Scoperta “per caso” dai ricercatori dell’Università della California, che hanno individuato nanofili in grado di resistere per centinaia di anni
Può una tecnologia rivoluzionaria nascere per caso? A quanto pare si, e la prova è quanto accaduto a Irvine, Università della California. Qui alcuni ricercatori stavano studiando alcune strutture quando hanno individuato un filamento di nanowire (nanofili) composto da un materiale in grado di potenziare le comuni batterie per dispositivi mobili. La qualità dell’elemento scoperto è tale da consentire al possibile modulo creato di essere ricaricato centinaia di migliaia di volte, così da sopravvivere senza grossi problemi anche 300 anni. In un documento pubblicato la scorsa settimana, Mya Le Thai, candidato al dottorando all’università, ha spiegato di cosa si tratta.
Batteria senza declino
Le batterie composte da nanofili sono estremamente fragili e di solito perdono potenza dopo diversi cicli di ricarica. Il loro vantaggio, rispetto alle pile agli ioni di litio non è così evidente, almeno fino a quanto è arrivato Le Thai con il suo team. I ricercatori sono riusciti a risolvere il problema della fragilità dei nanofili avvolgendo questi ultimi in un guscio protettivo, composto da diossido di manganese. La batteria viene poi immersa in un elettrolita gelatinoso, che ha il compito di donare all’ossido di metallo una maggiore flessibilità, così che i nanofili non si rompono quando gonfiati durante la ricarica. I primi test ciclici hanno mostrato capacità davvero eccelse della batteria, in grado di essere caricate centinaia di migliaia di volte, a differenze dei circa settemila cicli delle soluzioni odierne.