Destra e sinistra addio?

Uguaglianza e crescita

Le categorie “destra” e “sinistra” nate dalla Rivoluzione francese sono state rimpiazzate da quelle nate dalla rivoluzione tecnologica. Analogico e digitale, vecchio e nuovo sono diventati anche i termini della nuova dialettica politica. Da una parte si invoca la collaboration, dall’altra la concertazione. L’era digitale ha le sue tonalità binarie: bianco e nero. E una serie infinita di grigi. Al gessato Confindustria molti preferiscono il funky business in maniche di camicia. La finanza supera l’economia. L’occupazione fa i conti con l’automazione dei processi. Le riforme sono bloccate perché il Paese non riesce a stare dietro a un mondo che gira troppo velocemente. La rivoluzione digitale vale due punti di PIL. Ma dopo le polemiche sulle cifre della crescita e gli arrotondamenti dello zero virgola, siamo sicuri che il prodotto interno lordo sia ancora il KPI giusto per misurare lo sviluppo delle società complesse? Lo scambio di denaro per merci e servizi, prostituzione e droga compresi, può essere il metro giusto con cui valutare lo stato di salute di una società?

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Nel suo libro (Edizioni Landau) Maurizio Pallante, presidente dell’Associazione Movimento per la Decrescita Felice, ci spiega che siamo alla fine di un’era e abbiamo bisogno di un nuovo inizio. Il confronto politico tra destra e sinistra si è sempre svolto a partire da una comune valutazione positiva del modello di produzione industriale. Secondo Pallante, è il momento di intraprendere un percorso politico nuovo, di aprire una nuova fase della storia in cui l’economia non sia più schiava della distopia della crescita infinita. «Ha fallito la visione capitalista della società industriale e ha fallito la visione socialista» – spiega Pallante. «La destra predicava più mercato e la sinistra più stato. Oggi, dobbiamo pensare a una società con meno stato, meno mercato e più scambi basati sulle relazioni umane». Ogni giorno, c’è chi lotta per realizzare i propri sogni e c’è chi alla fine si arrende. Sta tutto qui anche il significato di fare impresa, che non è solo legato al profitto. Oggi, siamo tutti chiamati a essere imprenditori di noi stessi, ma che cosa siamo disposti a cambiare per non rinunciare ai nostri sogni?

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