L’emergere dell’edge computing, dettato dall’IoT e dall’Industry 4.0, e la convergenza tra il mondo IT e quello della building automation, sono tra le nuove sfide affrontate dallo specialista dell’energia e dell’automazione
La convergenza in atto tra il mondo IT e quello dell’infrastruttura fisica per data center è sempre più al centro dell’attenzione di Schneider Electric, lo specialista globale nell’energia e nell’automazione, forte di un fatturato di circa 27 miliardi di euro nel 2015 e oltre 160mila persone in più di cento paesi in tutto il mondo. Lo conferma Davide Zardo, VP della divisione IT di Schneider Electric Italia: «Gli IT manager e i facility manager delle aziende si trovano a condividere obiettivi comuni, e spesso tendono a formare un team unico». Accanto a questo fenomeno, «nell’ambito dei data center è in atto una polarizzazione che vede da una parte i centri dati di medie dimensioni diventare aggregatori di funzioni, e dall’altra parte vede lo sviluppo di data center di prossimità, di dimensioni meno grandi e con maggiore connettività, ideati per sviluppare nuovi servizi come la building automation o le funzioni richieste dall’Industry 4.0, che necessita di forti capacità di calcolo locale» – prosegue Davide Zardo.
Efficienza e resilienza in primo piano
A fronte di queste nuove esigenze, Schneider Electric propone un’offerta molto articolata: «A livello di infrastruttura fisica del data center, proponiamo tutto ciò che riguarda l’alimentazione, il condizionamento, gli armadi, i sistemi di controllo e di monitoraggio. Ma non solo. Nel nostro portafoglio, sono presenti anche i prodotti di APC, che rimane un brand specializzato per una parte specifica dell’offerta, ma che è perfettamente integrato in tutte le nostre proposte. Inoltre, siamo in grado di produrre e proporre soluzioni di data center complete, modulari, scalabili e anche prefabbricate, da utilizzare sia all’interno di un data center di ampie dimensioni sia come piccolo elemento locale» – sintetizza Zardo. A cappello di tutto, vi sono i tre aspetti principali che ispirano il posizionamento di Schneider Electric: efficienza energetica ai massimi livelli, resilienza sempre integrata, e soluzioni di alto valore, con la possibilità di avere le certificazioni anche di Tier 4 per la progettazione e la costruzione dei data center. «Per noi, un’infrastruttura fisica di data center che sia sempre affidabile, performante e integrata, rappresenta il punto di partenza» – fa sapere Zardo. «Ma, andando oltre, utilizziamo anche i sistemi di automazione degli edifici, cioè quella building automation sulla quale disponiamo di notevoli competenze e che aggiunge valore al data center perché questo presuppone sempre la presenza di un edificio che lo ospita».
Soluzioni nativamente digitali
In questo quadro, va anche sottolineato che tutti i componenti dell’offerta di Schneider Electric sono nativamente digitali, e questo consente alla società di proporre strumenti di DCIM, cioè di data center infrastructure management ovvero di gestione delle infrastrutture di data center, particolarmente sofisticati, in quanto riescono ad aggregare tutte le informazioni che vengono lette nell’intera infrastruttura. «I nostri strumenti di DCIM sono in grado di effettuare analisi avanzate dei dati, per esempio per misurare in base a KPI fondamentali come il PUE, cioè il power usage efficiency che come noto costituisce un indicatore essenziale del livello di efficienza del data center, oppure analizzando anche altri parametri per misurare la performance dell’insieme ed eventualmente intervenire con azioni correttive» – spiega Zardo. Con la soluzione DCIM di Schneider Electric si possono anche gestire in maniera completa gli asset, grazie alla possibilità di replicare in un ambiente virtuale il data center stesso, «allo scopo di effettuare qualunque tipo di simulazione, oppure amministrare la manutenzione e gestire i server in modo attivo per verificare il loro funzionamento anche nell’ambito della virtualizzazione» – esemplifica Zardo, spiegando che con questa funzione si possono gestire anche «le modifiche nel layout in caso di acquisto di nuovi server, ottimizzando notevolmente la gestione complessiva degli asset e affrontando al meglio la manutenzione preventiva, con importanti vantaggi nell’ambito del risk management».
