Tim Cook su sicurezza e privacy: “Una non deve escludere l’altra”

Tim Cook anticipa le novità di Apple per il 2021

Il CEO di Apple, Tim Cook, ritiene che la crittografia sia necessaria e che la sicurezza dei cittadini non è alternativa alla protezione della loro privacy

Il CEO di Apple, Tim Cook, ha concesso un’intervista durante il programma “60 Minutes” di Charlie Rose. Il numero uno della Mela, che ha annunciato pochi giorni fa l‘elezione del suo nuovo COO, ha parlato di sicurezza, privacy, finanza e delocalizzazione degli apparati produttivi. Cook ha sottolineato che per la sua azienda la protezione dei dati sensibili è di fondamentale importanza anche dopo i recenti fatti di cronaca. Le stragi di Parigi e San Bernardino hanno spinto molti a pensare che un maggiore controllo delle comunicazioni online sia fondamentale per la protezione dei cittadini ma il CEO ha ribadito ancora una volta che un compromesso non esiste.

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“Ci sono state persone che hanno suggerito che dovremmo avere una backdoor. La realtà è che se dovessimo crearla prima o poi diventerebbe accessibile a tutti, buoni e cattivi”, ha dichiarato Cook. Attualmente le agenzie governative non riescono ad aggirare la crittografia utilizzata da Appl ed altre aziende ma secondo il CEO della Mela la sicurezza nazionale non è un’alternativa alla privacy.  Questa secondo Tim Cook è “una visione troppo semplicistica. Siamo l’America. Dovremmo avere entrambe le cose”. “Gli smartphone moderni contengono informazioni sensibili: dati sanitari personali, dati finanziari, segreti commerciali e le conversazioni intime con familiari, amici o colleghi di lavoro.  – ha continuato – L’unico modo per garantire che queste informazioni siano al sicuro è quello di cifrarle, trasformando i dati personali in qualcosa di indecifrabile che può essere letto solo con la chiave giusta e di cui Apple non è in possesso”.

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Il CEO della Mela ha poi parlato delle accuse di evasione fiscale riguardanti il regime tributario particolare di cui l’azienda gode in Irlanda. Il manager le ha definite una “stronz*** politica” in quanto “Apple paga più tasse di questo Paese di chiunque altro”. Infine, Tim Cook ha spiegato come mai l’azienda di Cupertino produca i suoi device in Cina e non negli USA. Il CEO ritiene che in Oriente gli operai specializzati in questo tipo di lavoro sono molto più numerosi che negli Stati Uniti, dove le competenze sono ormai quasi del tutto scomparse. Sulla questione dello sfruttamento della manodopera ha invece dichiarato che Apple “ha limitato la settimana lavorativa a 60 ore, ha aumentato gli stipendi e ha dato un giro di vite al lavoro minorile”.