Come gestire al meglio le reti enterprise in tre passi chiave

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Razionalizzare, convergere, virtualizzare e automatizzare. Dopo il boom del cloud, il grande interesse – e il relativo business – che si è creato intorno alle architetture e tecnologie cloud sta facendo riflettere sulle logiche e i processi aziendali che gravitano intorno all’ICT, e quindi anche sul tema della gestione della rete

Che il cloud non sia solo più una moda, ma una solida realtà lo dimostra anche la richiesta di personale qualificato, o anche solo da formare, in tale ambito. Un esempio recente in tal senso è l’annuncio di Microsoft dello scorso ottobre quando, attraverso un comunicato stampa, ha dichiarato l’intenzione di attivare nuovi posti di lavoro in Europa entro il 2016 da dedicare allo sviluppo di soluzioni e progetti basati sulla loro piattaforma Cloud Microsoft Azure, in particolare con l’inserimento di 350 persone, da trovare sia tra neoassunti sia tra specializzati, di cui ben 50 in Italia.

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Questa scelta si spiega facilmente con il fatto che i conti di Microsoft, presentati nell’ultima trimestrale, hanno retto proprio grazie alle vendite del cloud e dei servizi, mentre il settore “tradizionale” (personal computing, Xbox…) è andato sotto di un ben -17%.

Del resto il fenomeno del cloud sta interessando tutto il mercato ICT anche in Italia, lo dimostra statisticamente l’ultimo Rapporto 2015 di Assintel, l’associazione nazionale delle imprese ICT, che ha commissionato uno specifico studio a NEXTVALUE. Dallo studio, si evince che, in un contesto generale di mercato dell’information technology che finalmente torna a crescere dell’1,7%, la ripresa è trainata soprattutto da alcuni “cavalli vincenti” dell’area del software, in particolare proprio del cloud che cresce a due belle cifre (20%) insieme ad altre realtà quali IoT (+16,7%), business intelligence, analytics e big data (+7,3%). Interessante anche notare che la spesa in IT cresce oltre il 3% nelle medie e grandi imprese, mentre all’inverso assistiamo ancora a una contrazione nel segmento consumer (-1,1%) e in modo più accentuato nella PA (sotto il -2%).

Storicamente il cloud, inteso come virtualizzazione delle risorse dei data center e quindi del loro consolidamento, è nato dalle esigenze di riduzione dei costi, trovando attenzione massima in tal senso all’interno di una sfavorevole congiuntura economica, e solo ultimamente sta diventando un paradigma teso invece allo sviluppo, in grado di indirizzare nuovi modelli di business – anche molto disruptive – in tema di piattaforma e di disponibilità di nuove applicazioni. Parrebbe invece mancare una “copertura” cloud nei livelli più bassi della “pila”, ovvero nella cosiddetta rete, che è però base vitale e irrinunciabile per il mondo digitale. Possono quindi le reti continuare a rimanere ancorate verso un approccio “tradizionale”, pur promettendo comunque un’evoluzione tecnica in termini di scalabilità, performance e attenzione alla qualità, come siamo stati finora abituati a vedere? Il buon senso e la logica direbbero di no, anche se difficoltà tecniche e architetturali nel virtualizzare la rete non sono di certo banali. La spinta a superare queste complessità – però – esiste e il percorso verso l’allargamento della virtualizzazione della rete è già stato avviato, in particolare nei suoi elementi di gestione, trasporto e di interfaccia verso i livelli superiori, con paradigmi che promettono di rendere la rete sempre più “liquida”.

In particolare, con l’introduzione di piattaforme software-defined network (SDN) – con la promessa di virtualizzazione attraverso il paradigma di network function virtualization (NFV) – e di nuovi modelli che alcuni chiamano rivoluzionari. Il fatto che non siamo più “all’accademia”, ma all’interno di un iter che odora di “business”, lo dimostra il fatto che sono state avviate due organizzazioni internazionali che ne potranno guidare sviluppo e standardizzazione: la ONF (Open Networking Foundation) e l’ETSI NFV ISG (Industry Specification Group).

Ma cosa sono SDN e NFV?

