Meno rischio, più servizio

Il settore delle assicurazioni è chiamato a una profonda trasformazione. Per tenere il passo dell’innovazione tecnologica è necessario ridisegnare la customer journey, sviluppare nuovi servizi, aumentare i punti di contatto con il cliente e agire sul modello di pricing. Il 2016 è un anno ricco di sfide per il settore assicurativo.

Dal primo gennaio di quest’anno, con l’entrata in vigore di Solvency II, il coefficiente di solvibilità costituisce il criterio per misurare la solidità patrimoniale delle varie compagnie. La sfida del progetto che abbiamo affrontato è stata quella di trasformare gli obblighi e le tempistiche previste dal sistema di solvibilità europeo nell’opportunità di costruire un sistema “enterprise” capace di rispondere alle esigenze di analisi e facilità di accesso alle informazioni richieste dai risk manager per ridurre il rischio di mercato, quello operativo e di credito. L’impianto normativo di Solvency II, in analogia a quanto previsto per Basilea 2 per le banche, si articola su tre pilastri: un primo pilastro relativo ai requisiti finanziari di quantificazione del rischio; un secondo pilastro incentrato su requisiti di tipo qualitativo e sull’attività di governance, stress test compresi; e un terzo pilastro dedicato all‘informativa e alla disciplina di mercato con la produzione dei report per l’autorità di vigilanza.

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Il calo dei tassi d’interesse e le nuove regole previste dal sistema di solvibilità europeo impattano anche sull’offerta dei prodotti assicurativi tradizionali e richiedono alle compagnie maggiori accantonamenti di capitale a copertura dei rischi. Gli accantonamenti variano fra un limite inferiore che è il Minimum Capital Requirement (MCR) e il Solvency Capital Requirement (SCR). L’SCR, calcolato con le nuove regole di Solvency II contempla tutti i rischi a cui è soggetta una società di assicurazioni e non solo quelli di carattere tecnico, garantendo una maggior tutela per il cliente e una maggior stabilità alle compagnie e di riflesso al mercato stesso.

Il primo passo che abbiamo affrontato è stato la creazione di un Ufficio Solvency in grado di funzionare da catalizzatore e fulcro di tutte le attività degli uffici che vengono coinvolti dal processo di produzione dei dati previsti dalla normativa. Eravamo già data oriented, anche se non con la granularità richiesta dalla normativa. La conoscenza approfondita del dato rappresenta uno degli effetti “collaterali” positivi. Abbiamo migliorato l’accuratezza, la completezza e appropriatezza del dato, che è tracciabile e replicabile in ogni fase del processo di produzione. Rispetto alla vecchia soluzione, siamo passati da una settimana a un giorno. Abbiamo un motore di calcolo potente e affidabile, e quindi ci sentiamo tranquilli sui risultati. La soluzione permette di avere l’output dei QRT nel formato richiesto da IVASS e questo ci permette di visualizzare e verificare i risultati ottenuti in modo semplice e veloce. In tutto il processo di produzione, i dati sono sempre tracciabili. Alla facilità di lettura dei risultati finali si aggiunge l’adattabilità della soluzione alle prossime trasmissioni di dati, che prevedono un numero di report notevolmente maggiore rispetto a oggi.

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Obblighi normativi a parte, Solvency II ci offre l’occasione di avere una visione più completa del business, migliorando non solo la qualità dei dati, ma anche la collaborazione tra gli uffici. Solvency è una opportunità per il settore su cui vale la pena investire non solo per adeguarsi a un obbligo normativo ma per conoscere meglio la propria compagnia, per comprendere meglio l’orizzonte dei rischi, per avere più trasparenza a qualsiasi livello e dare risposte chiare al mercato, ai clienti e agli organi di vigilanza basate sulla realtà della propria azienda. Sono convinto che tutto questo avrà una ricaduta positiva anche sulle future scelte di business e di governance.

Marco Ceriani, funzionario Ufficio Solvency di Amissima Assicurazioni