Due ricerche CA Technologies analizzano le prospettive nei settori dei servizi finanziari e del retail con l’avvento della seconda direttiva europea sui servizi di pagamento. Il segreto del successo risiede nelle tecnologie che consentono di aprire – in modo sicuro e governabile – dati e servizi applicativi
L’entrata in vigore, nel gennaio scorso, della direttiva 2015/2366/(UE) sui servizi di pagamento nel mercato interno (la cosiddetta Psd2) – che gli Stati membri dovranno recepire e implementare entro due anni – è il tema di una informale tavola rotonda organizzata CA Technologies per discutere le implicazioni del provvedimento sul settore dei servizi finanziari e presentare due ricerche in materia effettuate a livello europeo. Nella formula utilizzata da Bankitalia per annunciarne la definitiva approvazione, la Payment Service Directive “2.0” mira a «promuovere lo sviluppo di un mercato interno dei pagamenti al dettaglio efficiente, sicuro e competitivo rafforzando la tutela degli utenti dei servizi di pagamento, sostenendo l’innovazione e aumentando il livello di sicurezza dei servizi di pagamento elettronici.» Anche per Fabrizio Tittarelli, CTO di CA Technologies Italia, si tratta di una occasione formidabile che – spiega l’esperto, «sancisce definitivamente il ruolo dei Tppp, i third-party payment services provider, spostando in modo definitivo il focus dei servizi di pagamento dalla transazione al cliente.» Per il mondo bancario italiano, insomma, la Psd2 rappresenta un punto di svolta definitivo rispetto alla pressione competitiva esercitata finora dal comparto dei grandi operatori – non bancari – di Internet e dell’e-commerce. Con una metafora cruda ma efficace, Dementrio Migliorati, Digital workplace and Innovation Manager, Banca Mediolanum, intervenendo al dibattito successivo alla presentazione di Tittarelli, ha parlato di “pacifici erbivori, le banche italiane, che dovranno sostenere l’assalto dei famelici carnivori del Web”: colossi come Amazon, Google, Apple – per non parlare dei cinesi di AliBaba, citati da un altro partecipante alla discussione, il CIO de la Rinascente Paolo Ciceri – forti delle loro piattaforme di pagamento e di eserciti di utenti registrati.
Esperienza utente, sicurezza, disponibilità e governabilità dei dati saranno, dal punto di vista tecnologico, le tre armi vincenti con le quali affrontare questa svolta, ha sottolineato Tittarelli, illustrando alcuni dei risultati delle due ricerche commissionate da CA. Una, qualitativa, riferita proprio alle implicazioni della direttiva, svolta da Finextra consultando un selezionato gruppo di senior manager europei del settore. L’altra, decisamente quantitativa, svolta da Freeform Dynamics sul tema dell’economia che si sta sviluppando intorno alle Application Programming Interface (Api), il grimaldello capace di “liberare” l’accesso ai dati e ai servizi che comporranno il futuro mercato a tre tra banche, operatori alternativi e clienti. Nella trasformazione legata alla Psd2, ha precisato Tittarelli, i rappresentanti del mondo bancario «intravedono delle opportunità per lo sviluppo di nuove linee di attività, modelli operativi e offerte per la clientela. Dal loro punto di vista, questa ‘sarà foriera di innovazione’, ‘rivoluzionerà le modalità del retail banking’ e ‘amplierà le possibilità di scelta da parte dei clienti’». Tutto questo implica però la capacità, da parte degli operatori “incumbent” di delineare per tempo le strategie opportune, sperimentando molto e «adottando un approccio collaborativo per far nascere nuovi ecosistemi a vantaggio dei clienti.» In queste strategie, ha detto Tittarelli, il sistema bancario italiano potrà trovare in CA Technologies, un fondamentale supporto tecnologico.
Uno dei parametri più utili per misurare il livello di “readiness” del sistema è proprio la capacità di rispondere alla sfida delle Api Economy. Lo studio Freeform Dynamics ha costruito, con le risposte raccolte da oltre 1.400 esperti IT e manager di cinque nazioni europee, un Api Capability Index. Sulla base di questo indice il 26% delle 80 imprese italiane intervistate risulta essere a uno stadio ‘avanzato’, davanti a Germania (22%) e Francia (23%), ma dietro al Regno Unito (41%) e alla Svizzera (33%). Il 30% delle organizzazioni italiane è a un livello ‘base’, mentre il 44% appare essere a uno stadio ‘limitato’. I “digital disrupter” più bravi nell’aprire il loro business verso l’interno e verso l’esterno attraverso le Api, potranno cogliere tutti i vantaggi dei futuri scenari, ha concluso Tittarelli, con maggiore velocità, agilità e sicurezza.