Le competenze digitali contribuiscono a ridurre le differenze di genere nel mondo del lavoro

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Il digitale libera il potenziale femminile garantendo vantaggio nell’ambito della formazione, sul lavoro, per la crescita di carriera e abilitando forme di lavoro flessibile

Le donne con elevate competenze digitali stanno contribuendo a colmare il divario di genere nel mondo del lavoro. Il ‘Digital Fluency’, ovvero il livello in cui le tecnologie digitali vengono utilizzate per accrescere le proprie competenze ed essere più connessi, gioca un ruolo essenziale nell’aiutare le donne a raggiungere la parità di genere e a creare condizioni paritarie.

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Secondo la nuova ricerca Accenture, Getting to Equal: How Digital is Helping Close the Gender Gap at Work, rispetto agli uomini, le donne risultano più impegnate a utilizzare le competenze digitali per assicurarsi un margine di vantaggio nella formazione, sul lavoro e per fare carriera. Migliorare queste competenze ed estenderle a tutte le donne andrebbe quindi a beneficio dell’intera società. Il digitale contribuisce inoltre a rimuovere molti degli ostacoli che impediscono alle donne di lavorare, migliorando il work life integration e abilitando forme di lavoro agile.

“Le donne rappresentano un serbatoio ancora inesplorato di talenti che può contribuire a colmare il divario tra le competenze necessarie a restare competitivi e il talento a disposizione” spiega Pierre Nanterme, Presidente e CEO di Accenture “Per governi e imprese c’è un’evidente possibilità di collaborare nello sforzo di conferire a un maggior numero di donne le competenze digitali e accelerare così la parità di genere nel mondo del lavoro”.

Secondo la ricerca, se i governi e le imprese riuscissero ad accelerare la collaborazione e a raddoppiare le iniziative volte a rafforzare la “cultura digitale” tra le donne (per quanto riguarda gli ambiti della formazione, del livello di occupazione e dell’avanzamento di carriera), si potrebbe raggiungere la parità di genere in 25 anni, anziché nei 50 necessari al ritmo attuale. Nei paesi in via di sviluppo invece, la parità di genere nel mondo del lavoro potrebbe essere raggiunta in 45 anni, contro gli 85 anni al ritmo attuale.

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L’Italia ha buone potenzialità, ma occorre aumentare la ‘cultura digitale’: il nostro paese si posiziona solo al 19° posto – su 26 paesi – nella classifica che combina il valore del digitale rispetto a formazione, lavoro e crescita professionale. Prima dell’Italia troviamo paesi come gli Emirati Arabi Uniti, la Corea, il Giappone o il Brasile. Nonostante questo, il nostro Paese presenta alte potenzialità su cui far leva per sbloccare la parità di genere attraverso il fattore abilitante del “digitale”.

In Italia, sono più gli uomini che le donne a dichiarare di utilizzare strumenti digitali per prepararsi al lavoro e per trovarlo (rispettivamente il 90 e l’83%). Tuttavia la ricerca ha riscontrato che, nel complesso, a parità di preparazione digitale, le donne sono più abili a sfruttarle per trovare lavoro. Circa il 50% del totale degli intervistati – uomini e donne insieme – hanno concordato che le tecnologie digitali rendono loro possibile lavorare da casa; il 42% ha dichiarato che permettono un equilibrio migliore tra vita privata e vita lavorativa; e il 44% ha dichiarato che le tecnologie digitali hanno incrementato la possibilità di trovare opportunità d’impiego.

Infine, anche se un buon livello di competenze digitali aiutano le donne a progredire nella carriera, dalla ricerca emerge che non sono sufficienti a colmare il divario di genere tra i livelli più alti in azienda,  né hanno effetti sulla parità retributiva. Gli uomini restano ancora coloro che in famiglia guadagnano di più. Questo aspetto cambierà man mano che sempre più donne della generazione Millennial entreranno a far parte del management. La ricerca ha rilevato che, in Italia, 7 donne intervistate su 10 della generazione Millennial aspirano a ricoprire posti direttivi.

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