I risultati della ricerca “Assembling the DevOps Jigsaw” parlano chiaro: le aziende che sposano nuovi modelli di sviluppo ottengono notevoli vantaggi sul mercato. Anche in Italia
Oltre 1.400 business manager e responsabili IT di tutto il mondo hanno contribuito a realizzare la ricerca “Assembling the DevOps Jigsaw”, promossa da CA Technologies e condotta da Freeform Dynamics, con l’obiettivo di restituire un quadro aggiornato dell’attuazione di metodologie DevOps in aziende di varie dimensioni. L’analisi disegna un panorama alquanto variegato per diffusione e percentuali di adozione. Interessante allora capire in che modo lo sviluppo del software “concertato”, in cui il reparto IT gioca un ruolo essenziale, sia stato accolto in Europa come strumento necessario per superare momenti di crisi o periodici stalli funzionali.
I risultati che riguardano l’Italia sono contrastanti. Del 6% che riguarda gli intervistati del nostro Paese, molti avvertono l’importanza di un approccio DevOps, pur non avendolo ancora implementato del tutto all’interno dell’organizzazione. Il motivo? Probabilmente una difficoltà culturale nel cambiare gli odierni modelli produttivi.
Mentalità vincente
Abbiamo approfondito il tema con Vittorio Carosone, Director Sales di CA Technologies. “L’adozione del modello DevOps emerge soprattutto all’interno delle startup, che sono nativamente pronte a sfruttare sistemi di business innovativi. La vera difficoltà si incontra nel caso di organizzazioni strutturate che devono intraprendere un percorso di trasformazione digitale non sempre approcciato nella maniera corretta. Il motivo è semplice: le strategie DevOps possono non valere globalmente, per questo vale ancora il concetto del sbagliando si impara. Tuttavia bisogna provare subito a immergersi in questi nuovi contesti visto che con l’apertura dei mercati, il DevOps non è più solo un’opzione ma una necessità”.
Il sentiment italiano
Secondo la ricerca, il 65% delle aziende italiane ha già adottato il DevOps, sia a livello globale che in specifiche aree di business. Il numero sembra incoraggiante, e forse lo è, ma rapportato agli altri paesi europei è il più basso: l’integrazione più alta si ha in Germania (76%), Svizzera (71%), Spagna (69%) e Regno Unito (67%); mentre in fondo ci siamo noi in compagnia dei cugini francesi (65%). Il trend è certamente in crescita se si pensa che la rilevazione precedente raccontava di un 40% di DevOps in Italia.
Viviamo in un periodo storico di ripensamento degli schemi lavorativi e a guidare la “rivoluzione”, anche da noi, è l’industria del digital, che ha messo in primo piano l’importanza di abbattere le barriere tra due dipartimenti considerati distanti, quello dello sviluppo (development) e gli operativi (operations). Come ha sottolineato Carosone: “L’IT manager finora ha svolto un ruolo prettamente tecnico, lontano da quello di un decisore. Non si può dunque chiedere a questo tipo di figura di portare, da solo, l’azienda verso nuovi lidi. Ciò comporterebbe una certa inefficacia e mancanza di operosità, soprattutto in realtà poco strutturate. La risposta è proprio il DevOps, la creazione di una figura intermedia che possegga skill diverse, a metà strada tra lo sviluppatore e l’operativo, con una visione strategica orientata al mercato”.
I pezzi del puzzle
Lo studio di CA Technologies e Freeform Dynamics fornisce tre elementi determinanti per l’attuazione di una corretta metodologia DevOps. Prima di tutto l’importanza di avere un approccio strategico alla realizzazione del software. Quale bisogno vado a soddisfare? Che tipologia di cliente ho davanti? A quali problematiche vado incontro? Insomma, se si vuole creare un’applicazione ben venga, ma con criteri studiati al dettaglio. Poi l’esigenza di avere risorse IT qualificate, che intendano il loro lavoro come cruciale nel proseguimento di un preciso disegno aziendale. Se è il manager a far cadere il muro che divide i team “dev” da quello “ops”, gli stessi dipendenti devono comprendere la forza dell’integrazione rispetto all’isolamento a cui, spesso, sono abituati. Il terzo aspetto riguarda la presenza di controlli chiave in diverse fasi del percorso di adozione, come la scelta dei fornitori più qualificati per la creazione di un servizio e la messa in pratica di tutte le misure per la protezione della privacy e delle infrastrutture.
Impatto concreto
Quello che è chiaro è che il DevOps rappresenta un vantaggio concreto per chi decide di adottarlo. “Assembling the DevOps Jigsaw “ spiega come in Europa l’85% delle imprese abbia ottenuto “significativi benefici misurabili” nella fidelizzazione dei clienti grazie all’integrazione tra sviluppo e IT; il 76% ha raggiunto ottimi risultati nell’acquisizione di nuovi clienti mentre il 68% ha conseguito un cospicuo miglioramento nei nuovi flussi di ricavi. “Negli anni scorsi potevamo solo considerare la graduale implementazione della metodologia DevOps. Oggi invece la ricerca mette in luce l’importanza dello strumento nel cogliere nuove opportunità di business e dar vita, senza troppe difficoltà, a nuovi rapporti professionali, nati a seguito dell’applicazione di criteri innovativi. La trasformazione digitale ha accelerato il divario tra chi utilizza logiche DevOps e chi invece ne fa a meno. Stimiamo guadagni mediamente doppi per i primi, con ricavi interessanti anche per aziende di piccole dimensioni. Il 2016 è l’anno della maturazione. Nella seconda metà del 2015, l’Italia è rimasta in parte alla finestra ma la tendenza a inserire il DevOps nei processi aziendali crescerà notevolmente durante i prossimi mesi” – conclude Carosone.