La società che ha fatto fortuna nel PLM spinge l’acceleratore sull’IoT, con una serie di nuove soluzioni per cogliere tutte le promesse di questo nuovo paradigma, strizzando l’occhio anche alla realtà aumentata
Arrivato all’edizione numero tre, l’evento LiveWorx, organizzato a giugno da PTC nella capitale del Massachusetts, è diventato più che adulto, con oltre 4.000 partecipanti da tutto il mondo. E ha ormai soppiantato il “classico” evento PTCuser, che era dedicato agli utenti dei sistemi CAD e PLM targati PTC e che si svolgeva ormai da 25 anni. Il perché è presto detto: “l’Internet of Things è il PLM di nuova generazione”, ha sintetizzato in apertura di evento Jim Heppelmann, presidente e CEO di PTC, lasciando trasparire una punta di orgoglio per i risultati che sta raccogliendo la svolta strategica della società, sempre più votata a coniugare lo sviluppo prodotti “classico” con le nuove frontiere dell’Internet degli oggetti. Iniziata poco più di tre anni fa con l’acquisizione di ThingWorx, società attiva nelle piattaforme IoT, la svolta di PTC è proseguita con numerose altre acquisizioni in questo ambito, tra cui quella cruciale di Vuforia, la piattaforma tecnologica per la realtà aumentata (quella che sempre più spesso viene indicata anche da noi come AR, augmented reality) di Qualcomm, entrata a far parte della scuderia PTC a fine 2015 e già perfettamente integrata, come si è visto a Boston, dove è stato presentata tra l’altro anche la soluzione Vuforia Studio Enterprise, un’app di tipo drag-and-drop che permette di sovrapporre immagini digitali su oggetti reali, rendendo agevole l’utilizzo della realtà aumentata in tutte le fasi di sviluppo prodotti.
Portafoglio completo
Non a caso, il portafoglio integrato dei prodotti PTC per l’IoT comprende oggi, oltre a Vuforia, anche Kepware, per la connettività industriale, e ThingWorx, per le app e soprattutto per l’analytics, che è il vero elemento chiave della rivoluzione dell’IoT. Il concetto è stato ancora una volta ribadito da Jim Heppelmann nel keynote di apertura: “un conto è connettere dispositivi e mettervi sensori che raccolgono dati, e un altro è comprendere quei dati e trarne insegnamenti grazie agli analytics. La crescente disponibilità di enormi quantità di dati determinata dall’IoT ci sta dando una nuova ricchezza, che arriva a noi in forma grezza, analogamente al petrolio greggio, che per essere utilizzato deve essere raffinato: in questo senso, se i dati sono il nuovo petrolio, gli analytics sono la nuova raffineria”.
Nuovo logo
Ma il dubbio, correttamente richiamato dal numero uno di PTC nel suo keynote, è anche quello che attorno alle promesse dell’IoT vi sia troppo “hype”, come spesso accade nel mondo delle tecnologie. Ma, citando Roy Amara, che ha coniato l’omonima legge secondo la quale si tende a sovrastimare l’effetto a breve termine delle nuove tecnologie e a sottovalutarne l’impatto di lungo periodo, Jim Heppelmann ha detto che “da qui a vent’anni, quando saremo immersi nel mondo speciale creato con l’IoT, se volgeremo lo sguardo indietro ci accorgeremo che gli sviluppi saranno stati simili a quelli dati dai PC, da Internet, dal mobile e dai social”. In questo senso, l’Internet of Things costituisce un forte “game changer” per lo sviluppo prodotto, dove numerosi elementi concorrono a ridefinire il settore: sensori, attuatori, robot, realtà aumentata, analytics, e anche cloud, per realizzare quella “digital enabled transformation”, che secondo PTC rappresenta il nuovo corso del ciclo di vita dello sviluppo prodotti. Perché oggi il prodotto è “sempre più in parte fisico, in parte digitale e in parte cloud”, ha sintetizzato Jim Heppelmann, spiegando che il cloud può essere di PTC stessa oppure di terze parti, come è stato poi puntualmente sottolineato dalla presenza di Amazon Web Services con cui è in vigore una partnership. L’ormai ineludibile connubio tra fisico e digitale ha trovato la sua sintesi perfetta nella nuova immagine corporate di PTC, presentato proprio nel corso dell’evento di Boston, contraddistinta da un nuovo logo dove le lettere “P” per “physical” e “D” per “digital” si intrecciano a rappresentare graficamente la nuova era dello sviluppo prodotti.
Grandi potenzialità
Infine, all’evento di Boston non sono mancati gli ospiti d’onore, tra cui Michael Porter della Harvard Business School, che insieme a Jim Heppelmann ha scritto a quattro mani due articoli pubblicati nel 2014 e nel 2015 sulla Harvard Business Review, per spiegare come l’IoT sta determinando notevoli aumenti di produttività grazie alle ottimizzazioni nella catena del valore, oltre a ridefinire i confini dei diversi settori industriali, e per sottolineare la necessità per le imprese di trasformare la propria organizzazione allo scopo di cogliere tutte le opportunità offerte dall’Internet of Things, acquisendo nuovi talenti e soprattutto investendo maggiormente nella formazione per avere competenze sempre nuove. E a chi gli chiedeva quanto gli oltre 30.000 clienti delle soluzioni “tradizionali” CAD, PLM e ALM targate PTC siano interessati all’IoT, Jim Heppelmann ha ribadito la sua fiducia, spiegando che “l’IoT è il PLM di nuova generazione, e se per ora abbiamo circa 700 clienti in questo ambito, si tratta di un business di nuova generazione che non mancherà di dare grosse soddisfazioni anche e soprattutto ai nostri clienti”.