SDN (acronimo di software-defined networking) è di fatto la promessa di un nuovo modo di gestire la rete, introducendo il concetto di virtualizzazione – oramai maturo in ambiente informatico – nella rete, ovvero proponendo un’architettura tale da separare la tematica del controllo rispetto a quelle delle funzionalità, aumentandone le flessibilità.

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NFV (acronimo di network function virtualization) è lo sviluppo di opportune tecnologie atte a virtualizzare le funzioni dei nodi di rete in modo che possano essere collegati insieme per creare servizi di comunicazione. Si tratta di un paradigma, o meglio un “ecosistema”, che aiuterebbe ad “avvicinare” la rete alle applicazioni, tanto che alcuni dicono che potrebbe rappresentare uno dei cambiamenti più significativi degli ultimi venti anni per l’industria delle telecomunicazioni. Per affrontare la crescita della telefonia fissa, mobile e del traffico indotto dal fenomeno dell’IoT, gli operatori europei stanno inventando nuove tecnologie e standard, traendo ispirazione da tecnologie altamente ottimizzate e progetti di business dei loro diretti competitor del cloud. La grande potenzialità di queste nuove tecnologie si desume in modo oggettivo da un recente report realizzato in modo congiunto da Arthur D. Little – leader del management consulting globale – e dai Bell Labs, che ha analizzato le prospettive del nuovo scenario prendendo in esame 35 operatori di telecomunicazioni europei che, facendo riferimento ai dati di bilancio 2013, hanno prodotto ricavi per 250 miliardi e investito per 150 miliardi di euro.

Dai dati dello studio, si ricava che attraverso SDN e NFV si possa addirittura aspirare a “rimodellare il futuro” perché, attraverso queste tecnologie, si prevedono enormi impatti in termini di efficienza per le telco. Si tratta di ben 14 miliardi di euro all’anno nel solo ambito delle tecnologie di rete, che possono però arrivare addirittura fino a 39 miliardi complessivi all’anno grazie alle promesse di ottimizzazione dei processi, in termini sia di automazione sia di semplificazione.

L’analisi suggerisce anche alcuni passi fondamentali affinché le telco possano sfruttare al meglio questa grande opportunità. Il primo passo è di “muoversi presto e con determinazione per riposizionarsi quale operatore delle telecomunicazioni”. Questo perché l’evoluzione digitale di questi ultimi anni dimostra come sia possibile che il business tradizionale delle telco possa venir eroso da concorrenti completamente nuovi e inaspettati, che introducono nuovi modelli di business di tipo “disruptive”. Il secondo passo consiste nel “condividere la creazione del futuro con i principali clienti e partner”. è necessario lavorare verso la creazione di un “ecosistema”, superando i vincoli e gli approcci tradizionali che invece sono indirizzati verso un mondo più chiuso. Il suggerimento è quindi quello di tendere a una comunione d’intenti, magari formando anche organizzazioni ad hoc, per facilitare accordi o scambi di servizi tra i differenti operatori, stimolando contemporaneamente lo sviluppo di nuovi standard di interoperabilità. Il terzo passo è quello di “razionalizzare, convergere, virtualizzare e automatizzare”. In altre parole, si tratta di superare le logiche delle reti “legacy” verso una trasformazione radicale sulle architetture, comunque convergenti verso il paradigma IP. In estrema sintesi, il passaggio al cloud anche per la rete, afferma lo studio, non è più una questione di “se” ma di “come e quando”. E in ogni caso già da subito la rete attuale ha a che fare con il mondo del cloud, oramai pervasivo e inarrestabile.

Proviamo, allora, a porre un paio di domande chiave ad alcuni attori del mercato, in modo da comprenderne meglio stato e prospettive per capire come sta cambiando il governo delle reti a fronte dello sviluppo del cloud.

Cambiamento e punti critici

Secondo l’opinione di Claudio Pistritto, portfolio & service development, connect product manager di BT in Italia, ci sono alcuni punti critici che stanno frenando l’adozione generalizzata del modello cloud. «Tra questi, gli aspetti di sicurezza dei servizi dati e del network, la gestione dei cloud ibridi, la compliance ad aspetti regolatori e le performance delle applicazioni che dal data center aziendale si spostano sulla nuvola. Peraltro, sulla base di interviste condotte da BT circa il 40% delle imprese entro due anni opererà in un contesto multi-cloud» – mette in evidenza Pistritto.

