Il giovane informatore esiliato in Russia è intervenuto in diretta durante una conferenza sul tema monitoraggio a Tokyo
Da quando è scoppiato il caso Datagate, gli organi di informazione si sono concentrati quasi esclusivamente sui governi occidentali. Le procedure di monitoraggio effettuate dalla National Security Agency hanno suscitato molto scalpore in contesti considerati amichevoli, come quelli dei governi europei, di cui i principali capi di stato erano divenuti oggetto dell’interesse dei federali. Meno grave, almeno a livello politico, che sotto la lente della NSA fossero finiti i capi di paesi dai rapporti decisamente più freddi con gli USA, come la Cina, la Corea del Nord e il Medio Oriente.
Ma anche il Giappone
Più delicato parlare di Giappone, paese notoriamente vicino agli Stati Uniti ma sempre sotto l’occhio vigile di Washington. A rincarare la dose c’ha pensato Edward Snowden, che in collegamento durante una conferenza sul controllo della società moderna a Tokyo, ha spiegato in che modo l’agenzia di sicurezza nazionale era solita schedare i cittadini giapponesi, in particolare quelli di aziende multinazionali, come Dell. Secondo il giovane, uno dei motivi dello spionaggio senza tregua ai danni del Giappone risiede nella scarsa partecipazione cittadina alla vita politica della nazione, il che rende molto complicato il rapporto tra potere e vita sociale. Snowden ha parlato, come spesso è accaduto, con cognizione di causa, avendo vissuto dal 2009 al 2011 presso la base militare americana di Tokyo, e raccogliendo in prima persona i dati di tante persone monitorare, spesso senza un preciso motivo.