Il giudice ha confermato che Google non ha violato alcun copyright di Oracle nell’utilizzare le API di Java per lo sviluppo di Android
Si chiude dopo 6 anni di battaglie legali la diatriba tra Google e Oracle sullo sviluppo di Android. La seconda ha accusato Big G di aver utilizzato illegalmente alcune API di Java per realizzare il proprio sistema operativo. Nel 2014 la corte aveva dato ragione ad Oracle ma oggi il giudice William Alsup ha ribaltato la sentenza. In caso di verdetto negativo, Google avrebbe dovuto pagare una multa fino a 9 miliardi di dollari.
Secondo il tribunale le API di Java utilizzate da Google nello sviluppo di Android rientrano nel Fair Use, ovvero l’ordinamento che permette l’utilizzo di materiale coperto da copyright senza consenso a determinate condizioni. Big G, che sta sviluppando un sistema per eliminare definitivamente le password, non necessitava quindi di nessuna licenza per utilizzare il codice di proprietà di Oracle.
“Il verdetto secondo cui Android ha fatto un equo utilizzo delle API di Java – affermano da Mountain View – rappresenta una vittoria per tutto l’ecosistema di Android, per la comunità di programmazione di Java e per gli sviluppatori software che fanno affidamento sull’utilizzo libero e aperto dei linguaggi di programmazione per realizzare innovativi prodotti per consumatori”. Oracle invece non accetta la sentenza e ha confermato che ricorrerà in appello. “Crediamo fortemente che Google abbia sviluppato Android copiando illegalmente una parte fondamentale della tecnologia Java per affrettarsi ad arrivare sul mercato mobile. – ha detto Dorian Daley, General Counsel & Secretary di Oracle – Crediamo che ci siano diversi punti su cui fare appello e porteremo nuovamente questo caso di fronte alla Federal Circuit in appello”.