Giornali, libri, report. Fuori e dentro gli uffici. Tra dematerializzazione, multicanalità e sostenibilità, manager e lettori non sono ancora stanchi della carta
Mentre diversi giornali quotidiani stanno abbandonando la versione cartacea per proporre ai propri lettori edizioni digitali e da più parti si sente ripetere che il futuro dell’editoria è nel web, abbiamo chiesto a uno dei protagonisti mondiali del mercato delle stampanti multifunzione, Epson e in particolare al responsabile vendite business di Epson in Italia, Flavio Attramini, di spiegarci come sta cambiando il mercato e soprattutto perché. Los Angeles Times e The Independent hanno abbandonato le edizioni cartacee infrasettimanali per passare esclusivamente al digitale. Flavio Attramini non si stupisce delle decisioni di queste importanti testate. «I moderni strumenti di visualizzazione sono certamente efficaci quando ci riferiamo a processi abitudinari e ripetitivi e possono incrementarne l’efficienza. Ma non è sempre così. Non lo è innanzitutto quando i tempi e i modi sono meno ripetitivi (come la lettura nel weekend) e non lo è quando è necessario leggere con estrema attenzione per apprendere contenuti e magari aggiungerne di propri».
L’efficienza della carta
Il fatto che i documenti su carta siano preferiti a quelli digitali (studio Epson-FTI Consulting), quando occorra un maggiore approfondimento, non stupisce. Per i libri che sono letti in un arco di tempo più lungo, la carta è ancora la scelta preferita. «In linea generale – spiega Flavio Attramini – sono d’accordo, ma credo che non ci sia una regola precisa. La scelta vincente dipende dal tipo di contenuto, ma anche e soprattutto dalle modalità di fruizione di ciascun individuo e dalla ripetitività con cui ognuno di noi accede a quel contenuto. Mi spiego meglio: se sono abituato a leggere il giornale tutte le mattine quando arrivo in ufficio, probabilmente troverò comodo passare alle versioni digitali, sicuro della fruibilità dello strumento, della qualità della connessione e di tutto quanto è necessario alla lettura. Se invece sono abituato a farlo nei ritagli di tempo, magari ogni giorno in situazioni e luoghi differenti, allora forse potrei preferire quella cartacea. E lo stesso vale per tutto quanto richiede archi temporali di lettura più lunghi, come nel caso dei libri. A meno che io legga solo dalle 9 alle 10 o prima di andare a letto. In questi casi un eReader risulta perfetto. Certo è che quando viene richiesto un minimo di “interattività” con il documento, per molte persone la carta è ancora lo strumento più efficiente».
Innovazione e sostenibilità
«Noi riteniamo che la carta sarà necessaria (e probabilmente indispensabile) ancora per molti anni. L’ufficio senza carta non è uno scenario realistico. Le stampanti inkjet raggiungono obiettivi di risparmio energetico vicini al 95% rispetto agli analoghi prodotti a tecnologia laser. Siamo stati i primi a credere e a promuovere l’uso della tecnologia inkjet negli uffici, per i grandi vantaggi e l’economia che offre rispetto a quella laser. Siamo stati i primi anche a proporre stampanti a getto di inchiostro con elevatissima autonomia (fino a 4.000-4.500 copie per la serie EcoTank e fino a 75mila per la famiglia WorkForce Pro RIPS prima dell’esaurimento degli inchiostri). La nostra capacità di innovazione ci ha recentemente portati a presentare PaperLab, primo sistema compatto al mondo per produrre carta a partire da fogli usati e senza uso di acqua: credo sia un buon indicatore del percorso che sta sviluppando l’azienda». Per quanto riguarda il futuro di giornali, riviste, libri e manuali, Flavio Attramini crede che continueranno per molti anni a esistere in forma anche cartacea, anche se affiancata a quella elettronica: «Dopotutto è solo un problema di costi di fruizione. I costi di stampa stanno progressivamente calando e l’affacciarsi della tecnologia inkjet negli ambiti produttivi, così come negli uffici, con moderni ed efficienti strumenti di stampa, sta accelerando questo fenomeno. Epson trarrà grandi benefici da questo trend negli anni a venire».