Il turismo delle stelle

Cattoni Giulia_Urbano Creativo

Mai sentito parlare di turismo delle stelle? Non parliamo né della Walk of Fame di Hollywood, né delle foto su Twitter di Samantha Cristoforetti e neppure del nuovo capitolo di Star Wars

Tecnicamente si chiama astroturismo e si inserisce nel vasto mondo del turismo ecosostenibile. Un fenomeno piccolo e in crescita: e ciò vuol dire che la qualità del cielo notturno sta acquisendo un valore commerciale, ancora poco monitorato ma che potrebbe rappresentare una fetta importante dell’ammontare complessivo del turismo “green”. Questo crescente interesse è stato avvalorato anche dalla proclamazione da parte dell’UNESCO del 2015 come “Anno internazionale della luce e delle tecnologie basate sulla luce”. La nomina è stata data con l’obiettivo di accrescere la conoscenza e la consapevolezza del ruolo vitale che le tecnologie basate sulla luce potranno svolgere nell’affrontare le sfide di uno sviluppo sostenibile della smart city nei settori dell’energia, della sanità, dell’agricoltura e nel miglioramento della qualità della vita. Parallelamente, l’obiettivo non secondario è quello di preservare l’oscurità dei cieli e contrastare l’inquinamento luminoso. Infatti, più che puntare l’attenzione sulla luce, dovremmo capovolgere la questione e riflettere su un bisogno rispetto al quale siamo poco consapevoli, quello del buio.

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Inquinamento luminoso e spreco

Nonostante sia un problema poco percepito, la mancanza di buio, o al contrario, uno spropositato uso dell’illuminazione, provoca il fenomeno detto inquinamento luminoso. Non significa condannare ogni forma di illuminazione che non sia naturale: si considera inquinamento la luce emessa al di fuori delle aree in cui questa è funzionale alla visione notturna. Il dilemma nella smart city è collegato alla sicurezza che la luce istintivamente trasmette, ma si tratta di una falsa idea: il concetto principale di una buona illuminazione urbana è quello non di illuminare tanto, ma di farlo in maniera uniforme e corretta. Un’eccessiva illuminazione oltre che essere un ostacolo per la ricerca scientifica e astronomica, è anche un problema per molti essere viventi, compreso l’essere umano. Non solo. In termini ecologici, la luce prodotta e non funzionale alla visibilità produce un importante spreco energetico (alcuni tipi di lampioni altamente inefficienti sprecano oltre il 50% dell’energia adoperata). Dunque, non rendere più buie le nostre città, ma illuminarle meglio e solo dove serve, per migliorare la qualità della vita e la sicurezza urbana. Se – infatti – le nostre città fossero illuminate evitando sprechi e puntando le luci solo verso il terreno non solo risparmieremmo energia, ma potremmo recuperare, almeno in parte, la visione del cielo notturno e delle stelle.

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Buiometria partecipativa

Un approccio innovativo verso questa questione nasce nel 2008 dalle menti di Francesco Giubbilini e Andrea Giacomelli, due ingegneri che concepiscono il concetto di BuioMetria Partecipativa (BMP) per dare un nome alla loro “missione possibile”: misurare il buio. L’idea del progetto è di prestare gratuitamente a una rete di volontari uno Sky Quality Meter – strumento sensore in grado di valutare le onde luminose diffuse nell’atmosfera – per costituire un database collettivo in grado di fotografare le condizioni del cielo italiano durante le ore della notte. I dati raccolti creano una mappa delle aree: dove l’illuminazione è ancora – di fatto – sprecata, dove c’è margine operativo, dove invece le condizioni notturne consentono un buon rapporto con i ritmi naturali della biodiversità urbana e non. Intanto, chi avesse il desiderio di perdere lo sguardo tra meteore e costellazioni, dovrà necessariamente trovare un luogo ben lontano dalle luci delle città.

I cieli più belli d’Italia

Astronomitaly, la prima rete turistica italiana per il turismo delle stelle che ha ricevuto il premio “Talento Italiano 2014” da SL&A, Legambiente e Associazione italiana turismo responsabile raccoglie “I cieli più belli d’Italia” riconosciuti grazie alla prima certificazione di qualità astroturistica delle destinazioni che permette di identificare i luoghi migliori da cui osservare il cielo stellato. Non desistete però difronte alle basse temperature: non tutti sanno che l’inverno è il momento ideale dell’anno per incantarsi a osservare il cielo complici l’oscurità, che dura più a lungo, il clima tendenzialmente meno umido e il numero medio maggiore di notti serene. E non c’è bisogno di essere un astronomo esperto con attrezzatura tecnica per apprezzare la vista delle stelle: basta adattare gli occhi al buio per almeno 15 minuti e, nelle notti di luna nuova, potrete vedere circa un migliaio di corpi celesti tra cui Sirio, più luminosa; invece, con un buon binocolo sono visibili in questo cielo fino a cinque dei pianeti della nostra galassia. E chi sa mai che quest’anno, la cometa, non siate voi a vederla nel firmamento.

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Giulia Cattoni @urbanocreativo