Dedicato a tutti i genitori che lavorano troppo, o sono sempre troppo impegnati, e che non riescono a rimanere sempre aggiornati su quello che sta accadendo online.
“Non siete da soli, siamo in tanti!,” dichiara Giorgio Bramati, consumer partner manager di Intel Security, “La vita familiare si muove alla velocità della luce e la tecnologia sembra cambiare ogni poche ore. Come stare al passo? La buona notizia è che non dobbiamo preoccuparci, dobbiamo fermarci un attimo e trovare il tempo per informarci. Per iniziare, abbiamo raccolto alcune informazioni importanti per mantenere un adeguata sicurezza online per tutta la famiglia.”
Nuova App Blindspot potrebbe significare guai
Blindspot è un’app che si ha avuto molto successo in Medio Oriente, tra gli adolescenti, e che sta iniziando ad essere sempre più scaricata anche nel resto del mondo. Originariamente concepita come un’altra app per aiutare i bambini a connettersi in modo divertente, l’applicazione ha deviato il proprio corso e, fuori controllo, ha lasciato spazio a espressioni di odio e cyberbullismo. Principalmente per il fatto che gli utenti possono creare account anonimi. Dal suo lancio, l’applicazione è stata osservata da genitori, educatori e legislatori, come si legga in questo articolo recentemente pubblicato sul Washington Post.
Ragazze unite in un video contro il Cyberbullismo
Questo video va guardato con la propria famiglia. La studentessa delle superori Lauren Brocious, 17enne di Winchester, Virginia ha realizzato un video in risposta a un’amica vittima di cyberbullismo. La campagna anti-bullismo, dal titolo “#labels,” è una vittoria per i ragazzi che lottano per mantenere la propria identità e il proprio valore intatti nello spazio on-line, con saggezza: “Se ricominciamo ad amare noi stessi, le parole negative che gli altri dicono di noi diventiamo irrilevanti”, e “Dobbiamo smettere di definire noi stessi con le parole di altre persone, invece che con le nostre.”
Studio: dipendenza da pornografia in età scolare
Un recente studio condotto da ChildLine (NSPCC), società impegnata nella prevenzione della crudeltà sui bambini, ha rivelato che il 10% dei 12-13 anni di età la potrebbero essere dipendenti da pornografia, i dati sono stati riportati da un servizio realizzato dalla BBC. Uno su cinque tra i quasi 700 giovani intervistati ha dichiarato di aver visto immagini pornografiche e di esserne rimasto sconvolto. Il 12% ha dichiarato di aver preso parte o aver realizzato, un video con contenuti sessualmente espliciti. Il report ha rivelato, inoltre, che la visione di materiali pornografici è “una parte della vita di tutti i giorni” per molti bambini. Molto dipende dalla facilità di accedere online a tantissimo materiale vietato ai minori, molto anche da una carenza di sensibilizzazione e informazione.
Mobile Forensics è reale: quello che le famiglie devono sapere
Sul YouSphere è stato pubblicato un post di Mary Kay Hoal che rivela esattamente quali dati possono essere raccolti dal telefono di chiunque. Il post è una grande lettura per i genitori e per i ragazzi, e spiega bene ancora una volta che nulla di quanto è stato postato o condiviso online è privato o temporaneo – niente. Certamente la maggior parte di noi non si troverà ami nella situazione in cui la legge sta eseguendo digital forensics sui nostri telefoni, ma sarebbe bene che ci fermassimo a pensare che ogni testo, se pubblicato in un social media, ogni foto, e sì, anche su SnapChats (che non cancella mai veramente) possono essere raccolti.
Proposta di legge per inserire i Social Media nelle scuole
Una proposta di legge presentata nello Stato di Washington avrebbe voluto inserire l’insegnamento di social media obbligatorio per gli studenti. In base alla legge, promossa dal Senatore Marko Liias di Washington, gli studenti avrebbero ricevuto un migliore orientamento e gli strumenti per gestire con intelligenza e in sicurezza i propri account di comunicazione e social media. Il New Jersey è il primo stato ad attuare una simile legislazione.
“Come genitori dobbiamo impegnarci a parlare frequentemente e in modo chiaro e aperto con i nostri figli relativamente al loro comportamento online, evidenziano sia i rischi che i benefici”, conclude Giorgio Bramati. “La comunicazione trasparente può aiutare a rafforzare il sentimento di fiducia tra genitori e figli, e soprattutto può incoraggiare i ragazzi a condividere più informazioni sulle loro interazioni online e ad avvisare i genitori quando si imbattono in attività o conversazioni sospette. Ecco alcuni suggerimenti per una maggiore sicurezza online.”
“Essere connessi” con i propri figli
Parlare casualmente e spesso a proposito dei rischi online, e assicurarsi che i canali di comunicazione siano aperti. Incoraggiare discussioni prendendo spunto da ciò che si legge sui giornali o quello che avviene a scuola.
Stabilire delle regole per le password
Per cameratismo o per fiducia, gli adolescenti tendono a condividere le proprie password dei social media con amici o conoscenti. Amici o no, questa è un’abitudine pericolosa. Fissare una punizione se questa regola viene infranta.
Leggere le recensioni delle App
Consultando le informazioni delle app, sui limiti di età (i gradi sono: per tutti, maturità bassa, media, o alta) e le recensioni dei clienti su una app, si sarà in grado di comprendere se l’app è adatta o meno ai propri figli.
Avere l’accesso
I genitori dovrebbero avere le password degli account social dei figli e i codici di accesso ai loro dispositivi.
Essere tecnologicamente aggiornati
Rimanere un passo avanti ed essere aggiornati sui vari dispositivi che i propri figli utilizzano, sui social network più in voga. Anche se non è indispensabile creare un account, è importante capire come funzionano e se i propri figli vi accedono.