Microsoft dichiara guerra al terrorismo

Microsoft contro la diffusione online prematura di Windows 11

Microsoft ha dettato le sue linee guida per la lotta al terrorismo e ai contenuti violenti sui suoi servizi

Microsoft ha scelto di abbracciare la lotta al terrorismo e ai contenuti violenti e offensivi nei confronti delle minoranze e delle religioni altrui. In un post sul proprio blog ufficiale, il colosso di Redmond sottolinea che non possiede piattaforme per la condivisione di immagini, video o testi ma ha comunque “la responsabilità di fornire i nostri diversi servizi Internet in modo che siano uno strumento per agevolare le persone, non in modo che contribuiscano, seppur indirettamente, ad atti terribili”. Allo stesso tempo, deve comunque essere garantiti “la privacy, la libertà di espressione e il diritto di accedere all’informazione”.

TI PIACE QUESTO ARTICOLO?

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato.

Microsoft, che sta lavorando ad un nuovo assistente virtuale, ha specificato che lavorerà solo su segnalazione di utenti e fornitori di contenuti per l’eliminazione di informazioni legate al terrorismo. L’azienda di Redmond ha inoltre chiarito che riterrà inappropriato e pericoloso tutto ciò che le Nazioni Unite hanno classificato come tale, incluse “raffigurazioni grafiche di violenza che incoraggino le azioni violente, supportino le organizzazioni terroristiche e i loro atti o incoraggino le persone a prendervi parte”.

Microsoft sta quindi lavorando a un nuovo strumento, simile a quello utilizzato per individuare contenuti pedopornografici in Rete, per trovare i riferimenti al terrorismo e procedere alla loro cancellazione da Bing e dagli altri suoi servizi. La nuova filosofia di Microsoft è certamente dettata dal comportamento di altre aziende del settore tecnologico che hanno preso seri provvedimenti contro il terrorismo ma potrebbe essere legata anche alla posizione sgradevole in cui l’azienda si trovata a causa del suo chatbot. Gli utenti hanno infatti approfittato della sua “buona fede” per trasformarlo in un ricettacolo di stereotipi razzisti.

Leggi anche:  L'AI rimodellerà il panorama italiano della cybersecurity nel 2024