Una crescita organica e sempre attenta alla solidità finanziaria. Una forte capacità di innovazione “partecipata” dai clienti. Il system integrator nazionale consolida così la sua affermazione. All’insegna di un’informatica concreta
Quando Data Manager l’aveva presentato in occasione del ventennale dell’azienda, il ritratto del Gruppo R1, anche per l’ambientazione fotografica di quella prima cover story, era immerso in una piacevole atmosfera romana. L’headquarter in un quartiere residenziale della capitale, un fondatore e presidente che prima ancora delle attività di vendita e implementazione di soluzioni informatiche aveva assolto il servizio militare nel primo centro nazionale di calcolo dell’esercito e conosciuto la leale combattività di uno sport, Tae Kwon Do, praticato ad alto livello. Lo spirito, la cura e meticolosità, con cui R1 pilota la propria stabile crescita, sono rimaste immutate in questi due anni. Dopo la lunga e interessante tornata di interviste nella filiale milanese di R1, emerge una realtà che si è totalmente consolidata al Nord. Con il traguardo dei 100 milioni di giro d’affari ormai in vista, (il 2015 si è chiuso con un volume di ordinativi intorno agli 80 milioni e i trend di crescita sono quanto mai stabili, intorno al 15%), e una squadra, anch’essa in crescita, di oltre 200 persone, R1 è entrato a pieno titolo nel ristretto novero di system integrator di dimensioni medio-grandi che si collocano a ridosso delle grandi società multinazionali con un’offerta di servizi e soluzioni di ampio respiro, ritagliata su misura per la voglia di trasformazione digitale delle imprese italiane, anche per progetti che riguardano le attività di quest’ultime all’estero.
Un partner solido
Lo specialista romano si è rafforzato in misura notevole soprattutto nel Nord Italia, grazie a un superbo +45% fatto registrare, secondo il team leader, Gaetano Calleri, dagli ordinativi che afferiscono alla clientela della sede di Milano. Giulio Morandini, l’AD del Gruppo R1, ribadisce questa crescita con giustificato orgoglio. «Sì, il 2015 è stato decisamente positivo e siamo convinti che il mercato italiano richieda aziende solide come la nostra e di dimensioni importanti. Al tempo stesso, R1 sta continuando una sua via alla specializzazione. Non vogliamo essere “tuttologi”, ma crescere attraverso una sempre maggiore verticalizzazione in diversi ambiti di competenza».
Il gruppo – che comprende tre società partecipate e controllate anche se completamente autonome, Eurome, Gway e R1 Property (ma entro quest’anno si aggiungerà un quarto brand, quello dello specialista in digital marketing Trice) – conserva inoltre una caratteristica che la distingue in modo rilevante in un settore dove spesso la crescita dei volumi si accompagna a una maggiore propensione al rischio e alla volatilità: fin dai suoi esordi, R1 ha puntato sulla carta della solidità finanziaria. Un rigore che continua a praticare. «È un aspetto che portiamo avanti da vent’anni» – sottolinea Morandini. «L’anno scorso è stato aumentato il capitale sociale portando il Gruppo a oltre 4 milioni di euro». Ma perché una simile attenzione in un’azienda che opera in ambito tecnologico? «Perché – risponde Morandini – una delle capacità di R1 consiste nel riuscire ad affiancare i clienti anche quando si trovano, come è successo in questi anni difficili per tutti, in una fase di momentanea difficoltà».
