Honor 5x la recensione: non chiamatelo low-cost

La declinazione “giovane” del brand Huawei si traduce in terminali di assoluto valore piccoli solo nel prezzo

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Poco più di un mese fa Honor, spin-off di Huawei, presentava il suo 5x. Si tratta di uno smartphone dalle grandi potenzialità, finiture di pregio e funzioni davvero all’avanguardia per la fascia di prezzo nel quale si pone. A differenza degli altri terminali Android presenti in circolazione infatti, porta con sé il sensore di impronte digitali (sul retro come i fratelli Huawei), una buona fotocamera e la personalizzazione del sistema operativo con EMUI 3 che rappresenta una ventata di freschezza in un contesto dominato solo da iOS e Android allo stato puro.

Specifiche tecniche

Ha un display da 5.5 pollici da 1.920 x 1.080 pixel, fotocamera da 13 megapixel, processore Qualcomm Snapdragon 615 (non il massimo), 16 GB di memoria interna con supporto alle microSD (fino a 128 GB), RAM da 3 GB, batteria da 3.000 mAh ed è dual-sim. Come detto, ha il sensore per la lettura delle impronte digitali che è uno dei migliori sinora provati. Complice il posizionamento sotto la fotocamera posteriore e l’avanzata tecnologia con cui è stato sviluppato, il lettore non ha dato praticamente mai segni di mancato riconoscimento, tale da porsi in cima alla concorrenza. I materiali di costruzione sono ottimi e la scelta di un corpo unibody con retro non rimovibile dona un senso di robustezza ed eleganza davvero apprezzabile. Forse pecca un po’ dal lato multimediale, divario maggiore con i modelli Huawei, ma ad un prezzo di circa 250 euro non si può davvero chiedere di meglio.

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