Trent Reznor dei NIN attacca Youtube: “Guadagna da contenuti rubati”

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Il cantante dei Nine Inch Nail Trent Reznor, che collabora allo sviluppo di Apple Music, ha accusato YouTube di lucrare sulla violazione del copyright

In occasione della WWDC 2016, evento durante il quale Apple ha presentato iOS 10 e altre novità, il produttore e frontman dei Nine Inch Nails, Trent Reznor, ha rilasciato aspre critiche al modello di business adottato da YouTube. L’artista, che collabora con la Mela per lo sviluppo di Apple Music, ha attaccato la piattaforma di proprietà di Google affermando che i suoi introiti derivano soprattutto dalla violazione di copyright.

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YouTube, ha detto Reznor, è “costruito sulle spalle di contenuti gratuiti e rubati”. “Penso che qualsiasi servizio basato sulla gratuità non sia giusto. – ha aggiunto – Fanno grandi numeri per quotarsi in borsa costruendo il tutto con il mio lavoro e quello dei miei colleghi. Questo è quello che certamente provo”.

La risposta di Google non si è certo fatta attendere. “La stragrande maggioranza di etichette e editori ha accordi di licenza con YouTube che consentono di lasciare i video dei fan sulla piattaforma e ottenere ricavi da questi. – ha affermato in una nota un portavoce di Mountain View – Attualmente le entrate che arrivano da account di fan che caricano contenuti rappresentano circa il 50% del gettito che YouTube riconosce all’industria musicale; qualsiasi affermazione che parla di contenuti in gran parte non autorizzati, è falsa. Fino ad oggi noi abbiamo corrisposto all’industria musicale oltre 3 miliardi di dollari e i numeri sono in crescita anno dopo anno”.

Non è la prima volta che la piattaforma di Google viene attaccata per la presenza di video protetti da copyright ma condivisi liberamente. Tempo fa la RAI aveva addirittura intentato causa al servizio proprio per questo motivo, salvo poi riappacificare i rapporti instaurando una collaborazione. In realtà anche Apple Music è stata accusata di non pagare sufficientemente gli artisti, tanto che la popstar Taylor Swift aveva inizialmente rifiutato di concedere la disponibilità dei brani del suo ultimo album. Tom Yorke dei Radiohead aveva invece attaccato Spotify in quanto non farebbe abbastanza per promuovere i nuovi artisti.

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