Affiancamento tecnologico e non solo
Per questo, aggiunge l’AD, è stata costituita una società come R1 Property, che attraverso le sue formule di locazione operativa consente di fare business innovativo anche quando le condizioni economiche di sistema non sono incoraggianti. Oltre al suo know-how, R1 è in grado di supportare i clienti nell’affrontare un percorso di trasformazione spesso fondamentale per la ripartenza. Per Morandini è una visione etica, oltre che tecnologica, che connota lo spirito con cui R1 e le aziende del gruppo affrontano il loro lavoro. «Vogliamo crescere insieme al mercato» – spiega Morandini. Come si articola l’azione di queste entità, su quali livelli di competenza? «La capogruppo R1 – risponde l’AD – opera come il puro system integrator, realizzando soluzioni di infrastruttura, applicazioni sicurezza, rete, strategie di outsourcing in partnership con i grandi vendor del settore. Eurome si focalizza invece sull’office automation, la multimedialità, la dematerializzazione, con tutti i servizi associati. Parliamo di asset e facility management, ma anche di document processing, un’attività per cui Eurome può far leva su una valida soluzione proprietaria. Poi c’è Gway, che si occupa di tutta la parte consulenziale e di sviluppo applicativo, gestione di processo, compliance, legal IT. Gli obiettivi sono sempre molto concreti. «Vogliamo davvero incidere sulla produttività delle aziende che si rivolgono a noi, per ottimizzare e snellire i loro processi, riducendone i costi».
Un mercato eterogeneo
Forte della sua capillare capacità di presidio territoriale, R1 si rivolge a una gamma eterogenea di imprese. Se per Calleri, la sede milanese si concentra inevitabilmente in segmenti come il finanziario assicurativo, le telecomunicazioni, l’editoria e tutto il terziario, a livello nazionale la società vanta casi di successo in comparti molto diversificati. Tra i suoi clienti troviamo per esempio il Senato della Repubblica, che a R1 ha affidato il rifacimento e il mantenimento dei suoi due data center e il Politecnico di Milano per conto del quale il Gruppo gestisce parte dello sviluppo applicativo. Nel ramo assicurativo, troviamo Helvetia, per la gestione relativa a parte dell’infrastruttura e allo sviluppo dell’immagine web. R1 ha in carico anche l’esercizio dell’infrastruttura di ALD Automotive, una delle prime realtà in un mercato in grande espansione come il nolo e la gestione delle flotte di veicoli aziendali. Lo stesso vale per un big del settore utility come GSE, che ha scelto le aziende di R1 per lo sviluppo dei suoi portali strategici. Morandini non intende allentare questa spinta di graduale espansione, convinto che «in Italia, soprattutto nel segmento di imprese medie e medio-grandi verso cui ci rivolgiamo, c’è ancora tanto lavoro da fare. Cresceremo fidelizzando nuovi clienti, certamente, ma anche rafforzando ulteriormente la collaborazione con gli interlocutori attuali e promuovendo attività di cross selling per supportare le altre funzioni aziendali dei nostri clienti». Il responsabile dell’azienda R1 è molto fiducioso sulle potenzialità del gruppo per questo 2016. «Oggi, gli integratori sono chiamati a dedicarsi sempre di più al business del cliente, capirne i funzionamenti interni, lavorando a stretto contatto con chi ha la vision dell’azienda stessa. Il nostro tradizionale referente, il CIO, si sta affrancando da una cultura che vedeva l’informatica come voce di costo, per diventare sempre più un centro di produzione. Gli stessi budget legati all’IT diventano più autonomi e connessi alle funzioni di business. Noi cerchiamo di incoraggiare il mercato ad assecondare questo cambiamento e a viverlo anche in termini di nuove tecnologie e nuove opportunità». In questo, R1 non sembra porsi limiti particolari, almeno in termini di competenze e capacità di verticalizzarsi sui diversi aspetti della digital transformation verso un business innovativo e ispirato ai criteri mobile e social della cosiddetta Terza Piattaforma. Morandini lascia intendere che R1 potrebbe prendere per la prima volta in considerazione una strategia di crescita per acquisizione, «anche se scelte di questo tipo devono essere soppesate con grande attenzione per essere certi di metabolizzare al meglio le nuove competenze acquisite».
