Prosegue a passo di marcia la migrazione della Difesa italiana a software libero LibreOffice, che consentirà entro il 2020 un risparmio che si aggira intorno ai 26-29 milioni di euro per le oltre 100mila postazioni coinvolte. Eppure il risparmio non è certo l’unica ragione per la quale si è deciso di affrontare questo impegnativo progetto.
“Le ragioni che hanno portato il Ministero della Difesa a fare questa scelta – ha affermato in una intervista il generale Camillo Sileo, coordinatore del progetto e Vice Capo Reparto VI Reparto Sistemi C4I e Trasformazione Stato Maggiore della Difesa – sono molteplici: la prima è indubbiamente quella del rispetto del Codice di Amministrazione Digitale che impone l’obbligo di preferire, a parità di qualità, software di tipo open source o in riuso. La seconda motivazione è che, adottando il formato standard aperto ODF, abbiamo guardato all’esigenza di garantire interoperabilità, leggibilità nel tempo di documenti digitali oltre che alla indipendenza dell’Amministrazione da fornitore e da software”.
Interoperabilità e leggibilità nel tempo ma anche fine del lock-in ovvero la possibilità per la Pubblica Amministrazione di scegliere la soluzione più conveniente senza vincoli. Un progetto, quello della Difesa italiana, diventato buona pratica internazionale tanto da essere presentato in reportage internazionali e preso a riferimento da altre PA. Le modalità di migrazione hanno seguito il protocollo di The Document Foundation, fondazione indipendente che gestisce LibreOffice, e la metodologia adottata è stata quella di altri progetti di successo come LibreUmbria.
“Abbiamo ripreso alcuni documenti in riuso – continua il generale Sileo – anche su suggerimento dell’associazione LibreItalia con la quale abbiamo sottoscritto il 15 settembre dello scorso anno uno specifico protocollo di intesa”. Fin dai primi passi la Difesa ha dimostrato di voler riusare buone pratiche, ottimizzando il lavoro fatto da altri e mettendo a disposizione della collettività quanto di buono realizzato come il corso di formazione e-learning su LibreOffice rilasciato alla comunità in licenza copyleft. Un buon “vizio” della Difesa questo della condivisione di progetti di successo come quello della Carta Multiservi, una smart card in grado di dotare i dipendenti di un Ente di uno strumento di identificazione che integra strumenti di firma digitale e crittografia, attualmente riutilizzata da AgID, Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (MIPAAF), Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).