Colazione da Ketchum…

Brand leader di mercato, opinion leader e social media a confronto sul tema del cibo e del suo futuro

Cibo e comunicazione, ma anche influencer e piattaforme di condivisione. Di tutto questo si è parlato all’incontro organizzato da Ketchum traendo spunto dalla ricerca internazionale “Food 2020” svolta dall’agenzia di relazioni pubbliche “per intercettare e anticipare le tendenze future di settore”, come ha spiegato in apertura il VP e CEO Andrea Cornelli. Il fenomeno emergente è quello dei Food e-Vangelist, e la ricerca si è concentrata in particolare su 11 paesi, intervistando oltre 2.000 di questi esperti del cibo. Il profilo degli “evangelizzatori”, illustrato da Patrizia Martello, Consumer Culture Consultant di Ketchum Italia, corrisponde ad appassionati che condividono il loro interesse anche all’esterno degli ambiti degli “addetti ai lavori”, sono attivi sia on che off-line e approfondiscono i temi legati al cibo o si tengono costantemente informati.

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I Food e-Vangelist stanno diventando mainstream negli ultimi tempi. I comportamenti di questi cultori del cibo si riflettono anche nell’educazione dei loro figli. Nel Regno Unito per esempio i genitori insegnano a cucinare in casa e a essere autonomi quando si tratta di mangiare. In Germania si tende a essere “onnivori” e a sperimentare tutti i sapori. In Spagna si sconsigliano i cibi industriali, negli Usa si cerca la diversità degli alimenti mentre in Italia viene preferito il cibo semplice. Nel nostro paese i figli influenzano le scelte alimentari della famiglia e sono informati anche sulla sicurezza e sulla filiera del cibo. In generale, si assiste a un ritorno del fresco e del locale, che fa infatti registrare un maggior consumo di cibi freschi e prodotti locali, preferiti a quelli industriali. Il locale sta diventando sinonimo di sano e di “premium”. Un’altra caratteristica dei Food e-Vangelist è l’importanza che conferiscono alla relazione personale, diretta, con i produttori, a scapito della mediazione introdotta dalla tecnologia. Gli e-Vangelist comunque cercano informazioni e partecipano attivamente sul web, chiedendo ai brand onestà e trasparenza verso i consumatori. A commentare i risultati della ricerca sono intervenuti importanti ospiti.

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Leonardo Romanelli, critico enogastronomico e giornalista, ha parlato di alcuni valori base per una efficace comunicazione della cultura del cibo: “Ci vuole competenza ma anche la volontà e la capacità di comunicare con il pubblico. Spesso il rischio che si corre è di voler creare come una ‘categoria degli eletti’, sostanzialmente autoreferenziale. Oggi abbiamo nozioni e capacità tecniche per produrre molto cibo e di elevata qualità, ma forse manca ancora la capacità di godere del cibo, che è diverso dalla semplice sazietà”.

Per Raoul Romoli Venturi, responsabile relazioni esterne di Ferrero Spa, gli ingredienti di una buona comunicazione sono un brand che racconta la storia di ogni cibo e rassicura con la propria immagine, ma la cosa fondamentale è che il prodotto piaccia al pubblico. “Trasparenza e capacità di comunicare sono indispensabili, anche e soprattutto quando si tratta di cibi industriali i quali, è bene ricordarlo, spesso sono soggetti a controlli più rigorosi dei prodotti artigianali perché devono soddisfare precisi requisiti di legge. Siamo particolarmente attenti ai prodotti alimentari per bambini, ed è giusto che anche i piccoli siano informati e si incoraggi loro ad avere una cultura del cibo, come appare dai risultati della ricerca illustrati nell’incontro di oggi”.

Gian Luca Ranno, creatore della prima piattaforma di social eating italiana Gnammo, ha spiegato come è nata questa idea e quali sono le sue finalità. “Si tratta di un network per trasferire nell’era dei social media il piacere dell’interazione umana così come è sempre stata, solo in modo che venga facilitata dalle nuove tecnologie. Con il nostro servizio è possibile organizzare eventi conviviali e gustare del buon cibo in compagnia, ma stiamo anche facendo progetti collaborativi tra brand e consumatori per valorizzare il potenziale dei ‘prosumer’, cioè i consumatori che sono anche produttori. Nell’era di Internet il valore dell’esperienza è più importante che mai, e il cibo può essere un formidabile veicolo in questo senso”.

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Per Alessandro Frassica, inventore della paninoteca gourmet Ino, anche il “semplice” panino racchiude tutto un mondo, fatto non solo ovviamente di materie prime ma anche di ciò che vi sta dietro. “La sfida è secondo noi raccontare mondi affascinanti a partire da prodotti semplici, che devono essere non solo buoni ma anche sani. L’onestà e la trasparenza del brand sono un plus-valore che conta oggi come forse mai prima d’ora, ed è importante alimentare la consapevolezza dei consumatori in modo da spingere i produttori a offrire a loro volta cibi all’altezza delle aspettative di un pubblico sempre più esigente…”