All’alba dei recenti attacchi di Parigi e San Bernardino, la crittografia è di nuovo diventata centrale nell’agenda politica USA
L’FBI ha rincarato la dose. Sebbene non vi sia l’evidenza che la crittografia possa facilitare la diffusione di messaggi senza possibilità di controllo, dagli USA le agenzie governative continuano a fare pressioni sulle aziende hi-tech perché queste decidano di mettere da parte le misure più avanzate di protezione dati. Durante una riunione della Commissione Giustizia del Senato, il direttore dell’FBI James Comey, ha caldamente invitato i giganti della rete a fermare la loro offerta di servizi protetti con crittografia end-to-end, quella che consente di tradurre un messaggio solo al nodo finale della comunicazione e non anche durante il percorso da emittente a destinatario (ovvero dove l’FBI potrebbe intrufolarsi).
Le motivazioni
“Non si tratta di un problema tecnico ma di un modello di business sbagliato” – ha affermato Comey. Il riferimento è alla presunta limitazione della lettura dei dati da parte di aziende di terze parti, tra cui le stesse compagnie che forniscono la piattaforma. In poche parole, quello che l’FBI vuole è poter accedere alle informazioni quando necessario, passando per richieste specifiche a chi mette a disposizione chat, storage sulla nuvola e così via. La finalità è appoggiata alla teoria, già espressa negli ultimi tempi, che forme di tutela della privacy troppo avanzate possono mettere a repentaglio la sicurezza internazionale, facilitando le attività in rete di gruppi terroristici e in generale, criminali. Non la pensano così le associazioni Electronic Frontier Foundation e Access Now, che hanno avviato una petizione per incoraggiare le aziende hi-tech e le agenzie di polizia a lavorare assieme per sconfiggere il terrorismo, senza svantaggiarsi a vicenda. La speranza, secondo i fautori, è che alla fine del processo di sensibilizzazione, la Casa Bianca possa arrivare a supportare forme di tutela individuali, come la crittografia, impedendo che alle compagnie venga chiesto di rendere più deboli le attuali misure di protezione per facilitare la sorveglianza digitale.