In questo momento, si sta combattendo una battaglia culturale per superare lo stato ancora per molti aspetti di relativa “arretratezza” in cui si trova l’Italia rispetto ai temi della digitalizzazione. Il Consorzio CBI è in prima linea in questo scenario
Creato sotto l’egida dell’Associazione Bancaria Italiana, il Consorzio CBI (Customer to Business Interaction – www.cbi-org.eu) è un soggetto aperto, al quale possono partecipare le banche, gli intermediari finanziari e altri soggetti autorizzati a operare nell’area dei servizi di pagamento in Italia e nel territorio dell’Unione europea. Vi aderiscono circa 580 istituti finanziari che offrono i propri servizi in modalità competitiva a quasi un milione di imprese e amministrazioni pubbliche. «Il nostro obiettivo è quello di creare una nuova cultura dell’innovazione e rimettere l’Italia tra i protagonisti a livello internazionale» – spiega a Data Manager Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio CBI. Esiste tuttora un gap non irrilevante tra gli obiettivi individuati dall’Agenda Digitale Europea per il nostro Paese e i risultati effettivamente conseguiti. Anche sul fronte dei pagamenti elettronici, l’Italia è ancora indietro rispetto ad altri paesi europei anche per via del ricorso al denaro contante. «Nel 2009, il 90% delle transazioni degli italiani avveniva in cash, a fronte di una media europea del 70%. Nel 2012, la percentuale è leggermente migliorata, in quanto siamo passati all’87%, ma l’Europa nello stesso anno era intanto ulteriormente scesa al 60%» – sottolinea Fratini Passi.
Cittadini e amministrazioni pubbliche
Il ricorso al denaro “virtuale” alternativo al contante incide parecchio anche all’interno della PA, perché investe il tema enorme del cambiamento delle relazioni tra cittadini e pubbliche amministrazioni. I risultati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano sull’e-Government (edizione 2016) confermano che la metà dei cittadini italiani maggiorenni è disposta ad effettuare pagamenti alla PA con modalità alternativa al contante, posto che la PA stessa sia in grado di ricevere questi pagamenti. «Il consorzio investe nella condivisione di piattaforme infrastrutturali per la valorizzazione delle attività collaborative, necessarie al miglioramento dell’offerta competitiva dei singoli aderenti nei confronti della propria clientela. Si tratta di servizi di pagamento e gestione documentale ad alto valore aggiunto». I servizi che gli intermediari finanziari offrono ai propri clienti, sia corporate che retail, grazie alle infrastrutture che il consorzio gestisce per i propri aderenti, vanno dal corporate banking interbancario, alla fattura elettronica, al servizio Cbill e ai servizi di nodo per la PA. Questi standard tecnici e normativi sono condivisi e interoperabili sia a livello nazionale che internazionale. Il consorzio CBI dispone di un’infrastruttura di rete che permette lo scambio di flussi finanziari e informativi tra tutti gli istituti finanziari che ne fanno parte, le imprese e le pubbliche amministrazioni.
Più efficienza e competitività
«Le attività del consorzio abilitano gli aderenti a svolgere un ruolo di riferimento nel processo di efficienza dei processi e più in generale di trasformazione dell’Italia» – sottolinea Fratini Passi. L’infrastruttura del consorzio aiuta la PA a colloquiare con tutte le banche italiane e con le imprese e i clienti delle banche. Abilita i cittadini a effettuare pagamenti di tutti i bollettini in modalità online. E consente il riuso delle reti e degli asset tecnologici già acquisiti ottimizzando le risorse. «Il consorzio contribuisce al processo di digitalizzazione del paese» – prosegue Fratini Passi. «La fattura è stata individuata come la chiave di volta in grado di spingere i processi aziendali verso elevati livelli di efficienza e competitività, soprattutto guardando alla riduzione dei costi e al miglioramento complessivo dei processi aziendali. Questo strumento ha attratto l’interesse del consorzio in quanto esso già possiede una struttura e un canale di veicolazione tra banche e imprese. Abbiamo riutilizzato l’infrastruttura di rete per fare in modo che le banche potessero offrire ai propri clienti il canale trasmissivo della fattura elettronica nei confronti dell’Agenzia delle Entrate attraverso il suo braccio tecnologico, Sogei. Tutto questo ha assunto un’importanza determinante alla luce dell’obbligo della fatturazione elettronica verso la PA centrale e locale».
Riduzione dei costi della PA
L’adozione della fattura elettronica comporta una serie di vantaggi competitivi per le imprese. Tra questi, una riduzione delle attività human-based a basso valore aggiunto. La riduzione degli spazi per la conservazione delle fatture cartacee. La riduzione delle dispute legate ai ritardi e ai disguidi nella trasmissione delle fatture e l’eliminazione dei costi postali. E la maggiore efficienza nei flussi di cassa. «È molto ampio il contesto nel quale si esprimono i vantaggi della fatturazione elettronica. A fronte dei benefici vanno però affrontati alcuni investimenti tecnologici e organizzativi, ma nel complesso possiamo sicuramente affermare che questo strumento digitale rappresenta una grande opportunità per ottimizzare i processi per le imprese e per la stessa PA» – sottolinea Fratini Passi. «I risparmi ottenibili tramite la fatturazione elettronica sono notevoli: da 1 a 2 euro per fattura per la sola conservazione sostitutiva, e fino a 65 euro per ogni processo di fatturazione (dall’ordine al pagamento), nel momento in cui l’azienda ha integrato nel proprio ciclo il processo digitale. Moltiplicato per tutte le fatture aziendali, questo si traduce in milioni di risparmio su base annua».
Fatturazione digitale B2B
La fattura elettronica verso la PA è propedeutica all’introduzione della fattura elettronica anche tra privati, in ottica B2B. Il prossimo passo è favorire la dematerializzazione e digitalizzazione di tutto il ciclo di ordine, fatturazione e pagamento, facendolo diventare un volano e colmando almeno in parte il ritardo dell’Italia rispetto al contesto europeo. Il provvedimento dello scorso agosto 2015 va in questa direzione, spiega Fratini Passi. In Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto legislativo sulla trasmissione telematica delle operazioni Iva e di controllo delle cessioni di beni, decreto che introduce alcune misure volte a incentivare l’utilizzo della fattura elettronica e della trasmissione telematica dei corrispettivi. «Il legislatore ha così posto degli incentivi e dei meccanismi di semplificazione per le aziende che, in maniera virtuosa, adotteranno processi di fatturazione elettronica tra privati».
Sburocratizzare il Paese
Si introduce in via opzionale, a decorrere dal 1 gennaio 2017, la possibilità di invio telematico all’Agenzia delle Entrate dei dati di tutte le fatture ricevute o emesse mediante il sistema di interscambio. In questo modo, l’Agenzia si mette a disposizione per ricevere le fatture elettroniche emesse tra privati. In più, si prevede la messa a disposizione, sempre da parte dell’Agenzia, dal 1 luglio 2016, di un servizio di base per la predisposizione di un file contenente i dati della fattura elettronica. «La fattura e i pagamenti elettronici aiuteranno a sburocratizzare e rendere più efficiente tutto il sistema paese» – conclude Fratini Passi. «Come ogni cambiamento, ci saranno degli ostacoli culturali da superare, ma il digitale è ormai la scelta ovvia di ogni paese che voglia essere protagonista del suo stesso futuro».