La convergenza di social media, mobile, analytics e cloud sta trasformando le modalità di lavoro nelle aziende, e anche la vita delle persone comuni, proiettandole verso l’economia digitale: nuovi comportamenti di acquisto, nuovi modi di comunicare, nuovi approcci verso i clienti, nuovi modelli di business.
Secondo Gartner, il 52% di CEO e senior executive ha già attuato una strategia di evoluzione verso il business digitale: tante organizzazioni, quindi, si stanno già attrezzando per cogliere le numerose opportunità di sviluppo offerte dal “digital”, e per affrontare le nuove complessità tecnologiche e organizzative che questo comporta. Questo percorso di trasformazione è basato sull’intelligenza analitica: nei nuovi scenari bisogna saper applicare i modelli analitici appropriati ai reali problemi di business e tradurre in decisioni concrete i risultati delle analisi. Il patrimonio di dati presenti negli archivi è indispensabile per migliorare la governance sui processi organizzativi, per acquisire vantaggio competitivo e per rispondere in maniera pronta ed efficace al costante mutamento delle condizioni ambientali. Non è un caso, quindi, che negli analytics si continui a investire: in Italia lo scorso anno, secondo l’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato è cresciuto del 14% rispetto all’anno precedente, addirittura del 34% se si considera solo l’area dei big data analytics.
Per il 44% dei CIO italiani, le soluzioni analitiche saranno la principale priorità di investimento nell’anno in corso. Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento, dice un proverbio cinese, e sembra che anche nel nostro Paese si sia imboccata con decisione questa seconda strada. Chi investe in analytics, e in particolare in big data, inserisce questi progetti in più ampi processi di trasformazione, che prevedono processi di cambiamento organizzativo e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Per Giancarlo Vercellino, research & consulting manager di IDC Italia, c’è una stretta relazione tra big data analytics e innovazione. Infatti, se analizziamo i dati delle ultime ricerche sul segmento sopra i 50 addetti in Italia, osserviamo che la progettualità relativa ai big data è molto spesso associata a processi di trasformazione più ampi, che investono i sistemi informativi aziendali.
Ogni 100 sperimentazioni relative ai big data analytics, incontriamo poco meno di 90 upgrade di applicazioni business e tra 80 e 90 progetti legati al cloud. In molte aziende, è ben avviato il processo di maturazione culturale e tecnologico relativo agli analytics, e la capacità di applicare i modelli analitici appropriati non è più limitata all’IT, ma è sempre più un patrimonio condiviso dell’intera organizzazione, dal board al singolo dipendente: così, anche i singoli utenti delle linee di business possono diventare protagonisti del processo di innovazione nel proprio specifico ambito di competenza.
Del resto, come conferma Emanuela Sferco, Central East Europe marketing director di SAS, estendere il sapere aziendale lungo la piramide sarà la mossa vincente. Il sapere esteso diventa il motore propulsore della Business Transformation, quale urgenza imposta dai nuovi scenari digitali per recuperare competitività in mercati maturi o per esplorare opportunità alternative sull’onda dell’innovazione.