Per il momento, il modello di crescita organica adottato fin dagli esordi ha funzionato bene. Non fa eccezione la nuova realtà, Trice, che in questi ultimi dodici mesi R1 ha incubato al proprio interno, in base a un concetto di spin-off, un gruppo di lavoro focalizzato su uno specifico know-how (nel suo caso, la comunicazione multimediale e il social marketing). Come è avvenuto in passato con le altre aziende del Gruppo, il nuovo brand nel 2016 diventerà a tutti gli effetti parte della “rete” R1. «Trice ha dimostrato di avere qualità e competenze che integrano molto bene le nostre capacità attuali. La sua formale acquisizione consentirà al gruppo di valorizzare ulteriormente tali competenze» – spiega Morandini. «Con l’inserimento di una realtà giovane e dinamica, che ha già una forte dimestichezza con tecnologie “business oriented”, disponiamo di tutti gli elementi necessari per portare avanti il nostro piano di crescita, per questo nuovo anno e non solo».
Milano esponenziale
L’azione di R1 nella sua sede di Milano – che si appresta a celebrare il decimo anniversario – non è avulsa dalle specificità di un contesto «diverso per tradizione e cultura da quello romano» – riconosce Gaetano Calleri. «In tutte le organizzazioni articolate su più sedi – aggiunge il responsabile del team milanese – è del tutto normale operare lasciandosi in parte influenzare anche da fattori per così dire “ambientali”. «Ma le linee generali restano quelle fissate dal presidente di R1, Giancarlo Stoppaccioli e dal suo board. Noi abbiamo sposato completamente le linee commerciali del gruppo e infatti risultiamo vincenti, a Roma come a Milano, dove abbiamo registrato una crescita esponenziale nel 2015». Calleri attribuisce il successo di R1 a Milano anche al messaggio che l’azienda è riuscita a dare all’esterno. «Il terreno qui è sicuramente fertile, ma anche noi siamo stati capaci di presentarci come una realtà ben strutturata». All’inizio – sorride Calleri – «eravamo percepiti quasi come una startup». E qual è il segreto di questa maturazione? «Quello che distingue tutto il gruppo» – risponde Calleri. «Siamo una vera squadra. C’è sempre una grande sinergia, nessuna competizione interna. Altrove, mi sembra di vedere un forte individualismo. Qui in R1, c’è lo spirito opposto: nessun “fenomeno”, solo un grande lavoro di formazione, coinvolgimento dei giovani, ricerca di soluzioni nuove».
Questo spirito, secondo Calleri, consente a R1 di ottenere una buona replicabilità delle soluzioni tecnologiche messe a punto a beneficio del cliente, perché tutto si basa su una costante messa a fattor comune del lavoro svolto. Al tempo stesso, la capacità di immedesimarsi nelle situazioni dei clienti permette di rivestire ogni soluzione dei necessari elementi di specificità e personalizzazione “su misura”. Insieme a “stabilità”, “condivisione”, è un’altra delle parole chiave che identifica in modo efficace il ruolo di R1 sul mercato dell’innovazione. Anticipando le parole di Alessandra Bossi, marketing coordinator negli uffici di Milano, Calleri si sofferma su un aspetto particolare della già citata capacità di “messa a fattor comune”. «È raro – afferma per esempio il responsabile di Milano – incontrare system integrator impegnati nel favorire uno scambio continuo di informazioni e know-how tra i decisori dello stesso settore, utilizzando strumenti come eventi partecipati, tavole rotonde e laboratori con una frequenza elevata. È un discorso che va oltre la semplice competizione tra aziende: lo scopo è parlare di soluzioni, far capire come un progetto implementato per un cliente possa essere vantaggioso per qualcun altro».
