie di acquisizioni mirate – Utimaco, Astaro, Dialogs, Cyberoam, Surfright tra le altre – imperniata sullo scambio continuo di info tra endpoint e strumentazione di rete al fine di prevenire la comparsa di malware all’interno del network. Alcuni dei capisaldi di questo approccio, ribattezzato da Sophos Synchronised security, sono stati puntualizzati da James Lyne, Global Head of Security Research Sophos in una speciale sessione tecnica nel corso della quale il manager ha illustrato l’efficacia della quarantena per la singola macchina virata all’interno della rete e della cosiddetta continuous authentication, un meccanismo che sfruttando alcune caratteristiche dei device mobile come il microfono e la geolocalizzazione riesce a proteggere privacy e dati dell’utilizzatore finale. «Ciò non porterà necessariamente alla scomparsa delle password» ha affermato Lyne. «Ma rappresenta senza dubbio un passo avanti in quella direzione».
Sophos, ha infine ribadito Hagerman, rimarrà focalizzata al 100% sul canale. Con l’obiettivo di tenersi alla larga dai conflitti che altri vendor alle prese con canali di vendita multipli devono affrontare. «La nostra offerta ci consente di mettere in campo una strategia di cross selling – aumento delle competenze dei partner e contemporaneamente sviluppo di nuovi servizi sui propri clienti – molto apprezzata dal canale, costituito da un network di circa 800 partner certificati che a loro volta collaborano con altri 20.000 partner di secondo livello e reseller su scala globale».