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Per Carlo Borello, direttore marketing e HR di Gruppo Sintesi, l’esplosione di piattaforme tecnologiche come Amazon EC2 e VMware hanno spostato il paradigma verso reti ibride (premise + cloud) concepite e gestite come unico livello di astrazione, indipendentemente dalle tecnologie utilizzate e dalle infrastrutture sottostanti. «È un cambiamento – spiega Carlo Borello – che semplifica la fruizione delle applicazioni da parte degli utilizzatori e allo stesso tempo trasferisce la pressione sulle aziende che si occupano dell’integrazione del sistema informativo e della relativa gestione. Per chi opera la sfida è “nascondere la complessità tecnologica” e rendere visibile solo lo strato superiore di astrazione che di fatto è l’infrastruttura as a service».

Approccio ibrido e architetture agili

Flavio Radice, president of the Board & CEO di Hitachi Systems CBT,  ritiene che il proliferare di innovazioni tecnologiche e la crescente adozione di paradigmi cloud oriented portino le aziende a ragionare sui modelli di disponibilità dei dati e, di conseguenza, sull’agilità e l’affidabilità delle reti enterprise. «Nell’era dell’IoT – spiega Radice – la disponibilità immediata dei dati diviene una leva strategica per i business leader e questo vedrà le aziende sempre più orientate alla ricerca di capacità di storage e computazionale as a service. Il passaggio a modelli di cloud computing spinge le aziende a considerare soluzioni ibride in grado di combinare connettività (disponibilità in mobilità dei dati) e garanzia di sicurezza del trattamento dei dati. Diventa, quindi, necessario per le aziende affidarsi a un partner che possa gestire la complessità e le componenti eterogenee del nuovo sistema aziendale profilato dalle soluzioni cloud. è in questo passaggio che si posiziona Hitachi Systems CBT, da anni partner di aziende di medie e grandi dimensioni che decidono di convergere verso soluzioni di hybrid cloud. I punti di forza dell’offerta EasyCloud sono l’eccellenza dei propri data center, progettati TIER 3, certificati ISO 27001, carrier independent, la conoscenza di ambienti complessi ed eterogenei in termini di middleware e la conoscenza qualificata in relazione alla sicurezza informatica e alla protezione dei dati dei nostri clienti».

In questi anni abbiamo assistito a un incremento notevole del cloud che sta trasformando radicalmente i sistemi IT aziendali. Per Paolo Allegra, vicepresidente products & service di Italtel, «lo sviluppo del cloud – oltre a recare i noti benefici relativi alla manutenzione, ingombro e consumi – costituisce una straordinaria opportunità per dismettere soluzioni legacy, spingendo l’impresa, attraverso uno sforzo progettuale, a individuare alternative tecnologiche coerenti con il nuovo paradigma. Ciò ha un benefico impatto sui processi e sull’evoluzione del profilo tecnico del personale perché vengono meno le necessità di competenze di nicchia a vantaggio di nuove specializzazioni per l’orchestrazione e la manutenzione delle piattaforme. Il cloud rende più agevole la gestione delle reti, dei servizi e il provisioning di nuove applicazioni, ma tutto ciò è semplice solo in apparenza. Occorrono competenze specifiche per gestire gli effetti pratici della trasformazione, quali il transito della migrazione dei servizi dal vecchio al nuovo, l’acquisizione di una nuova cultura del software-licensing e dei modelli di “opex vs capex”. Questo insieme di competenze tecnico-gestionali sono proprio quelle che Italtel ha maturato operando là dove ICT e telecomunicazioni confluiscono, realizzando soluzioni cloud in risposta alle esigenze del cliente».

