Digital transformation in azienda. Il lato umano del digitale

Le due celebri teorie create da Douglas McGregor che spiegano come le aspettative di un individuo in una organizzazione possano influenzare il comportamento della collettività sono state applicate negli anni Sessanta nella gestione delle risorse umane.

Sulle orme di “The Human side of enterprise” di McGregor del 1960, che costituisce una pietra miliare della letteratura manageriale, esce ora in libreria “The human side of digital”, edito da Guerini Next. Se grazie a McGregor si è compreso il valore del capitale umano in azienda, questo libro porta l’attenzione dei manager al futuro delle organizzazioni nel mondo del digitale. Gli autori del libro, Chiara Colombo, Alessandro Donandio, Annalisa Galardi, Valentina Marini e Luca Solari, mettono in guardia i direttori delle HR da chi riconduce il digitale solo alle tecnologie o solo al marketing.

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Il digitale è un processo che riguarda l’organizzazione nel suo complesso e che richiede una pianificazione accurata e un forte commitment da parte del top management. Inserire il digitale nell’organizzazione non vuol dire acquistare una o più piattaforme, ma capire come fare leva sulle potenzialità di queste tecnologie per ripensare il lavoro. Infatti, mentre le imprese dedicano molta energia al potenziamento della customer experience in una prospettiva omnicanale, fanno fatica a capire come modificare ruoli e processi all’interno di organizzazioni troppo rigide.

Secondo gli autori, il digitale non si può ridurre a una tecnologia, ma è un sistema capace di trasformare l’organizzazione. Oltre alle modifiche radicali della vita lavorativa dettate dallo smart working, ce ne sono altre di portata ancora maggiore, capaci di mandare in crisi le modalità più tradizionali di gestione delle persone. Si è reso necessario il passaggio dal «controllo» (non più praticabile per il potenziale «anarchico» della tecnologia) al «governo». Così, al management 2.0 è affidato un nuovo compito, che prevede di orientare senza prescrivere, di comunicare ma anche di ascoltare e di capire, in un contesto sempre più «social».

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