5G, di generazione in generazione

Cattoni Giulia_Urbano Creativo

Di solito si trova in alto a destra, nella banda di informazioni base dello smartphone, insieme allo stato della batteria, alla qualità del segnale, alla data e all’orario. E’ la Generazione della banda a cui siete connessi

Ultimamente troverete simboli come 3G, oppure se il vostro contratto è aggiornatissimo, 4G. Che cosa significa? Cominciamo con una breve carrellata della storia delle reti mobile: il termine 1G non si è mai molto utilizzato. Indica il primo standard di protocolli per la tecnologia cellulare creata per effettuare semplici chiamate, e si riferisce all’infrastruttura disponibile nei primi anni Novanta. Con il 2G, detto anche GSM e poi evolutosi in GPRS si comincia a usare la rete anche per navigazioni wap e invio di mms. Parlare di 3G è storia recente: la velocità di trasmissione dati è tale da poter effettuare video chiamate, guardare video online, scaricare dati, foto e piccoli programmi. Con il 4G o LTE l’intento è stato migliorare la rete per consentire videoconferenze, lo streaming, ricorrere a servizi di storage in cloud.

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Connessioni simultanee

Di generazione in generazione, quasi senza accorgersene e, il più delle volte, con scarsa consapevolezza del fenomeno ­ se non per il costo dell’abbonamento ­ siamo arrivati alla quinta. Il 5G è la nuova frontiera della trasmissione dati. Offrirà una velocità di trasmissione dei dati vertiginosamente superiore a quella a cui siamo abituati oggi. I principali abilitatori tecnologici ­ coloro che si occupano dell’infrastruttura ­ hanno già effettuato numerosi test risultati positivi. Samsung ha registrato una velocità massima di 7.5 Gigabit al secondo, una velocità che praticamente permetterebbe di scaricare in un secondo un intero film. Huawei promette per il 2020 una rete 1000 volte più veloce dell’attuale velocità in 4G.

Prestazioni del genere sono consentite da un network che combinerà reti cellulari e Wi-Fi, ossia celle grandi e celle piccole. In pratica, oggi il segnale è emesso da torri centrali in grado di coprire aree relativamente vaste. Il 5G, invece, baserà la sua forza sulla connessione tra molte celle di diverse dimensioni, una rete eterogenea costituita da livelli di trasmissione e tecnologie combinati, consentendo innumerevoli connessioni simultanee.

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Cambiamento di approccio

Per la prima volta, si punta non tanto alle prestazioni ma alla scalabilità. La chiamano “silenziosa rivoluzione”. La quinta generazione della rete sarà quindi in grado di supportare l’Internet of Things, le centinaia e centinaia di connessioni simultanee provocate da sensori. Allora si potrà davvero cominciare a parlare di IoT: dalla smart home alla smart car, dalla smart grid allo smart fitness. Una rete per tutti gli elettrodomestici connessi, gli impianti di illuminazione e tutti i dispositivi per la domotica, i sistemi V2V (veicolo­veicolo) e V2I (veicolo­infrastrutture) per la gestione dei dati del traffico; e poi tutti i devices indossabili come smartwatch, smartband, fitness tracker e altri wearables.

Nel frattempo, la quantità di sim connesse in tutto il pianeta saturerà la banda 4G, e d’altra parte i dispositivi mobile che usiamo non sono ancora pronti per il salto generazionale: la sfida per le case produttrici è riuscire a integrare in uno smartphone le tecnologie adatte al 5G e mantenere accettabile il rapporto tra prestazioni e durata della batteria. Per adesso, il 2020 è visto come data indicativa per il lancio del nuovo standard, anche se probabilmente per conoscere alcuni progetti sperimentali dovremo attendere un po’. Anche se qualcosa di interessante potremo vederla già con i Giochi Olimpici in Brasile o con i Mondiali di calcio del 2018 in Russia. Insomma, l’industria del mobile ha ancora molto lavoro da fare prima di vedere trasformato questo sogno in realtà.

Giulia Cattoni @urbanocreativo