Gli operatori del fixed wireless access si coalizzano per promuovere le tecnologie radio per il fatidico “ultimo miglio”. E portare la banda ultralarga anche all’Italia più trascurata
Quando parliamo di reti wireless diamo per scontato che il modello che abbiamo in mente è quello della connettività di tipo nomadico, quella degli accessi Wi-Fi di cui usufruiamo mentre siamo in attesa al gate dell’aeroporto, o stiamo sorbendo il caffè da Starbucks, o magari nel salotto di casa, come estensione senza-fili della nostra linea Internet in fibra o rame. Eppure non è così, la tecnologia wireless viene da anni utilizzata anche nelle reti di telecomunicazioni e IP fisse anche a livello di dorsale, attraverso i ponti radio, ma soprattutto sul cosiddetto ultimo miglio, per portare connettività nell’abitazione o nell’ufficio di abbonati che non sono facilmente raggiungibili con la fibra ottica e neppure con il doppino di rame, che – tra l’altro -non sempre ha la qualità o la lunghezza in grado di garantire connessioni Adsl a banda larga. Per quanto comprovato e affidabile, il fixed wireless in Italia – che pure è un territorio orograficamente complesso, con una consistente percentuale di abitanti e imprese in piccole località periferiche – ha avuto una funzione secondaria, un po’ di nicchia, senza poter esprimere appieno un potenziale che molti considerano interessante. Soprattutto alla luce degli annosi problemi di digital divide che pesano sulle aree meno infrastrutturate del Paese. Ora tutto questo potrebbe cambiare.
Il progetto della Coalizione
Da pochi mesi, è stato ufficialmente varato il progetto della Coalizione del Fixed Wireless Access (CFWA). Una sessantina e più di operatori italiani della filiera della connettività wireless “fissa” ha già aderito e la Coalizione punta con determinazione a diventare un unico e autorevole interlocutore nel dibattito italiano sulla banda ultralarga, quella non inferiore ai 30 megabit al secondo. Le aree che la CFWA sta traguardando sono quelle che la strategia promossa dal governo italiano ha classificato come cluster C e D, proprio dove si concentra l’offerta infrastrutturale delle aziende che hanno aderito alla CFWA, impegnate a portare soluzioni tecnologiche anche a chi, fino ad ora, è stato considerato cittadino di “serie B”.
«Le società appartenenti alla Coalizione non solo hanno sviluppato infrastrutture digitali laddove gli operatori tradizionali non hanno investito. Oggi, grazie al nostro lavoro, un milione di utenti è connesso alla rete» – dice il presidente della CFWA, Luca Spada. Insieme, queste aziende realizzano tre miliardi di fatturato complessivo, un valore importante per l’economia del nostro Paese». La presidenza della Coalizione che intende ricollocare il fixed wireless in un contesto tecnologico e infrastrutturale ancora più strategico sembra tagliato su misura per Luca Spada, un imprenditore di Internet che possiamo annoverare tra i pochi autentici pionieri del settore. La sua prima iniziativa, NGI, un Internet service provider (Isp) legato alle specifiche esigenze del videogame online, risale addirittura al 1998, quando di digital business parlavano solo i visionari veri. Dieci anni fa, nel 2006, Spada ebbe l’intuizione di quella che un anno dopo sarebbe stata battezzata EOLO, una delle prime reti wireless italiane. Oggi, l’obiettivo di Spada e di tutte le aziende che sono entrate a far parte della CFWA è l’affermazione a livello nazionale delle tecnologie per l’ultimo miglio senza-fili, intese non come “ripiego”, ma come soluzione alternativa ma strategica contro il digital divide.
Un approccio unitario
Quando il governo ha preso seriamente in mano il problema dell’ultra broadband, racconta Spada, fissando entro il 2020 il termine utile per dare a tutti gli italiani un servizio di almeno 30 megabit in download (a 100 megabit al secondo per il 50% del territorio), ha delineato le aree del piano Infratel, suddividendole in quattro tipi di cluster. Nelle aree A e B, gli operatori trovano le marginalità per investire in modo autonomo. «I cluster C e D raggruppano le aree rurali più remote, con comuni di meno di 2.500 abitanti, dove gli operatori hanno manifestato il loro disinteresse. Su queste aree il governo si è impegnato a cercare le risorse necessarie per coinvolgere gli operatori e sviluppare un’offerta di servizi». Ed è qui che è nata l’esigenza di creare, con la Coalizione, un interlocutore autorevole. «Oggi, l’associazione, che vanta già più di 60 iscritti con altri 15 in arrivo, ha un elemento di originalità in più, perché non è la classica coalizione verticale, di categoria, ma rappresenta davvero tutti, anche i vendor, i system integrator, le aziende che costruiscono e gestiscono i tralicci radio, gli operatori satellitari». L’esperienza di questi primi dieci anni del fixed wireless è stata molto positiva, abbiamo portato la banda larga in tantissimi comuni e frazioni esclusi dagli accessi Adsl che privilegiavano gli abbonati delle città medio-grandi. «Già a fine 2015, Agcom aveva censito 750 mila accessi fixed wireless, guarda caso l’unico comparto in crescita a fronte della stagnazione dell’Adsl. Ora siamo sicuramente sopra il milione di abbonati, ma in questo mercato la filiera è più lunga, ci sono molti piccoli operatori con poche migliaia di abbonati».
Vigilanza e semplificazione
Nell’insieme, il comparto vale tre miliardi di giro d’affari, ma un approccio unitario è fondamentale in un contesto di pianificazione su scala nazionale, dove la collaborazione tra pubblico e privato sarebbe ostacolata dalla forte granularizzazione dell’offerta. Alla CFWA spetterà un importante ruolo di coordinamento tra i suoi associati, come peraltro auspicato dalla stessa Agcom. Ma come rispondono i fautori del wireless fisso alle legittime perplessità che possono sorgere dal confronto tra le tecnologie convenzionali, soprattutto su fibra ottica, e le onde radio? Quanto è larga davvero la banda della Internet senza fili? Anche qui, la tecnologia si è molto evoluta, ribatte Spada. «Nel 2007, la banda erogata era di 2 megabit al secondo, oggi siamo tranquillamente tra i 20 e i 30 mega e nel giro di due anni si arriverà a 100 megabit, con un percorso tecnologico già stabilito che ci permetterà di centrare pienamente gli obiettivi fissati da Italia digitale per il 2020». Tra l’altro, precisa ulteriormente Spada, uno dei cavalli di battaglia del fixed wireless è la possibilità di offrire al cliente una connessione simmetrica, con la stessa banda in download e in upload. Tra le missioni della Coalizione, conclude il suo presidente, c’è anche quella di vigilare sul fronte normativo, spingendo per esempio affinché alle stazioni radio del fixed wireless possa arrivare una diversificata connettività di “backhaul” con le grandi dorsali degli operatori, o per la semplificazione delle procedure di autorizzazione degli impianti, che favorirà i comuni più piccoli, su cui non possono pesare eccessivi carichi burocratici. Anche così, avverte Spada, possiamo vincere la guerra al digital divide.