L’AI di DeepMind studia come ridurre la spesa energetica

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Un algoritmo sviluppato da DeepMind sfrutta il machine learning per ridurre la spesa energetica dei data center

Il problema maggiore nella gestione dei data center riguarda la gestione del calore. Queste strutture contengono server che processano milioni di informazioni in tempi brevissimi e devono essere adeguatamente raffreddati per non provocare una sospensione del servizio. Questo per le aziende si traduce in spese in bolletta piuttosto elevate. Microsoft, ad esempio, ha pensato di porre i data center sul fondo marino per raffreddarli a un costo ridotto. Google ha invece scelto la strada dell’intelligenza artificiale.

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DeepMind, azienda britannica di proprietà di Google e specializzata nella ricerca sulle AI, ha pensato di utilizzare il machine learning per ridurre la dissipazione di calore all’interno dei data center. L’algoritmo in questione è in grado di imparare in modo automatico e di controllare il raffreddamento delle strutture a seconda delle esigenze del momento. Con questa tecnologia, DeepMind è riuscita a ridurre del 40% la dissipazione del calore, cosa che ha spinto Google a pensare di adottarla in tutti i suoi data center entro la fine dell’anno. Il machine learning ha inoltre la caratteristica di adattarsi ad ambiti molto diversi. La tecnologia di DeepMind può essere quindi utilizzata anche per la gestione dell’acqua o del consumo energetico di una rete locale e nazionale. L’azienda britannica sarebbe già in contatto con diverse realtà industriali interessate al suo algoritmo.

DeepMind è una vera e propria istituzione nel campo dell’intelligenza artificiale. La sua AI AlphaGo è infatti riuscita a battere il campione del mondo di Go, considerato il gioco più difficile al mondo, utilizzando strategie innovative e con un approccio quasi umano. Non deve quindi sorprendere che Google abbia intenzione di realizzare una sorta di “bottone rosso” per spegnere le macchine intelligenti nel caso in cui le macchine prendano coscienza di sé e possano diventare pericolose per l’umanità.

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