Pensavo di esser l’unico a non invecchiare e invece scopro di essere in buona compagnia. Nel mio caso è stato un rifiuto sistematico a crescere, nel caso di Data Manager la sorprendente capacità di mantenersi coetaneo di chi vive un presente in costante evoluzione. Dei quarant’anni per i quali si soffia sulle candeline (a led, naturalmente) ne ho vissuti quasi trenta, inizialmente preso a prestito da un’altra fantastica testata dei “Pini Brothers”, Tempo Economico.
Quando sono stato “reclutato” giravo su una ingombrante Yamaha Venture Royale bicolore – oro e champagne – con la bandierina a stelle e strisce su una delle antenne. L’irrefrenabile Lilia Pini, incaricata di “arruolarmi”, non si lasciò impressionare da un “easy rider” che era difficile credere potesse essere un brillante capitano della Guardia di Finanza. Probabilmente valsero le garanzie offerte sul mio conto da Gian Paolo Di Raimondo, guru del mondo hi-tech che a mio vantaggio spese la sua credibilità per generosa amicizia, ma – “fertilizzazioni” a parte – si è instaurato un rapporto inossidabile. Non hanno sortito effetto gli abituali ritardi nell’inviare i pezzi (un tempo abusando della pazienza dell’indimenticabile Gianni Caporale e oggi con il dolore di Sabrina Cereda, costretta nel ruolo di “serial spammer” per sollecitare l’inoltro di quanto concordato), le imprecisioni amministrative che hanno sempre sbalordito “Donna Luciana”, le strampalate richieste a Loris che mi si è trovato tra i piedi e mi sopporta come si fa con un incorreggibile fratello più grande: a Data Manager sono e mi sento di casa.
Ho cambiato motocicletta (adesso ne ho due di pari “impatto”, una Honda Goldwing 1800 e una HD Electra Glide), ma per loro continuo a rimanere “Rapis” come la Lilly mi ha battezzato – ormai – nel secolo scorso. In questo lungo periodo, ho avuto modo di fare esperienze significative, di avere grandi soddisfazioni, di assumere ruoli di prestigio, ma – a dispetto di una agenda impietosa che non mi concede tregua – ho voluto e ho fatto di tutto per rimanere in questa squadra straordinaria. Mi è stato concesso il privilegio di raccontare il lato B dell’evoluzione tecnologica, di descrivere le intriganti storie dei sotterranei della Rete, di narrare le epopee di hacker romantici e di banditi imperdonabili, di commentare le cattive abitudini e le umane debolezze, di prospettare scenari imprevedibili, di anticipare quel che sarebbe inevitabilmente successo. La mia rubrica “Security” è diventata un appuntamento storico, oggetto di riflessioni e commenti, motivo di discussione con una platea qualificata come i lettori di Data Manager, ragione di mio costante aggiornamento per restare al passo coi tempi e per non dover mai dire “non lo sapevo”. Fa piacere confrontarsi con chi ha letto i miei scritti, conversando a un convegno, dialogando sui social, parlando al telefono: “quelli di Data Manager” sono una sterminata community, una naturale élite, una razza di pregio. Bello esserci, quindi. Stavolta, il cuore e i sentimenti hanno avuto la meglio sulla voglia di chiacchierare in salsa professionale. Ma ci sono momenti in cui non se ne può fare a meno, anche perché il prossimo step sarà quello del “golden jubilee”, al quale mancano solo dieci anni.
Auguri gente, a tutti. A chi fa questo giornale, ai lettori e agli inserzionisti. E grazie. Grazie davvero.