Capacità di progetto
Pur avendo a che fare con un mercato ampio e diversificato, l’offerta verso l’area del Nord Italia è molto omogenea. Certo, come si è già visto, le caratteristiche dell’imprenditoria settentrionale, la forza di un settore finanziario che tra l’altro Calleri considera come un precursore ideale quando si tratta di innovazione, si sentono tutte. «Ed è un bene che sia così, il mondo bancario è pur sempre la base dell’economia. Vale anche per l’information technology, in tutte le sue articolazioni, dalla sicurezza al marketing: una grande scuola per tutti i settori». Un altro fattore è la vicinanza logistica con tutti i vendor e i partner tecnologici, che permette lo sviluppo di nuove opportunità di business in modo «più smart», come dice Calleri. «Dopo gli ottimi risultati del 2015, l’obiettivo entro i prossimi due anni è quello di raggiungere una sostanziale parità di volume d’affari tra Milano e Roma. Il raggio d’azione sarà posizionato sempre sul territorio lombardo, in quanto ci permette di garantire una presenza fisica ai nostri interlocutori». Per centrare i suoi obiettivi a breve termine, R1 intende però rafforzare la sua squadra anche a Milano. «Presto si aggiungeranno molte nuove risorse. Stiamo pensando di sviluppare uno specifico segmento rivolto alle gare di appalto, acquisendo nuove competenze in materia di project e legal management».
Con Giorgio Marinelli e Felice Leone il nostro racconto entra nel dettaglio delle attività di Eurome e Gway, le due società indipendenti di cui i due manager sono amministratori unici. Per certi versi, Eurome eredita quelle che erano le originarie funzioni di R1 nel settore della commercializzazione di sistemi informatici distribuiti. «Continuiamo a fornire ai nostri clienti tutto ciò che va dallo smartphone alla workstation, cercando ogni volta di individuare le soluzioni giuste» – esordisce Marinelli. «Ma non ci limitiamo a questo: Eurome gestisce soprattutto la parte di governo, supporto e gestione di queste infrastrutture, abbinando le soluzioni che permettono al cliente di semplificare e snellire i propri processi interni». Oggi, secondo il responsabile di Eurome, è importante guardare anche agli aspetti di un’attrezzatura informatica che un tempo forse era più neutra rispetto agli obiettivi per cui l’hardware veniva acquistato. «In confronto ai player più tradizionali, ci differenzia la capacità di seguire da vicino l’evoluzione dei sistemi e di offrire contestualmente le soluzioni che modificano e rendono più efficiente il lavoro in ufficio». Marinelli si riferisce all’ampio catalogo Eurome di soluzioni, il facility o il project management, i sistemi per la gestione “geografica” delle informazioni, l’archiviazione documentale, l’energy management, ma anche la gestione delle SIM nei telefoni aziendali, la comunicazione multimediale e il workflow management.
Eurome, tutto per il workplace
Un altro punto di forza dell’azienda, aggiunge l’amministratore di Eurome, è l’esteso ecosistema di partner di cui l’azienda può avvalersi per assicurare ai suoi clienti la necessaria prossimità nella fase di progettazione e implementazione delle soluzioni. «Una rete, in costante contatto con una squadra commerciale di oltre trenta persone che Eurome condivide con le altre società del Gruppo». Visti i dati di crescita – che secondo Marinelli sono in linea con quelli che caratterizzano l’azione di R1 nel suo insieme – Eurome scommette su un 2016 altrettanto positivo. Anche qui lo spettro della clientela è molto ampio, con alcune punte di rilievo in settori come il finance, il lusso, l’industria manifatturiera e la sanità. In funzione delle ultime indicazioni di mercato – che dopo gli anni di grande successo delle soluzioni centrate sui terminali mobili e i tablet vedono un buon ritorno di attenzione nei confronti dei terminali per il posto di lavoro – conclude Marinelli – Eurome intende potenziare l’offerta nel segmento workplace management sia on-premises sia in modalità SaaS. «Workplace e facility management – tra i nostri clienti abbiamo per esempio il ramo assicurativo di Poste Italiane, Poste Vita – sono soluzioni che ci consentono di integrarci bene rispetto ad altre offerte del Gruppo. Per questo, continueremo a investire sulle nostre soluzioni e sulla formazione delle risorse che rappresentano il front-end verso i clienti finali, anche tenendo conto delle diversità che caratterizzano quest’ultimo a livello geografico». Felice Leone ha una definizione stringata ed efficace della mission di Gway, la società amministrata dal giovane manager. «Il nostro obiettivo è semplice, vogliamo rendere produttivi e compliant i dati e le informazioni generati dalle aziende che si affidano ai nostri sviluppatori e consulenti». Per essere ancora più efficace, Gway ha scelto di strutturarsi al proprio interno in base a cinque business unit centrate sulle aree di sviluppo applicativo, compliance legale e sicurezza, gestione del database, formazione e progettazione e realizzazione di sistemi gestionali.