Massima integrazione anche con altri vendor
Non a caso, la società di analisi e ricerche Gartner posiziona l’offerta DCIM di Schneider Electric nel quadrante principale, in quanto «la nostra proposta è la più ampia del mercato e soprattutto permette la massima integrazione. StruxureWare, che è il cuore dell’offerta, è infatti una suite che utilizza protocolli aperti e accoglie elementi non solo di Schneider Electric ma anche di terzi» – evidenzia Zardo. Trarre il massimo dalle infrastrutture IT significa anche gestire al meglio il loro ciclo di vita, in quanto l’IT di oggi «presenta dinamiche di cambiamento molto forti, che spesso non sono prevedibili in fase di progetto» – spiega Zardo. È per questo che il Service di Schneider Electric prevede, oltre al supporto specialistico, anche servizi a valore aggiunto sulle infrastrutture esistenti, volti a proporre assessment per verificare quali cambiamenti possono eventualmente rivelarsi utili per fronteggiare i diversi carichi di lavoro, effettuando anche simulazioni energetiche.
L’emergere dell’IT modularizzato
Ma l’evoluzione, caratteristica intrinseca dell’IT nel suo complesso, non si ferma. E Schneider Electric ha ben presente tutti i nuovi fenomeni che riguardano il mondo dei data center, come quello dell’IT “modularizzato” di cui ha recentemente parlato anche IDC, notando come gli impianti di data center comprendono sempre più «anche soluzioni modulari, prefabbricate e anche containerizzate: si tratta di unità fabbricate presso il sito del fornitore che si basa su piani di progettazione standard». Non solo: seguendo questa tendenza, IDC ritiene anche che inizierà a prendere piede sul mercato il “micro” data center: si tratta di sistemi «progettati per portare la latenza di rete verso lo zero tanto quanto le leggi della fisica lo permetteranno, e forniranno grandi vantaggi per le aziende la cui attività si basa su un rapido trasferimento dei dati».
La sfida dell’edge computing e i micro data center
I driver di questa tendenza sono noti: l’emergere prepotente di applicazioni dell’Internet of Things oppure quelle relative all’Industry 4.0, di cui si accennava più sopra. Ecco quindi che si parla sempre più di “edge computing”, che consiste in risorse IT posizionate vicino all’utente finale o alla fonte dei dati. Si tratta dello stesso fenomeno descritto da alcuni come “fog computing”. Diversamente dai data center tradizionali, qui le risorse sono spesso collocate in sedi remote, prive di staff IT locale a supporto, e questo comporta la necessità di adottare strategie diverse da quelle applicate nei data center convenzionali: «Il ciclo di vita di queste implementazioni è più lungo, devono essere facili da gestire, mantenere sicure e installare, e allo stesso tempo devono essere anche resilienti» – fanno notare in Schneider Electric. È in questo ambito che la società propone i suoi micro data center, «preassemblati e dotati di tutti i componenti, disponibili in diverso taglio ma tutti modulari e all-in one» – sottolinea Zardo. Ne è un esempio l’offerta SmartBunker, costituita da un data center prefabbricato e perfettamente isolato, che è ideale per gli ambienti industriali impegnativi come il settore petrolchimico oppure quello dell’industria pesante, perché nell’ambito dell’Industry 4.0 le applicazioni sono sempre più connesse e si utilizzano sempre più dati a livello di processi, e questo richiede di avere a disposizione apparecchi IT e di controllo industriale sempre più performanti anche a livello locale. E Schneider Electric è pronta ad affrontare e risolvere anche queste nuove sfide.