I ricercatori dell’Università di Washington e gli esperti di Microsoft hanno sintetizzato quattro foto in una sequenza sintetica di DNA
Il mondo produce continuamente informazioni digitali. Non solo smartphone ma anche dispositivi indossabili, oggetti IoT, foto e videocamere standalone, strumenti di sorveglianza e tanto altro. La maggior parte lo fa creando elementi multimediali (foto e video) conservati su dispositivi ad-hoc. Oggi tutto questo potrebbe non essere un problema ma presto arriveremo alla saturazione dello storage, cioè all’evidenza che non ne potremo più di girare con chiavette USB, hard-disk portatili e quant’altro. Di certo, non potremo fare a meno di conservare i nostri ricordi, si tratti di contenuti personali o di informazioni professionali.
L’aiuto della scienza
A supportare le nuove necessità di memorizzazione potrebbe arrivare la scienza, che pare avere già la soluzione per il problema memoria. I ricercatori dell’Università di Washington, assieme ai tecnici di Microsoft, sono infatti riusciti ad immagazzinare quattro foto digitali all’interno di una sequenza di DNA sintetico che può essere disidratata per una conservazione sul lungo periodo. Stando ai test effettuati dagli scienziati, sequenze di nucleotide possono tornare utili non solo per archiviare facilmente i contenuti digitali, ma anche per riottenerli con la stessa qualità, vista l’assenza di perdita di informazioni. Il DNA potrebbe dunque rivelarsi come un ottimo strumento per la memorizzazione di file. Probabilmente in un prossimo futuro ci trasformeremo tutti in novelli Johnny Mnemonic, capaci di portare dentro di noi i ricordi e le informazioni più importanti della nostra vita.