Il capitolo sulla possibile violazione delle misure a bordo dell’iPhone 5C dell’autore della strage di San Bernardino sembra concluso. Ma è solo il primo atto
Un botta e risposta che è durato più del previsto e che trova oggi il suo epilogo. Apple ha definitivamente risposto “no” alla richiesta dell’FBI di aprire il lucchetto che tiene segregate le informazioni sull’iPhone 5C, utilizzato dall’attentatore di San Bernardino. Con un documento di 65 pagine, la Mela ha inviato al tribunale della California la richiesta di annullamento dell’ordinanza precedentemente avanzata dall’FBI. Nel suo testo, Apple spiega i motivi per cui non dovrebbe essere eseguita la procedura voluta dai federali. Si tratta, nella pratica, delle stesse argomentazioni espresse da Tim Cook nei giorni scorsi, durante un’intervista alla NBC.
Cosa succede
Tra i passaggi di maggiore interesse, descritti da Apple, ci sono quelli in cui si parla di backdoor e dell’eventualità che la pratica possa essere ripetuta, al di là del singolo caso. “Il governo richiede che Apple crei una backdoor per superare la crittografia dell’iPhone, rendendo le informazioni personali vulnerabili anche agli hacker, ai furti di identità, ad agenti stranieri e ad una sorveglianza governativa, per lo più priva di garanzie – si legge – inoltre il governo dice “solo questa volta” e “solo su questo iPhone“. Ma sa benissimo che si tratta di affermazioni non vere. Ad oggi sono presenti altre richieste governative simili, pendenti in altri tribunali. Se venisse confermato questo ordine, sarebbe soltanto questione di giorni prima che diversi pubblici ministeri o giudici si rifacciano all’ordinanza dell’FBI per ottenere i dati sensibili per i più vari casi giuridici”. Cosa succederà? I procuratori federali potranno rispondere fino al 10 marzo alla richiesta di cancellazione di Apple per poi pronunciarsi definitivamente entro il 22 marzo nel corso della prossima udienza della U.S. District Court for the Central District of California.