IDC Italia: la digitalizzazione del business trova un contraltare immediato nell’evoluzione dei data center aziendali verso un’automazione sempre più spinta
Tecnologie e soluzioni informatiche hanno svolto un ruolo essenziale per il presente e il futuro delle imprese, ma sotto la spinta di fattori come la mobilità, il social, l’esplodere delle informazioni generate dalle transazioni e dalle interazioni tra persone e oggetti sta trasformando profondamente il modo in cui il business fa leva sulle infrastrutture fisiche e i dispositivi e di conseguenza sta cambiando la modalità di indirizzamento degli investimenti tecnologici, il deployment e il provisioning delle risorse di elaborazione, le decisioni strategiche che sono alla base dell’acquisizione di soluzioni informatiche. Secondo IDC, entro la fine del 2016 due terzi dei CEO delle 500 maggiori aziende mondiali, inseriranno la Digital Transformation al centro delle proprie strategie, ma le organizzazioni più piccole, specie se già infrastrutturate, non saranno meno esposte al vento della “nuova” informatica.
Sarà una sfida complessa, che tocca in prima persona CIO, CTO, Chief Innovation e Digital Officer, figure oggi inserite all’interno di processi decisionali sempre più dinamici e interdipendenti. L’urgenza con cui è necessario posizionarsi in nuovi ecosistemi (mobile business, customer engagement, data-driven marketing, IoT) è tale da porre immediati interrogativi sull’adeguatezza di modelli, infrastrutture e ambienti IT: non solo di quelli comunemente definiti legacy o tradizionali, ma anche di quelli espressione di scelte compiute pochi anni orsono.
Per offrire alle imprese private e pubbliche italiane una serie di spunti importanti, IDC ha organizzato, tra Roma e Milano, un duplice evento dedicato all’evoluzione del data center e ai temi della flessibilità e dell’automazione di infrastrutture che oggi sono sempre più software defined sul piano della gestione dei carichi di lavoro e del provisioning di applicazioni e servizi di rete.
Aprendo a Roma l’evento che verrà replicato il 20 aprile a Milano, Fabio Rizzotto, Senior Research & Consulting Director di IDC Italia ha rilevato come in questi ultimi due anni il fenomeno della Digital Transformation ha cominciato ad assumere proporzioni estese e pervasive, interessando le aziende e le diverse line of business nella loro integrità. Tanto, ha osservato l’esperto, che «le decisioni riguardanti gli investimenti in tecnologie oggi non vengono prese all’interno della divisione IT, ma nella sala del consiglio di amministrazione». Il top management ha capito che le opportunità offerte dalla digitalizzazione comportano una domanda tecnologica partecipata da parte di tutte le divisioni aziendali. La parola d’ordine, per infrastrutture che devono rispondere a una costante accelerazione nei tempi di sviluppo, testing e deployment di nuovi prodotti e servizi ad alto contenuto digitale è “agilità”.
Quali temi interessano questo percorso di adeguamento del data center? «Secondo le nostre valutazioni – afferma Rizzotto – da qui a un paio d’anni, il grosso delle decisioni di investimento infrastrutturale – parliamo di tre decisioni su quattro – riguarderanno temi come la commoditizzazione dello storage e dei suoi strumenti gestionali, la virtualizzazione dei servizi di rete, e la cosiddetta “informatica software defined.» Il data center deve rispondere alla spinta verso la convergenza, alimentata da fenomeni come la ibridizzazione del cloud, ossia dalla necessità di poter trasferire i carichi di lavoro da infrastrutture di proprietà a capacità in outsourcing e viceversa; il crescente dominio delle piattaforme di provisioning e orchestrazione open source, non più vincolate ai limiti – e alla familiarità – di ambienti proprietari protetti; l’enorme richiesta di risorse necessarie per soddisfare un fabbisogno analitico che non può essere pianificato.
Rizzotto si è soffermato anche sulle priorità della “data center operation” in Italia. «Sicurezza e compliance continuano a rappresentare la prima delle sfide che i CIO sono chiamati ad affrontare, insieme ai limiti imposti sui costi e alla necessità di mantenere il passo di aggiornamento delle tecnologie server e storage». Seguono la capacità di utilizzare al meglio il modello cloud e la migrazione dei dati dai sistemi legacy. Nel settore pubblico dominano, insieme alla sicurezza, la voglia di maggiore integrazione tra dati e applicazioni, il miglioramento delle performance e una diversa user experience per i cittadini verso cui sono rivolti i servizi.
Come rispondono Cisco e Intel, i due main sponsor dell’evento, alla richiesta di data center sempre più automatizzati e capaci di adattarsi in modo smart alle variabili esigenze di capacità e disponibilità di applicazioni e servizi? Secondo Emiliano Politano, Enterprise Technology Specialist, Intel Italia, per trarre pieno vantaggio dalla flessibilità del cloud le aziende devono evolvere verso infrastrutture software defined. «Fondamento di questo tipo di infrastruttura è una architettura hardware comune basata su processori Intel x86, che a loro volta si sono specializzati per vari ambiti di utilizzo, siano essi server, storage e networking, con feature integrate direttamente all’interno del silicio.» E Alberto Degradi, Architectural Leader di Cisco Italia, il leader globale del networking cerca di favorire la transizione verso la “application economy” dei suoi clienti rispondendo a tre necessità fondamentali: «produttività, capacità di mantenere i costi sotto controllo e capacità di far leva sul software defined network già dal lato delle applicazioni».
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