La Gway che porta alla trasformazione
«Nella sua azione, Gway non ha mai voluto focalizzarsi in modo univoco su specifiche piattaforme e ambienti» – sottolinea ancora Leone. «Qui convivono felicemente anime molto diverse. Riusciamo per esempio a coniugare l’expertise accumulata sul middleware Oracle con un’approfondita conoscenza in materia di Microsoft Dynamics e degli ambienti open. Naturalmente, l’idea è di affiancare in misura crescente a un’offerta che oggi può essere definita tradizionale, soluzioni realizzate secondo i modelli IaaS e SaaS tipici del cloud computing, che si sta finalmente affermando anche in Italia». Queste modalità, osserva Leone, vengono pienamente incontro all’esigenza – avvertita dalle aziende di tutti i settori – «di accorciare molto il ciclo di sviluppo e implementazione delle soluzioni, riducendo al tempo stesso la dipendenza da investimenti in risorse di calcolo troppo rigide».
Tra i suoi fattori differenzianti, Gway annovera – a giudizio del suo amministratore – una marcata capacità di definire percorsi multidisciplinari alla risoluzione delle problematiche dei clienti. «Riusciamo a coordinare in modo molto efficace i diversi ambiti consulenziali, come la sicurezza e il legal, intorno alle nostre competenze verticali. L’approccio realmente olistico al dato è sempre stato una realtà, anche grazie alla nostra solidità sul piano metodologico attraverso la rigorosa adozione di criteri ITIL, per esempio». E Leone dice di intravedere «un futuro roseo» per Gway insieme a tutto il gruppo R1, «se questa saprà essere l’azienda d’avanguardia che stiamo progettando, anche attraverso un nuovo piano di assunzioni orientate soprattutto a coprire le aree del project management e dello sviluppo applicativo». Gli obiettivi di espansione sono in linea con quelli di gruppo, forse addirittura più ambiziosi per una realtà che articola i propri piani attraverso le singole business unit, ciascuna responsabile di un preciso obiettivo di fatturato.
Market share di tutto rispetto
«È presto per sbilanciarsi, considerando che Gway ha appena varato un piano industriale che si concluderà nel 2018. Ma se la trasformazione in chiave digitale che sta investendo l’Italia, pubblica amministrazione inclusa, troverà conferma, questa è un’azienda che può puntare a un market share importante del valore del comparto software e servizi a livello nazionale». In considerazione di questo potenziale, Leone trova ulteriori motivi di soddisfazione nella costanza con cui Gway ha coltivato le proprie risorse rinunciando a politiche di delocalizzazione e decentramento delle attività di sviluppo. E non si tratta solo di contrastare il fenomeno della fuga dei cervelli. «Rispetto a multinazionali del settore, Gway offre capacità di ascolto ed è più partecipe delle esigenze dei clienti e dei percorsi da condividere con loro, offrendo soluzioni che abbinano un’alta capacità professionale alla creatività tipicamente italiana». Infine, tra i comparti più vivaci, Leone cita sicuramente il finanziario, il retail e, in particolare al Nord, il fashion e la produzione di lusso. «Sono tutti settori dove è forte la consapevolezza che una consulenza tecnologica efficace può stimolare la crescita». Ma Leone osserva parallelamente anche un forte risveglio in tutto il comparto delle soluzioni per la PAC, che contribuisce al suo generale ottimismo. Il compito di tradurre questo ottimismo in affermazione sul mercato è condiviso, oltre che dai reparti che presidiano la progettazione, lo sviluppo e la vendita di soluzione, anche dall’agguerrita squadra incaricata delle strategie di marketing del gruppo.