Rivoluzione delle reti

Ci sono tre grandi trend che stanno radicalmente modificando il mondo delle reti: cloud, IoE e decentramento organizzativo delle aziende, come ci spiega Matteo Masera, direttore commerciale di PRES: «Si tratta di tre movimenti che hanno una forte relazione tra loro e che rappresentano nel loro insieme il cuore della trasformazione digitale che le aziende stanno affrontando o dovranno affrontare per sopravvivere a questo epocale cambio di paradigma. Al cuore di queste trasformazioni c’è il software. Le reti devono e dovranno sempre più abilitare l’uso del software in modo sicuro e il più possibile automatizzato in un mondo ibrido, fatto di nuvole pubbliche e private. Questa è la visione di PRES e per questo abbiamo rivoluzionato il nostro modo di gestire le reti dei nostri clienti, gestendo l’infrastruttura, garantendo la sicurezza del dato e analizzando i comportamenti delle applicazioni. Il mondo sta cambiando rapidamente e PRES ha fortemente investito nell’aggiornamento delle skill del personale tecnico per rispondere a pieno alle nuove esigenze dei nostri clienti. Non è più sufficiente costruire infrastrutture, ma saper integrare servizi in cloud con servizi on premise, mettendo sempre al centro le applicazioni e la sicurezza delle informazioni».

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Ma quali sono le prospettive di sviluppo delle reti in questo scenario di cambiamento? Per Claudio Pistritto di BT in Italia, il cloud, per le aziende, non è soltanto uno strumento di flessibilità e cost saving. «Ma è un modo per trasformare i processi aziendali e per creare nuovi modelli di business con clienti, fornitori e partner». Non solo. «I modelli SDN/NFV implicano l’implementazione di servizi di rete e IT integrati in bundle software installati da remoto su infrastrutture virtualizzate standard. Servizi ICT che oggi attiviamo e integriamo in settimane o mesi saranno disponibili in qualche minuto o al massimo in poche ore. BT con la proposizione “Cloud of Clouds” si propone come “cloud integrator”, cioè un partner capace di gestire la complessità del nuovo sistema nervoso delle aziende. “Cloud of Clouds” include, oltre alle soluzioni veriticali BT (Cloud Contact, One, Compute), l’accesso ai principali cloud sul mercato (AWS, MS Azure e Office365, Salesforce, Oracle, etc.)».

Secondo Carlo Borello di Gruppo Sintesi, le prospettive sono quelle di un aumento esponenziale della capacità di calcolo e delle risorse a disposizione del business. «Crescono anche le necessità di controllo dello stato della rete e dell’effettivo utilizzo delle risorse e per rispondere a queste esigenze Gruppo Sintesi si sta concentrando sullo sviluppo di applicazioni di monitoring e di cruscotti aziendali capaci di dare al cliente una visibilità in tempo reale dello stato delle applicazioni e dell’efficienza dell’infrastruttura».

Conclusioni

Il termine inglese cloud computing (che in italiano risuona come nuvola informatica) è entrato oramai nel lessico familiare di qualsiasi persona che operi nel mercato ICT ed è oramai conosciuto bene anche da gran parte degli utilizzatori di applicazioni e servizi sia in ambito consumer sia business. Come noto, indica un paradigma che permette l’erogazione flessibile e on demand di risorse informatiche secondo differenti modelli. In particolare si parla di “Infrastructure as a Service” (IaaS) quando il cloud offre servizi basati sulla virtualizzazione delle risorse hardware. “Platform as a Service” (PaaS) si usa quando l’offerta si spinge più in alto, dando la libertà al cliente di occuparsi solo dello sviluppo delle applicazioni. E infine, si parla di “Software as a Service” (SaaS) quando l’offerta è completa e si caratterizza per la disponibilità di un servizio praticamente chiavi in mano. Assisteremo allora a breve alla comparsa di un nuovo, ulteriore, acronimo che consentirà l’accesso a offerte di servizio altrettanto flessibili e innovative anche per la rete? Direi proprio di sì, anche perché l’acronimo è già pronto ed è già visibile ai naviganti di Internet. Ovviamente, si chiama “Network as a Service” (NaaS), un contenitore ancora piuttosto vuoto, ma che sono certo si riempirà velocemente nel futuro, collocando ulteriori pietre di progresso in questo affascinante percorso tecnologico che abbiamo la fortuna di vivere.

Meditiamo, gente. Meditiamo…