Anche i lavoratori robot avranno i loro diritti

A humanoid robot works side by side with employees in the assembly line at a factory of Glory Ltd., a manufacturer of automatic change dispensers, in Kazo, north of Tokyo, Japan, in this July 1, 2015 file photo. Glory is in the vanguard as Japanese firms ramp up spending on robotics and automation, responding at last to premier Shinzo Abe's efforts to stimulate the economy and end two decades of stagnation and deflation. REUTERS/Issei Kato/Files

Una bozza di documento dell’Unione Europe svela i piani per realizzare una legislazione ad-hoc per le macchine sul posto di lavoro

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Instancabili, ligi al dovere, privi di un qualsiasi lamento, ma non per questo da sfruttare senza pietà. Anche i lavoratori del futuro, quelli fatti di bulloni e bit avranno diritti sui quali l’Unione Europea potrebbe presto legiferare. Una bozza di un documento prodotto dal Parlamento continentale svela infatti alcune linee guida di una legge a cui i possessori di robot potrebbero attenersi per far valere i diritti di quelle che verrebbero considerate “persone elettroniche”. La mozione in questione sembra andare ogni oltre logica della società civile ma in realtà si basa su un concetto fondamentale, anzi un interrogativo: come cambierà la nostra economia con l’avvento in massa di macchine e robot più produttivi dell’uomo? Urge la necessità di ripensare l’alto grado di complessità che vi sarà nel contesto socioeconomico mondiale, con particolare interesse a temi quali la tassazione, la responsabilità legale e la registrazione seriale dei robot usati per lavoro.

Altro che Blade Runner

Pensieri e divagazioni che ci avvicinano inevitabilmente a quanto visto nei più famosi film di fantascienza, come Blade Runner, in cui gli automi hanno una sorta di marchio di fabbrica, un identificativo utile per monitoraggi periodici, anche in caso di rivolta e perdita del controllo. Lo sviluppo di macchine così intelligenti è solo in una fase embrionale, ma già le auto senzienti e senza pilota pongono più di un dubbio circa la parte in causa che dovrebbe rispondere in caso di incidente: casa automobilistica, fornitore del software, possessore dell’auto? Insomma, l’arrivo della razza AI su tanti luoghi di lavoro è un qualcosa che prima o poi dovremo affrontare, anche se c’è il rischio che un’eccessiva burocrazia possa rallentare l’evoluzione: “C’è bisogno di creare un framework ben preciso per quello che accadrà tra 50 anni, non di certo nei prossimi 10. Troppa burocrazia finirebbe con l’ostacolare il progresso e l’avanzamento tecnologico” – ha spiegato Patrick Scharzopf, managing director dell’azienda tedesca VDMA. Il punto è: lasciare che le macchine prendano il sopravvento in fabbriche e uffici oppure fondare una legislazione chiara e trasparente sul limite di utilizzo e il tempo impiegato per le varie attività? Ma soprattutto, se ci sarà meno lavoro per l’uomo, e dunque una minore disponibilità economica, chi comprerà i beni di consumo prodotti dai robot su vasta scala e in un tempo minore?

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