«Questo è sempre stato un elemento fondamentale della filosofia di R1» – ribadisce Alessandra Bossi, marketing coordinator. Un’attività, quella della comunicazione, sulla quale R1 investe molto e che fa affidamento, accanto ai tradizionali strumenti, a una policy di vero e proprio coinvolgimento di partner e decisori in una continua rete di scambio di esperienze, esigenze e soluzioni. Per favorire questo dialogo ravvicinato, R1 si avvale soprattutto di eventi, tavole rotonde e laboratori tecnologici in cui mettere in costante confronto l’offerta tecnologica e le concrete esigenze dell’impresa. «Sono iniziative che stiamo cercando di verticalizzare in modo sempre più efficace sui diversi settori, per assicurare un’informazione mirata» – spiega Alessandra Bossi. Da questi incontri, prosegue la coordinatrice marketing, emerge sempre più definito il cambiamento che la figura del responsabile tecnologico assume al centro della sua organizzazione. L’obiettivo è quello di far percepire l’IT come uno strumento abilitante, non come centro di costo. «Oggi, i CIO che partecipano ai nostri incontri ci chiedono espressamente di aiutarli a cambiare la cultura tecnologica aziendale. R1 risponde organizzando anche eventi studiati appositamente per gli amministratori delegati e tutti gli altri manager che partecipano alle decisioni in materia di soluzioni informatiche».
Benvenuta Trice!
Anche considerando le dimensioni nazionali e l’ampiezza dell’offering del gruppo, l’attività di autentica “formazione” del mercato svolta dal team R1 è sorprendente. «Siamo molto focalizzati sull’organizzazione dei nostri laboratori che vengono gestiti direttamente dai nostri specialist interni, al fine di proporre al mercato le nostre competenze, facendo toccare con mano le ultime tecnologie» – afferma Alessandra Bossi. Nell’anno appena concluso sono state organizzate quasi centoventi iniziative che hanno visto coinvolti decisori, partner e vendor che con R1 condividono una strategia di co-marketing. Se gli eventi hanno lo scopo di presentare la tecnologia in contesti alternativi e coinvolgenti, dove poter coltivare la relazione con il decisionale, R1 è molto presente sui principali canali social – Facebook, Twitter e LinkedIn – e, caso abbastanza unico in questo settore, la comunicazione con il mercato utilizza anche l’inedito strumento dei gruppi WhatsApp. «Lo sappiamo, questi canali partecipati sono molto delicati in termini di effetti positivi e negativi» – riconosce Bossi. Ma continuiamo a coltivare molto il concetto di referenza attiva, anche attraverso un lavoro di elaborazione di case study che stiamo portando avanti, suddividendo i progetti per settore di mercato e per ambito tecnologico, che verranno condivisi sui nostri social con l’obiettivo di farci conoscere dai nostri interlocutori anche attraverso i progetti realizzati. Da questa forte propensione alla comunicazione, nasce anche la nuova esperienza di Trice: un esperimento lanciato alla fine del 2014, con un team relativamente piccolo e un development manager, focalizzati sullo sviluppo di soluzioni di digital marketing, IoT, interaction design e comunicazione digitale. «L’intuizione di Trice deriva da uno studio sulla crescente convergenza tra iniziative IT e marketing. Oggi, le aziende – non solo B2C – ricorrono sempre più alle tecnologie per le loro attività di comunicazione. Da qui, la specialità di Trice in una comunicazione digitale e interattiva» – racconta Alessandra Bossi. E così, al termine del primo anno, Trice ha registrato un fatturato di circa due milioni di euro con case study di restyle web, sviluppo app, digital signage, comunicazione interattiva. Dopo essere stata la protagonista del tradizionale evento natalizio del Gruppo, dove la “startup” è stata presentata ufficialmente, adesso Trice si appresta a diventare il quarto brand di R1 e – secondo Bossi – avrà un ruolo importante nella strategia di ampliamento dell’offerta verso tutte le funzioni delle aziende che hanno scelto o sceglieranno il Gruppo R1 anche come un compagno affidabile e creativo del loro viaggio verso la digital transformation.
