Snowden? Ci ha reso più insicuri

Secondo uno studio della Oxford University, i leak del ragazzo hanno reso le persone meno propense ad occuparsi di privacy e sorveglianza

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C’è chi che pensa che dopo lo scoppio del Datagate tutti siano diventati ipersensibili ai temi legati alla sorveglianza digitale e al controllo. Eppure uno studio della Oxford University dimostra il contrario. Secondo i ricercatori, c’è l’evidenza che i programmi di spionaggio globali della NSA, spifferati da Edward Snowden, hanno reso il popolo meno attento alle notizie sulla privacy e sugli sviluppi che circondano i temi del monitoraggio digitale. Lo studio prende in esame il traffico di Wikipedia prima e dopo le rivelazioni dell’ex-appaltatore della National Security Agency.

Cosa succede

Per Jon Penney, autore del paper, si è verificato una sorta di “shock esogeno”, causato dalle notizie sulla sorveglianza diffuse in toto dai media internazionali. Si tratta di una conseguenza dovuta al cosiddetto “effetto raffreddamento”, dovuto al timore che le spie possano rintracciare le nostre ricerche online. Proprio quello di cui hanno paura i sostenitori della privacy, quando parlano del risultato delle azioni di violazione dei dati personali portate avanti dall’agenzia federale e dai partner nei vari continenti (che formano i five eyes). L’articolo di Oxford segue la linea tracciata da un simile studio del MIT dello scorso anno, in cui viene posta enfasi allo scemare delle indagini degli utenti su Google circa i temi della privacy e della sicurezza nazionale, per paura di attirare le attenzioni del governo. Una fobia digital-sociale non da poco che, di fatto, limita l’accesso alla conoscenza condivisa in rete, per evitare che l’occhio attento del Big Brother USA cada esattamente sulla nostra tastiera.

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