Istituti finanziari: in bilico tra innovazione ed eccellenza

Mobile Banking

A cura di Christopher O’Malley, CEO di Compuware

I comportamenti dei consumatori sono stati rivoluzionati dal rapido avanzamento della tecnologia e gli istituti finanziari si sono rapidamente trasformati per tenere il passo con questa evoluzione. Dall’internet banking ai pagamenti tramite mobile, i modi in cui vengono forniti e usufruiti i servizi bancari guidano l’innovazione digitale. Secondo KPMG, il mobile è già il canale bancario principale per la maggior parte delle banche dal punto di vista del volume delle transazioni e “il mobile banking si è evoluto da un semplice approccio reattivo, con servizi basati su SMS, verso offerte personalizzate di fascia alta, come i dispositivi wearable e le app biometriche”. Come si traduce questo profondo cambiamento nell’infrastruttura IT, è possibile conciliare l’agilità che oggi il mercato richiede con la sicurezza e l’affidabilità?

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Le promesse delle architetture distribuite

La velocità con la quale le banche sono cambiate è impressionante, soprattutto se si considera l’età che hanno queste istituzioni: dalle prime banche sorte nel XV secolo per garantire prestiti a tassi ragionevoli, fino ai grandi istituti centrali fondati nell’800’.Uno dei motivi per cui sono sopravvissute nel tempo è proprio la loro capacità di adattarsi e innovare e – non meno importante – aver saputo dare prova di essere stabili, affidabili e sicure.

Da un tempo decisamente meno lungo, ma significativo (circa cinquanta anni) il mainframe è al centro dei sistemi IT degli istituti finanziari; un recente sondaggio ha rivelato che la maggior parte dei CIO (89%) ancora oggi ritiene che il mainframe rappresenterà una risorsa fondamentale per le banche nei prossimi dieci anni.

Nonostante i responsabili IT percepiscano il valore e i vantaggi di questa piattaforma, quando si considerano gli investimenti futuri, i mainframe finiscono spesso in fondo dalla loro lista delle priorità, lasciando il posto ad alternative più “moderne” e attraenti, tra le quali le architetture distribuite.
La saggezza popolare suggerisce di abbandonare il mainframe e migrare tutti i processi verso un ambiente cloud ibrido che combina la capacità delle infrastrutture server dei propri data center con i servizi cloud on-demand forniti dal provider, perché solo questo passaggio renderà gli istituti più agili e a prova di futuro.

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Tutto questo, a mio avviso, rischia però di tradursi in un “falso risparmio” per le istituzioni finanziarie.

Le economie degli ambienti ibridi e mainframe

Un esame rigoroso dell’economia e delle prestazioni dell’IT porta, infatti, a conclusioni molto diverse.
Certo, un ambiente IT ibrido è ottimale per molte organizzazioni, ma, in particolare in ambito bancario, le due piattaforme fondamentali rimangono il mainframe e il cloud. Gli ambienti distribuiti, infatti, spesso si rivelano troppo costosi e finiscono per rappresentare un ostacolo significativo per l’agilità del business.

I costi associati alla realizzazione e gestione delle architetture distribuite, in particolare nel mondo del banking,  tendono a crescere come una spirale: lo dimostra lo studio condotto recentemente da Rubin Worldwide, che ha messo a confronto una banca la cui infrastruttura era pesantemente basata su mainframe con una che si affidava a  commodity-server arrivando alla conclusione  che, nel corso del tempo, la prima aveva raggiunto notevoli vantaggi in termini di costi e prestazioni rispetto alla seconda.
Tutto questo avviene perché i flussi del computing moderno aumentano esponenzialmente, spinti in buona parte dalle transazioni mobile, e la riduzione dei costi dei server commodity non è in grado di tenere il passo con la crescita del mobile.

Qualsiasi professionista che ha lavorato con le piattaforme distribuite, inoltre, è consapevole delle complicazioni che queste presentano: ore e ore dedicate al patch, all’aggiornamento e risoluzione dei problemi, per non parlare della complessità intrinseca nella gestione di un conglomerato estremamente complesso di server, dispositivi di storage, di rete, sistemi operativi, e altri elementi del data center che si sono accumulati nel corso degli anni. È necessario possedere un team con piena padronanza del codice e capacità tecniche elevate per sostenere questi ambienti iper-complessi, che, tra l’altro, non possono essere adeguatamente protetti perché la superficie e la matrice delle minacce si stanno espandendo sempre più oltre il raggio di azione delle difese tradizionali dell’istituto.

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Forse la cosa peggiore di tutte è che i costi incrementali per le nuove applicazioni e i servizi negli ambienti distribuiti sono enormi. Più codice richiede più infrastrutture, che richiedono più personale e più capacità nei data center. Tutto questo si traduce in economie di scala minime. Sul fronte opposto troviamo il mainframe, che offre prestazioni elevate in termini di sicurezza e affidabilità e costi incrementali vicini allo zero.

Cloud e mainframe: verso un futuro sempre più agile

Certamente, anche in ambito bancario diversi processi di business possono essere effettuati utilizzando applicazioni pacchettizzate fornite attraverso il cloud, in cui le economie di scala sono maggiori grazie a investimenti Capex praticamente inesistenti e al continuo aggiornamento delle soluzioni da parte dei fornitori di servizi cloud: mi riferisco alle risorse umane, alla produttività e all’automazione delle vendite, per esempio.

Questo però non vale per tutte le funzioni aziendali; gli ambienti infrastrutturali bancari sono complessi, si sono profondamente evoluti nel tempo e questo comporta che ogni nuova applicazione che viene introdotta debba venire personalizzata per poter lavorare in armonia con l’infrastruttura esistente. Da questo punto di vista, il mainframe rappresenta il supporto migliore per le applicazioni business-critical.

La longevità degli istituti bancari ha permesso loro di raccogliere informazioni e affinare il proprio business. La proprietà intellettuale intrecciata ai processi e alle operazioni commerciali si è consolidata negli anni, allo stesso modo, il codice al centro delle applicazioni mainframe, e oggi ancora in uso, è stato sviluppato, ottimizzato e perfezionato nel corso dei decenni e rappresenta, come attesta la quasi totalità dei CIO del settore (93%), una preziosa proprietà intellettuale dell’azienda.

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Nel mondo finanziario le applicazioni sono spesso uniche: non esistono, infatti, due banche che possiedono la stessa applicazione banking mainframe; queste applicazioni rappresentano un repository inestimabile dal punto di vista del capitale intellettuale, umano e finanziario. Non c’è quindi da meravigliarsi se oggi invece di diminuire, l’utilizzo del mainframe all’interno delle banche cresca in modo costante grazie all’innovazione digitale.

È in un ambiente mainframe e cloud che la logica economica delle due piattaforme assume il suo vero valore e, per poterlo cogliere, le banche dovranno comprendere meglio come le tecnologie mainframe lavorano e come le persone operano in questi ambienti. I responsabili IT della prossima generazione dovranno quindi trovare il modo per colmare il divario che li separa dal team di sviluppo, assicurando che la cultura dell’eccellenza che caratterizza questo settore venga protetta, pur incoraggiando l’innovazione.