Una corte ha imposto lo stop per due giorni al popolare servizio di messaggistica, reo di non aver collaborato per un caso criminale
Siamo alla vera e propria censura. In Brasile WhatsApp, il più popolare servizio per inviare messaggi di testo, foto e video, utilizzato dal 93% delle persone, non sarà accessibile per 48 ore, a partire dalle 21 del 17 dicembre (San Paolo, ad esempio è a 3 ore di “distanza” da noi). Manca poco dunque al black-out imposto dalla Prima Corte Criminale di San Bernardo do Campo di San Paolo, che ha deciso di punire in questo modo la piattaforma per non aver risposto in maniera opportuna alla richiesta di informazioni per un caso criminale.
Cosa è successo
“A seguito della mancanza di collaborazione di WhatsApp, secondo quanto chiesto da un ordine della corte il 23 luglio del 2015, il successivo 7 agosto, la compagnia ha ricevuto un altro invito, con l’avvertimento dell’arrivo di sanzioni nel caso di un ulteriore rifiuto. Non avendo dato seguito, la legge prevede il blocco del servizio per un periodo di 48 ore” – si legge nel comunicato ufficiale del tribunale di competenza. In più di un’occasione WhatsApp ha affermata, e non solo in Brasile, di voler tutelare fino all’ultimo la privacy dei propri utenti. In mancanza di una specifica normativa, la casa non è obbligata a concedere conversazioni alle forze dell’ordine, se non giustificate da una chiara minaccia all’ordine nazionale. Non è chiaro se questo fosse uno di quei casi ma è evidente che Jan Koum, fondatore dell’app acquistata nell’ottobre del 2014 da Facebook, non ha voluto cedere alle intimidazioni brasiliane. Cosa accadrà adesso? Difficile dirlo ma da San Paolo molti soggetti hanno deciso di supportare l’applicazione che ha messo in crisi le compagnie classiche del paese. Il capo della Brazil National Telecommunications Agency ha affermato: “Non mi pare che questa sia la soluzione più appropriata per un caso del genere, soprattutto perché mette a disagio milioni di utenti”.