Una nuova bomba scuote i già difficili rapporti tra Stati Uniti e Russia: una violazione che semina il caos nella corsa presidenziale
Quando si parla di hacker è sempre difficile tentare di localizzare la loro provenienza. Più semplice allora considerare i reali obiettivi che si nascondono dietro una violazione informatica. L’ultima, in ordine temporale, riguarda quella compiuta ai danni del Democratic National Committee, il partito democratico che vede in Hillary Clinton la più reale candidata alla Casa Bianca. Cyber criminali, che il Washington Post etichetta come russi, avrebbero eluso le difese del DNC per entrare in possesso di file e informazioni sensibili, tra cui un intero database contenente ricerche e analisi su Donal Trump, il più serio concorrente della Clinton.
Cosa è successo
Quello che sappiamo, dalle prime analisi forensi, è che gli intrusi sono riusciti a spulciare a fondo i sistemi digitali dei democratici, tanto da poter leggere anche il traffico email e le chat. Quale sia lo scopo di tale azione è tutto da verificare. L’attenzione pare essersi concentrata su alcuni documenti che riguardano Trump, raccolti dalla commissione democratica, probabilmente da usare durante la prossima campagna, quella che porterà a scegliere il prossimo presidente degli Stati Uniti. Resta da confermare la matrice russa, ma in passato Vladimir Putin non ha mai nascosto le sue simpatie per il controverso repubblicano che permetterebbe a Mosca e Washington di avvicinarsi su molti fronti. Secondo Robert Deitz, ex consigliere di CIA e NSA, l’obiettivo di tali attività di intelligence è quello di acquisire quanto più materiale possibile per capire le strategie delle vittime individuate. Nel caso degli USA, ciò comprenderebbe non solo la possibilità di danneggiare la Clinton in favore di Trump, ma anche la comprensione delle eventuali mosse estere che i candidati intendono perseguire nel prossimo futuro, così da anticiparne mosse e decisioni.