Un team di ricercatori del Nevada e dell’Arkansas sta lavorando a un indossabile che permetterà a non vedenti e ipovedenti di percepire il mondo con il tatto
Può la tecnologia aiutare persone con deficit fisici a vivere in maniera più autonoma? Si, assolutamente. La conferma arriva dall’ultimo progetto dei ricercatori di due università, quella del Nevada e dell’Arkansas, che hanno sviluppato un innovativo guanto robotico, in grado di far vedere, con il tatto, ciò che circonda a ipovedenti e non vedenti. Funziona così: i tecnici mappano la mano di una persona al computer, poi dotano quest’ultima di un guanto composto da sensori che leggono il mondo circostante e che restituiscono un feedback sonoro ed elettrico a chi li indossa.
Il futuro
I micro-sensori comprendono un rilevatore tattile e uno termico che, grazie alla presenza di una videocamera e un microfono indossati dal non vedente/ipovedente, rendono possibile la “percezione” di ciò che c’è intorno, compresi ostacoli come mobili, scale e mura. In questo modo anche chi non può sfruttare la vista per districarsi in un ambiente può avvalersi del feedback ricevuto dall’azione del guanto, una sorta di finestra attiva sul mondo circostante. Seppur si tratti ancora di un progetto universitario, il guanto apre la strada a sviluppi futuri decisivi nel campo della ricerca: “Dispositivi del genere non solo aiutano persone non vedenti e ipovedenti a muoversi con maggiore autonomia, ma permetteranno di sviluppare sistemi avanzati di robotica autonoma, da utilizzare in vari contesti: dall’esplorazione spaziale al lavoro militare fino alle attività di ricerca e recupero” – ha detto Yantao Shen, assistente professore e a capo del team di ricercatori del Reno’s College of Engineering del Nevada.