Dal mainframe al PC

Tracciare un’evoluzione dell’ICT in Italia degli ultimi 40 anni non è facile. Moltissime cose sono cambiate, a partire dagli attori che si muovono su questo mercato: alcuni sono scomparsi, altri sono nati dal nulla e hanno rapidamente raggiungo dimensioni planetarie. Molte categorie di prodotti che sembravano essenziali sono soltanto memorie, mentre nuovi dispositivi riempiono oggi la vita quotidiana dei manager, così come dei consumatori. Nella mia personale esperienza professionale, che nasce in aziende IT ed è poi continuata anche con Data Manager, ho vissuto il passaggio dai mainframe ai personal computer, che in Italia ha significato anche una certa democratizzazione dell’informatica, passata da appannaggio di pochi esperti in camice bianco a strumento di lavoro quotidiano di tutti o quasi. Non troppi anni fa, si lavorava ancora con i famosi pacchi di schede perforate, che andavano preparate in anticipo, seguendo i listati dei programmi e stando attenti a non commettere errori. Poi il pacchetto di schede così preparato andava inserito negli appositi lettori, che provvedevano a immetterli nella memoria dei mainframe per l’elaborazione. Infine, si attendeva l’uscita dei famigerati fan-fold da stampanti che sembravano martelli pneumatici in azione su una strada cittadina. Solo allora si sapeva se non si erano commessi errori di input e/o programmazione. Successivamente, venne l’era dei terminali video e la programmazione diventò molto più agevole, nonché la lettura dei risultati, almeno parziali, delle elaborazioni.

Ma parliamo della mia esperienza con Data Manager, iniziata ormai oltre 20 anni fa, e di come sia cambiata l’ICT rispetto ai temi di cui mi sono occupato nel corso del tempo. Innanzi tutto, le stampanti: qui l’evoluzione è stata travolgente. Dalle rumorose e ingombranti stampanti a impatto di un tempo si è passati alle multifunzione a getto d’inchiostro o laser a colori, in grado di produrre pagine indistinguibili da quelle di una rivista o un libro prodotti da un sistema offset tipografico. Poi il software, soprattutto quello gestionale: la nascita di strumenti di sviluppo rapidi e intuitivi, la disponibilità di grafica ad alta definizione a colori e, soprattutto, la potenza e la velocità dei sistemi informatici moderni hanno reso le nuove soluzioni sempre più modulari e performanti ma, soprattutto, flessibili. Anche per integrarsi senza problemi con le numerose piattaforme oggi disponibili sul mercato, dai sistemi aziendali ai tablet, dagli smartphone ai sistemi distribuiti. In più, categorie quali quella del software open source, impensabili solo 15 anni fa, hanno contribuito ad avvicinare all’informatica un pubblico sempre più vasto.

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Frugando nella memoria sono molti gli episodi che ricordo con emozione. Dalla segretaria di redazione degli anni 90, che si congedava al telefono con il classico «Ci aggiorniamo», al venditore che, fiero della sua BMW nuova fiammante, la graffiò vistosamente parcheggiando su un marciapiede. Ma il ricordo più affettuoso va all’amico, l’indimenticabile caporedattore, Gianni Caporale. Un giorno mi disse: «Camì, il tuo pezzo è bellissimo, ma nun ce stà, dove lo mettiamo? Hai scritto un romanzo». Che lo spirito di Gianni e la bravura di tutto lo staff continuino a far prosperare questa rivista, che rimane e rimarrà una pietra miliare nella storia dell’ICT italiana.