Intelligenza nella connettività, meno confini tra fisico e digitale, nuovi mondi smart: le promesse dell’IoT si avviano a essere sempre più realtà
Non più paradigma in via di apparizione, ma vera e propria realtà, l’Internet of Things sta cominciando ad assumere contorni sempre più definiti. E a concretizzare molte promesse, a cominciare da quelle della comunicazione tra macchine (M2M), della connettività intelligente e del mondo Smart, dove Vodafone si sta muovendo da protagonista, con un ecosistema di soluzioni dedicate già nutrito e in fase di costante arricchimento. Come spiega Alessandro Canzian, direttore marketing corporate di Vodafone, «l’esplodere del numero di oggetti connessi nell’ambito dell’IoT, il cui volume in Italia è oggi di dieci milioni, richiede una connettività sempre più intelligente: si tratta dell’intelligenza necessaria per gestire le SIM fisiche e quelle on chip, cablate dentro agli apparati distribuiti nel mondo. È necessaria una piattaforma per attivare o disattivare la connettività e soprattutto per capire quanto traffico dati si sviluppa e dove si trovano gli oggetti. Inoltre, i dati devono poter essere scambiati su rete pubblica Internet oppure su rete privata virtuale, VPN. Ma c’è un ulteriore elemento di differenziazione: le SIM della nostra piattaforma “Global Service Delivery Platform” sono sempre in roaming, per essere connesse in qualunque momento».
Tra intelligenza e analytics
Questa connettività intelligente costituisce però solo una piccola parte delle nuove esigenze dettate dall’IoT. «Nella catena del valore dell’IoT, la connettività copre meno del 10% della spesa totale, ed è ovvio che si tratta di un elemento poco significativo per un operatore che si limitasse solo a questo» – prosegue Canzian, spiegando che «un altro aspetto rilevante è quello della raccolta dei dati, dove la piattaforma che li raccoglie deve storicizzarli, memorizzarli e trattarli in maniera coerente. In questo senso, il passaggio ulteriore è quello di aggiungere l’intelligenza di analisi, per trasformare in maniera automatica i dati in informazioni, utili per i Data Scientist che trasformeranno quei dati in azioni». Adottare un approccio di piattaforma, cioè di Platform as a Service (PaaS) che viene pagata in base a quanto la si utilizza, permette di abbassare in maniera sostanziale il costo iniziale dell’investimento in IoT, e questo si rivela interessante soprattutto per le piccole e medie imprese italiane ed europee: «Se l’IoT è un paradigma utile per tutti, per le PMI rappresenta davvero un elemento disruptive» – fa notare Canzian.
L’IoT come Platform as a Service
In sintesi, la IoT Platform di Vodafone ha sostanzialmente tre funzioni principali: raccogliere comandi da sensori e inviarli agli attivatori; raccogliere i dati e trattarli, desumendone significati con mobile analytics, e infine permettere l’accesso attraverso interfacce standard API agli sviluppatori, per allargare il più possibile la comunità. Per la massima scalabilità e interoperabilità, la piattaforma è affiancata da Digital Exposer, che aggrega, abilita e incentiva la creazione e l’integrazione di soluzioni esistenti, i servizi di terze parti e le soluzioni Vodafone attraverso standard aperti. «Questa piattaforma sta conoscendo un crescente successo con i clienti, in ambiti più disparati come elettrodomestici, domotica, biciclette o arredo: tutti settori dei quali dobbiamo conoscere il linguaggio per poter interagire al meglio» – sottolinea Canzian, precisando che «attualmente con l’IoT realizziamo oggi il 10% dei nostri ricavi relativi ai grandi clienti, con una crescita del 14% nel 2014, del 20% nel 2015 e con prospettive analoghe per quest’anno. Si tratta di un dato molto lusinghiero, in quanto una crescita a due cifre in questo settore non è comune».
Un ROI sempre più veloce
Del resto, le potenzialità dell’IoT non sono certo da trascurare, come dimostrato anche dall’indagine che Vodafone compie ormai da tre anni a questa parte per studiare il fenomeno. Nell’edizione 2015 dello studio “M2M Barometer”, è emerso tra l’altro che oggi più di un quarto delle aziende a livello mondiale utilizza tecnologie M2M, in crescita del 12% rispetto alla prima edizione del 2013. «Tra le aziende che hanno adottato l’IoT, più della metà, per l’esattezza il 59%, ha avuto un ritorno sull’investimento in meno di 12 mesi, evidenziando le concrete potenzialità di questo paradigma, soprattutto in ambito Industry dove si è abituati a ROI su tempi più lunghi» – fa notare Canzian. Ma non solo: negli Stati Uniti, le imprese leader nell’utilizzo di tecnologie M2M per il settore consumer e smart home hanno registrato un ritorno d’investimento ancora più rapido, visto che il 41% ha dichiarato di averlo ottenuto entro i sei mesi, e l’83% ha dichiarato di aver ottenuto un notevole vantaggio competitivo dall’adozione delle tecnologie IoT. Di rilievo, anche i dati relativi al mercato italiano, che hanno evidenziato livelli di consapevolezza elevati: il 91% degli intervistati ha sentito parlare delle tecnologie M2M e l’84% dell’Internet of Things, mentre il 38% delle aziende italiane ha già impiegato tecnologie M2M contro una media mondiale del 27%.
L’ora delle smart city
Come noto, le potenzialità dell’Internet of Things riguardano anche il vasto ambito di ciò che va sotto il cappello di “smart city”, un mondo che, nelle parole di Alessandro Canzian «rappresenta una grande promessa che sta diventando sempre più concreta, grazie anche alle collaborazioni che abbiamo in atto con numerose pubbliche amministrazioni». In questo ambito, Vodafone sta infatti operando su quattro aree: Smart Living, Smart Mobility, Smart Public Administration e Smart Security. Il primo ambito riguarda la «cittadinanza digitale, con interazione tramite app tra cittadino oppure visitatore per sapere cosa sta accadendo in città, mentre la Smart Mobility è dedicata a ottimizzare i tempi di trasferimento, con le informazioni provenienti dalla nostra rete di telecomunicazioni dalle quali si può sapere i livelli di traffico stradale, oppure gestire i parcheggi» – spiega Canzian. Per l’area Smart Public Administration si tratta di «ridurre l’uso della carta realizzando nuovi workflow, oppure proporre cassonetti che capiscono da soli il loro livello di riempimento, mentre i progetti di Smart Security prevedono elementi che rilevano immagini, eventi e volti, resi ancora più efficaci dall’esser wireless, ma senza per questo dare l’impressione di trovarsi in una città militarizzata» – prosegue Canzian.
Cadono i confini tra fisico e digitale
In conclusione, le trasformazioni in atto determinate dai nuovi paradigmi stanno portando a una ridefinizione dei confini tra mondo fisico e quello digitale. «Non si tratta più di mondi rigidamente separati: per fare un esempio, sempre più spesso quando si acquista in un negozio, la prima cosa che oggi si fa è guardare sullo smartphone quanto costa e quali caratteristiche ha quel determinato prodotto, e spesso risulta più immediato fare così invece di chiedere al commesso. È anche per questo che i confini tra i due mondi sono sempre più difficili da percepire in tutte le nostre interazioni quotidiane, grazie all’Internet of Things che, oggi più che mai, è una priorità per il business» – conclude Alessandro Canzian.