Sblocco iPhone: c’è un “caso Italia”

Nel processo a carico di Alexander Boettcher per l’aggressione con l’acido a Pietro Barbini (e altre tentate) Mattia Epifani, perito del tribunale di Milano, accusa Apple di bloccare le indagini

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Le diatribe tra Apple e FBI per il caso dello sblocco dell’iPhone 5C, appartenente all’esecutore della strage di San Bernardino, riempiono oramai le pagine della cronaca internazionale delle ultime settimane. Eppure anche in Italia abbiamo un caso simile che potrebbe generare una polemica dalla portata pari a quella in atto negli Stati Uniti. Mattia Epifani, perito del tribunale di Milano che segue il processo a carico di Alexander Boettcher, per l’aggressione con l’acido ai danni di Pietro Barbini, ha accusato Apple di impedire lo sblocco dello smartphone dell’imputato per l’analisi dei contenuti multimediali in esso conservati, che potrebbero dare una decisa accelerazione alle indagini.

Cosa è successo

Secondo quanto affermato dal perito, fino ad oggi il telefonino di Boettcher ha già permesso di accedere a diverse foto, video e chat private del ragazzo anche se si vorrebbe andare oltre. In particolare l’obiettivo è ottenere le email e messaggi cancellati dal dispositivo, che potrebbero ancora essere raggiungibili con un accesso invasivo all’iPhone, che metterebbe a dura prova l’integrità stessa del telefono, inficiandone (non è detto ma si tratta di una probabilità) il corretto funzionamento. Cosa accadrà? Difficile dirlo anche perché, a differenza di San Bernardino, le indagini sulla coppia dell’acido non sembrano dipendere in larga parte da ciò che contiene il cellulare di uno degli imputati. Infatti né la difesa né l’accusa sembrano aver chiesto di accedere alle parti interne dell’iPhone, tenendolo, per adesso, solo come prova accessoria.

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