La società milanese ha conquistato un’alta valutazione da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.
L’AD Linda Gilli: «Il rating è un’innovazione che porta alle imprese un vantaggio competitivo. Serve una cultura manageriale che riconosca che un mercato responsabile è un mercato solido, che cresce»
Inaz ha ottenuto dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato un rating di legalità di due stelle ++. Il punteggio risulta dall’attribuzione di una stella per i requisiti di base richiesti dall’Agcom e di un’altra stella e due “+” per ulteriori requisiti premiali. La società è inserita nell’elenco delle imprese con rating di legalità, così come previsto dal regolamento dell’Agcom.
Lo annuncia Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz: «Il rating di legalità non è solo un premio per le aziende virtuose. Per noi è una scelta manageriale e strategica: la legalità e l’etica costituiscono un vantaggio competitivo fondamentale per dimostrare la propria affidabilità a clienti, fornitori e investitori».
Ancora troppe imprese vedono il rating di legalità è una sorta di castigo o di pastoia burocratica legata all’ottenimento di finanziamenti pubblici o agevolazioni nel credito bancario. «È una visione miope –sostiene Linda Gilli–. Mercato e legalità sono due realtà strettamente legate. Un mercato responsabile è un mercato solido, che può crescere. Al contrario, un mercato in cui le regole sono continuamente violate è un danno per le imprese e per i cittadini».
Il rating di legalità è uno strumento introdotto nel 2014 per premiare le aziende –con fatturato minimo di 2 milioni di euro e iscritte al Registro Imprese da almeno due anni– che adottano principi etici nell’azione imprenditoriale. Sono le aziende stesse a richiederlo e la valutazione, affidata all’Agcom, dura due anni ed è rinnovabile su richiesta. Attualmente sono oltre 1.500 le imprese che hanno ottenuto il rating.
Per l’acquisizione della prima stella l’azienda deve soddisfare alcuni requisiti base legati all’assenza di condanne, misure cautelari, illeciti antitrust gravi, fiscali o in materia di sicurezza sul lavoro. Le altre due stelle sono legate a ulteriori requisiti come il rispetto del Protocollo di legalità (Ministero dell’Interno e Confindustria); la tracciabilità dei pagamenti anche per importi inferiori a quelli fissati dalla legge; l’esistenza di una struttura organizzativa che effettui il controllo di conformità delle attività aziendali (d.lgs. 231/2001); l’adozione di comportamenti di Corporate Social Responsability; l’essere iscritta in uno degli elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa; l’aver aderito a codici etici di autoregolamentazione adottati dalle associazioni di categoria; l’aver adottato modelli organizzativi di prevenzione e contrasto della corruzione.