Persone, dispositivi, applicazioni. Anche in Italia si stanno imponendo i modelli lavorativi della mobilità totale. IDC Mobiz 2016 esplora le esigenze della Enterprise of Everything
Torna a Milano “Mobiz”, il forum che annualmente IDC dedica all’analisi del mercato della mobilità aziendale, fornendo ogni volta numeri e indicazioni interessanti. L’edizione 2016 ha avuto un particolare focus sui dispositivi e ha visto non a caso la partecipazione di tre sponsor, HP, Dell e Intel, schierati in prima linea sul tema dell’evoluzione dal classico modello del lavoro svolto essenzialmente alla scrivania verso quella che ormai viene definita Enterprise of Everything, la cui forza lavoro è sempre più radicata sul campo, remotizzata e bisognosa di strumenti che facilitino la collaborazione e la possibilità di accedere ai dati – sempre più un motore dell’economia – in modo affidabile e sicuro ma senza alcun vincolo geografico o di interfaccia.
Gabriele Roberti, TLC Research & Consulting Manager di IDC, ha aperto il simposio citando i “tre cardini” della mobilità aziendale: dispositivi, persone e applicazioni. Dal censimento del mercato italiano dei dispositivi aziendali emerge una prima misura del potenziale di mobilità delle nostre imprese. «Nel 2015 registriamo 5,6 milioni di dispositivi acquistati per usi professionali, quasi il 40% sono ancora pc, fissi o notebook, il resto sono smartphone e tablet». Nel 2020, prosegue Roberti, le stime IDC parlano di 7,2 milioni di device. La quota di personal computer si ridurrà ulteriormente e la novità sarà costituita dai dispositivi “indossabili” che dovrebbero contare per il 12% dell’intero mercato».
Ma sono i numeri relativa a forza lavoro e peso strategico delle mobile app a parlare di un’impresa sempre meno legata ai tradizionali aspetti del lavoro d’ufficio. «Oggi in Italia ci sono 9,9 milioni di lavoratori mobili, il 44% della forza lavoro. Nel 2020 saranno 18,6 milioni, praticamente due terzi di una forza lavoro che vedrà una quota pari al 13% di lavoratori “home based” cioè completamente remotizzati». Infine la mappatura delle app mobili, che secondo Roberti «interessano in un modo o nell’altro nove aziende italiane su dieci». Scendendo in dettaglio, dalle indagini IDC emerge una percentuale del 60% di aziende che hanno avviato lo sviluppo interno di applicazioni mobili, mentre nel 65% dei casi è diffuso l’impiego delle applicazioni disponibili oggi sui vari “store” accessibili dal web pubblico. «Nel 32% dei casi sono applicazioni B2B, ma più o meno la stessa percentuale riguarda aziende che utilizzano le mobile app per la loro relazione con i clienti. Il 38% le usa in ambito B2E, per interagire con i fornitori. Comincia anche a essere piuttosto variegata la tipologia delle applicazioni mobili. Si va dalla produttività personale alla gestione di agende e altre informazioni personali. Le crescite più significative, rileva Roberti, riguardano la collaborazione e i processi aziendali, in particolare nel campo della gestione delle risorse umane, con punte molto interessanti nei due filoni del field service management e dei processi customer facing, come il CRM o la sales forces automation.
Videointervista a Riccardo Canetta, Regional Sales Director Italy, Turkey and Greece, MobileIron
Con il graduale diffondersi della cultura delle mobile app in azienda cresce in modo considerevole l’esigenza di soluzioni capaci di gestire i dispositivi mobili e il loro contenuto informativo e applicativo. «Abbiamo cominciato da esigenze molto basic» ha detto per esempio Riccardo Canetta, di MobileIron, leader indipendente nel mercato del mobile device management. «Ma oggi una soluzione Mdm non può limitarsi alla configurazione degli account di posta. La forza lavoro mobile chiede di poter creare intorno alle app sui dispositivi una bolla virtuale che rende possibile la collaborazione e la messa in sicurezza di tutte le informazioni».
Videointervista a Livio Pisciotta, Client Solutions Marketing Manager, Dell Italia
Dell e HP hanno entrambe perorato la causa del cambiamento a livello di infrastrutture client. Per Livio Pisciotta, client solutions marketing manager di Dell, «negli ultimi cinque anni qualunque fattore di forma pc è diventato più leggero, sottile, robusto e flessibile grazie agli approcci 2-in-1. Per rispondere alle sfide della mobilità forse è arrivato il momento di vedere che cosa offre oggi il mercato». Sulla stessa lunghezza d’onda Giampiero Savorelli, personal systems buisness director di HP Italy, che sottolinea l’importanza di un design creativo e rispettoso delle vere esigenze dei clienti. «Design non significa solo eleganza, ma anche efficacia, affidabilità, autonomia delle batterie» ha detto Savorelli fornendo poi una anticipazione delle caratteristiche della nuova famiglia Elite x3, pioniere del cosiddetto 3-in-1: un unico dispositivo che fonde tutti i vantaggi in termini di produttività di un tablet, l’elevata connettività di uno smartphone e la possibilità, attraverso una innovativa docking station, di far leva su tutta la potenza di calcolo necessaria per utilizzare monitor e tastiera come su un pc desktop.
Videointervista a Giampiero Savorelli, Personal Systems Business Director, HP Italy
Infine Andrea Toigo, pre-sales director sud-est-centro Europa di Intel, ha illustrato gli sforzi di Intel per assicurare la massima scalabilità nelle diverse famiglie di dispositivi, favorendo la mobilità anche attraverso l’eliminazione della barriera fisica rappresentata da cavi e cavetti. «L’informatica sarà sempre più wireless – ha detto Toigo. Nel 2003, col processore Centrino, Intel faticava a imporre il messaggio dell’importanza del wi-fi. Oggi ci stiamo focalizzando sul lancio del futuro standard per la comunicazione wireless integrata, il 5G».