Foto di Gabriele Sandrini
R1, software e servizi sfiorano quota 30
Il board del Gruppo R1 ribadisce la mission e rivede al rialzo le cifre appena pubblicate dalla Top 100 di Data Manager per il 2014
Ha qualcosa da aggiungere, Giulio Morandini, al termine della lunga intervista per la realizzazione della Cover Story dedicata a R1. L’amministratore delegato del system integrator nazionale vuole chiarire meglio l’impatto che l’assetto societario del Gruppo, con l’evoluzione degli ultimi due anni, influisce sui numeri che esprimono il valore delle attività che l’azienda genera nel comparto software e servizi. «Molti nostri clienti ci hanno fatto i complimenti per l’ingresso nell’ultima classifica di Data Manager con i principali software vendor italiani, ma mi sembra utile fornire qualche dettaglio in più, per spiegare meglio anche alcuni aspetti della nostra struttura e del relativo posizionamento sul mercato». A partire dal 2014, sui valori conseguiti a livello di gruppo per la componente software e servizi – all’incirca 29 milioni di euro per l’anno appena citato – influiscono, secondo Morandini, le decisioni prese dal board della società, in particolare in merito agli assetti delle due aziende controllate da R1, Gway e Eurome. Senza tener conto di questo fattore, sottolinea Morandini, si rischia infatti di sottovalutare il ranking di R1.
«Nel 2014, R1 ha sicuramente consolidato il suo fatturato alla voce software, crescendo sensibilmente. Ma in questo stesso anno il gruppo ha diversificato molto il suo business, acquisendo il controllo di Gway e sviluppando le attività di servizio erogate da Eurome, la sua azienda di office automation». In questa fase, prosegue Morandini, R1 ha delegato a Gway tutta la parte di sviluppo delle soluzioni da lei integrate, che rappresenta una quota non trascurabile del valore generato. Lo stesso vale per Eurome, che ha preso in mano diverse soluzioni applicative proprietarie del gruppo per alimentare una fase evolutiva che ha dato luogo a una azienda molto diversa rispetto all’originario fornitore di hardware e prodotti ICT. «Se andiamo a consolidare sotto un’unica voce tutto il valore generato così ripartito, si arriva a una cifra più elevata ma anche più realistica – conclude Morandini». Secondo l’AD, è opportuno tenere in considerazione il fatto che R1 si muove sul mercato come un gruppo. «Perché se è vero che Gway e Eurome agiscono come brand indipendenti, il controllo e la direzione strategica sono interamente affidati a R1».
«Nel 2014, R1 è cresciuta e nel successivo 2015 il trend positivo si è ulteriormente accentuato, sempre per la parte che riguarda le soluzioni applicative. Anche perché stiamo potenziando molto l’aspetto dei servizi, senza per questo rinunciare alla vendita di infrastruttura» osserva Giancarlo Stoppaccioli, presidente del Gruppo R1. «Piuttosto, la tendenza è di rivestire il cosiddetto “ferro” con soluzioni e servizi a corredo, spesso partendo da questi ultimi e facendo leva sulla capacità di rinnovamento dei processi per accelerare l’adozione di tecnologie più avanzate». Il valore complessivo di R1, conclude Stoppaccioli, continua a crescere e questo consente al gruppo di reinvestire in nuove competenze, formazione dei collaboratori, iniziative di marketing. «Non abbiamo ancora finalizzato il bilancio ma la cifra che verrà riportata per il 2015 alla voce software e servizi sarà nei dintorni dei 35 milioni, con una ulteriore significativa crescita rispetto al 2014». Il board del Gruppo R1 prosegue la sua azione volta allo sviluppo del business dell’azienda monitorandone tutti i processi interni. Formazione e valorizzazione delle risorse, solidità finanziaria e sviluppo del network costituiscono i cavalli di battaglia della crescita del Gruppo. «La strategia adottata prevede una condivisione delle esigenze di mercato e successiva proposizione di soluzioni tecnologiche all’avanguardia che contribuiscano allo sviluppo del business delle aziende», conclude Stoppaccioli.