Il servizio email, famoso per avere tra gli utenti anche Snowden, era stato spento nel 2013. Ora fa sentire la sua voce
Da quasi tre anni nessuno può utilizzare Lavabit, la piattaforma di posta elettronica che assicurava (sul serio) i messaggi dagli sguardi indiscreti di agenzie e governi. Non a caso tra i suoi utenti, prima dello scoppio del Datagate, c’era anche Edward Snowden, che ha poi contribuito a far conoscere lo scandalo del monitoraggio senza freni della National Security Agency. Ora la piattaforma, così come fatto da altri illustri colleghi, ha deciso di far sentire una volta ancora la propria voce, appoggiando la causa di Apple nel caso che la contrappone all’FBI.
Caduta e risalita
Sebbene tra i sostenitori della Mela ci siano tutte aziende attive, Lavabit non ha voluto far mancare il sostegno a Cupertino, attraverso le parole di un legale rappresentante della società. Del resto il caso Apple-FBI è molto simile a quello che ha interessato Lavabit. Nell’agosto del 2013, senza alcun avvertimento, il fondatore Ladar Levison spiegò il termine del servizio tramite la homepage dell’azienda, a causa di alcune forzature che il governo statunitense stava portando avanti circa le attività protette dal client. “L’esperienza mi ha fatto capire che senza un’azione congressuale, o un un precedente giuridico, a nessuno conviene affidare i propri dati personali ad un’azienda che risiede fisicamente negli Stati Uniti”. Dopo una serie di battaglie legali, il governo USA era riuscito ad ottenere la fornitura da parte di Lavabit delle chiavi private utili a decriptare i messaggi dei suoi iscritti. Decisione che aveva spinto Levison ad abbandonare il progetto originario e a spingersi in Lavabit Dark Mail Development Initiative”, una nuova piattaforma che promette di riservare sul serio le comunicazioni dei suoi utenti.